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Una lunga domenica di passioni

Torna la coppia campione d'incassi di Francia, Audrey Tautou e Jean- Pierre Jeunet

24 febbraio 2005











Noi vi segnaliamo...
Una lunga domenica di passioni
di Jean-Pierre Jeunet

Torna la coppia campione d'incassi di Francia, Audrey Tautou e Jean- Pierre Jeunet. Rispettivamente attrice e regista di Il favoloso mondo di Amelie. Anche qui c'è un'eroina tutta sola, ma il mondo che la circonda non è favoloso per niente. Siamo in trincea, durante la prima guerra mondiale. E Audrey Tautou non è una vezzosa parigina tutta stupori e tremori, ma un'ostinata e claudicante (a causa della poliomelite) ragazza bretone di nome Mathilde, alla disperata ricerca del fidanzato disperso al fronte. E' convinta che il suo Manech sia ancora vivo, nonostante un sergente le confidi di aver assistito alla sua fucilazione, per diserzione. Mathilde inizia una sua investigazione, attraverso i documenti ufficiali e le testimonianze dei sopravvissuti. E scopre che Manech è stato processato dalla corte marziale per 'auto-mutilazione'. Condannato a morte, è stato espulso dalla trincea, costretto, assieme ad altri quattro soldati condannati come lui, ad uscire nella 'terra di nessuno' tra le due linee nemiche dove, secondo alcuni testimoni oculari, nessuno sarebbe sopravvissuto. Ciò nonostante Mathilde non si ferma. Il proprio cuore, contro ogni evidenza, continua a dirle che Manech è vivo...
Un colossal made in France dove i sentimenti si intrecciano alle agghiaccianti immagini della guerra, osservata con la grazia degli occhi di Mathilde, riuscendo a scovare amore e speranza anche in mezzo alla morte.


Distribuzione Warner
Durata 134'
Regia Jean-Pierre Jeunet
Con Audrey Tautou, Gaspard Ulliel, Jean-Pierre Becker, Dominique Bettenfeld
Genere Drammatico-Guerra


Audrey-Mathilde
La Tautou ama molto il personaggio di Mathilde e vi si è calata fino all'ossessione: "Avevo inciso nella mia testa che se Mathilde non fosse riuscita a ritrovare Manech, si sarebbe uccisa", ha confessato a Première e ancora: "ho avuto qualche difficoltà a lavorare dopo Una lunga domenica di passione, questa storia, questo carattere mi erano entrati dentro". Abbiamo già ammirato la bravura dell'attrice in Piccoli affari sporchi di Frears e qui pare dia il meglio di sé.

Reincarnazione d'autore
"Sapevo che un giorno avrei girato una storia sulla Grande guerra. Ho cominciato da ragazzo a divorare libri sull'argomento, che peraltro non era molto frequentato dalla mia famiglia. Eppure io ho sempre avuto l'impressione di essere morto al fronte, durante una vita precedente...". Jean-Pierre Jeunet


La critica
Amélie va alla guerra per cercare l'amore perduto

di Roberto Nepoti (la Repubblica)
Un film a metà tra il melò e quadro d'epoca, molto francese.
I francesi si sono specializzati nel "blockbuster d'autore" europeo: realizzano film che mettono assieme un marchio personale, ambizioni e il richiamo spettacolare per il grande pubblico. C'è di tutto un po' in Una lunga domenica di passioni: il film di guerra e la storia d'amore, l'indagine e il melodramma, la fantasticheria e il quadro d'epoca. Un puzzle che varia dalla magniloquenza all'intimismo, ma amalgamato dal respiro potente del romanzesco e con dentro tutte le ossessioni del cinema di Jean-Pierre Jeunet (da "Delicatessen" al "Favoloso mondo di Amélie").
Durante la prima guerra mondiale Manech, adolescente inebetito dall'orrore, è stato mandato a far carne da cannone nella Somme. Lo hanno dato per morto al fronte; però Mathilde, la sua innamorata, rifiuta la versione ufficiale e parte a cercarlo, decisa a combattere una piccola guerra privata contro la Grande Guerra. Ha il viso da Campanellino e un'ostinazione inattaccabile: chiunque l'incontri ne resta prigioniero. La sua sensibilità scorticata, la sua fede e il suo romanticismo evocano, per forza, Amélie; di cui più d'uno l'ha già definita la nonna virtuale.
E tuttavia, se il film sembra tagliato su misura per la Tautou, non bisogna dimenticare che Jeunet progettava di portare sullo schermo il romanzo di Sébastien Japrisot da oltre dieci anni, con largo anticipo sull' "avvento" di Audrey nel suo cinema.
Lungi dal riassumersi nella sola eroina, Una lunga domenica... è un susseguirsi di sequenze debordanti d'inventiva, servite da una direzione maestosa e da una fantasia poetica senza risparmio. Le scene delle trincee ti scavano solchi nella memoria; la Parigi degli anni Venti, ricostruita con l'aiuto di tecniche digitali, è una combinazione di grazia ludica e di malinconia; enciclopedica, la cura dei dettagli non teme confronti con gli altri film.
Ecco, proprio qui può sorgere una riserva: il pericolo, non sempre scongiurato, che la padronanza della rappresentazione, la regia e la fotografia impeccabili tolgano un po' di "esistenza" al film raffreddando - a tratti - l'epopea in esercizio formale.

- DUE CANDIDATURE AGLI OSCAR 2005: MIGLIORE FOTOGRAFIA (BRUNO DELBONNEL), MIGLIORE SCENOGRAFIA (ALINE BONETTO).

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24 febbraio 2005
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