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Una lotta inadeguata al sommerso. Scarsa l'attività di vigilanza nei luoghi di lavoro svolta dal ministero del Welfare

03 giugno 2006

Lotta frenata al sommerso
di Cristiana Gamba (Il Sole24ORE)

Mancati quattro obiettivi su cinque. Con valori percentuali che sono ben lontani dal dato ''fisiologico'', che di solito si attesta attorno al 5%, e che possono definirsi ''patologici'', attestandosi in media attorno al 20-30 per cento.
I dati del primo trimestre 2006 relativi all'attività di vigilanza nei luoghi di lavoro svolta dagli Uffici territoriali del ministero del Welfare fotografano una realtà dai risultati poco soddisfacenti, strozzata dal progressivo calo di fondi messi a disposizione per le ispezioni e dal l'introduzione delle disposizioni normative della legge 266/05 (Finanziaria 2006). Ed è lo stesso ministero del Lavoro a mettere nero su bianco i risultati mancati dei primi tre mesi dell'anno in corso.

Puntuale, come da tabella di marcia, la direzione generale per l'attività ispettiva aveva segnalato il numero delle aziende che gli ispettori del Welfare (2.300 per tutto il Paese) avrebbero dovuto controllare: 41.447. Un obiettivo che è stato raggiunto solo in parte, con 31.449 ispezioni, pari al 75,82% del totale. I dati sono più rappresentativi se confrontati con i risultati del primo trimestre dello scorso anno, quando le aziende ispezionate erano state 84.301; mentre quelle del 2004 hanno toccato quota 92.082.
Insomma, riduzioni pesanti che stanno mettendo a rischio l'effettiva attività di ispezione e controllo. Tagli i cui effetti stanno venendo alla luce solo adesso. L'ultima Finanziaria ha infatti eliminato l'indennità di trasferta per gli ispettori del lavoro, ha ridimensionato del 40% la spesa per la funzionalità degli uffici pubblici e ha introdotto ''l'irrigidimento di un dodicesimo''. Il meccanismo prevede che, fatto cento il budget di ogni singola amministrazione, questa non possa spendere più di un dodicesimo della cifra.

La stessa tendenza negativa si riscontra per il numero delle aziende irregolari: 22.227 quelle previste dalla tabella di marcia, 13.901 quelle effettivamente scovate. E poi affiora un progressivo peggioramento sugli obiettivi che riguardano i lavoratori totalmente in nero: 9.560 quelli previsti, 7.611 quelli effettivamente ''portati alla luce''. Sul recupero dei contributi evasi, infine, c'è un buco di 8 milioni e 413mila euro, che avrebbero dovuto rimpinguare le casse dell'Inps. Tra i cinque obiettivi trimestrali il Welfare fissava a 57,9 milioni la cifra del recupero dei contributi evasi (importi relativi alla previdenza e all'assistenza) mentre la raccolta effettiva si è fermata a 49,5 milioni.

Un unico obiettivo è stato centrato: il totale dei lavoratori irregolari. In percentuale, i risultati hanno superato le previsioni di circa sei punti percentuali. Ciò significa che rispetto alle 17.488 unità previste, gli ispettori del Welfare hanno trovato 18.452 occupati irregolari. Il dato la dice lunga anche sul fatto che, nonostante circa un quarto delle aziende non sia stato neppure visitato, il numero dei lavoratori fuorilegge ha superato le quote previste. Ovvio quindi immaginare che se le ispezioni fossero a regime il numero delle irregolarità supererebbe abbondantemente le previsioni. Ma è lo stesso ministero ad ammettere, in una nota interna, l'auspicio ''a raggiungere risultati più soddisfacenti nel corso del prossimo trimestre anche in considerazione della recente integrazione di fondi''. Ma anche a questo proposito gli addetti ai lavori storcono il naso. Persa la possibilità di fare ricorso al fondo di accantonamento (previsto dal l'articolo 79, comma 2 della legge 448/98), che si alimentava con il 10% delle sanzioni calcolate sui contributi evasi, l'attività fa i conti con la realtà, rappresentata da continui tagli al bilancio.

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03 giugno 2006
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