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Una missione di guerra con la data di scadenza?

Il governo ha trovato l'accordo sulla Libia, ma dal quartier generale della battaglia avvertono: "Impossibile stabilire tempi certi!"

04 maggio 2011

"Abbiamo trovato un accordo nella maggioranza" sulla mozione per la crisi libica. Ad annunciarlo è stato il capogruppo della Lega alla Camera Marco Reguzzoni lasciando ieri Palazzo Chigi al termine di un vertice tra Silvio Berlusconi e i capigruppo della maggioranza. "L'accordo è stato considerato soddisfacente per il mio partito", ha assicurato l'esponente del Carroccio. "Il governo si impegnerà con gli alleati nel fissare una data della fine della missione e poi comunicarla al Parlamento", ha detto. "Il testo non è stato modificato, ma è stato aggiunto un settimo punto che riguarda la razionalizzazione delle missioni in corso".
Quando i giornalisti gli hanno chiesto cosa abbia detto il premier dell'intesa appena siglata, l'esponente del Carroccio ha spiegato: "Esce più forte la maggioranza, esce più forte tutto il Paese". Reguzzoni ha spiegato che Umberto Bossi era assente perché impegnato in Lombardia, ma è stato aggiornato degli ultimi sviluppi in tempo reale: "Bossi era in Lombardia, ma l'abbiamo sentito ed è assolutamento d'accordo" sui termini dell'intesa raggiunta tra Pdl e Lega.

Dal premier, durante il vertice, sarebbe arrivato un invito ad essere uniti. Berlusconi avrebbe invitato tutti a lasciare da parte le divisioni. In particolare, il premier avrebbe assicurato di non aver cedeto alle pressioni della Francia, visto che l'Italia ha sempre mantenuto la sua linea, soprattutto sull'emergenza immigrati. Il Cavaliere avrebbe inoltre storto il naso di fronte ai raid in Libia che hanno causato vittime tra i civili. In particolare, raccontano, il premier avrebbe considerato un fatto molto grave l'uccisione del figlio di Gheddafi, Saif, perché non rientrerebbe tra gli obiettivi della missione alleata.

"E' stato trovato un accordo condiviso da tutti. Non ha vinto nessuno", ha assicurato anche il presidente del gruppo di Iniziativa Responsabile, Luciano Sardelli. "Si è trovato un compromesso, una situazione di equilibrio - ha spiegato - La maggioranza è unita, non così l'opposizione. Durante la riunione si è registrata un'atmosfera serena, positiva, collaborativa". "Si cerca una soluzione temporale - ha continuato Sardelli - e si cerca sempre un accordo con le organizzazioni internazionali, quindi, non ci muoviamo da soli. Ci sarà un alleggerimento in altri scenari di guerra come Libano e Afghanistan". "Non ci saranno ulteriori balzelli fiscali per finanziare la nostra missione in Libia", ha inoltre annunciato Sardelli.
Anche il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha definito "estremamente positivo" l'incontro di maggioranza, garantendo che "su tutto è stato raggiunto un accordo su ottime basi" e spiegando che "da tempo c'è un impegno per ridurre tutte le missioni militari". La Russa non si è sbilanciato comunque sui contenuti della mozione, in particolare sull'eventualità che sia indicato un calendario a proposito della riduzione delle missioni internazionali che vedono impegnata l'Italia. "Se ci fosse - ha detto - non sarebbe una novità", perché "c'è un impegno preso da tempo, anche con l'accordo del presidente della Repubblica, per ridurre gradualmente, con l'accordo delle organizzazioni internazionali, quindi mai unilateralmente, tutte le missioni".
La Camera voterà le mozioni sulla Libia oggi. Alle 13 inizieranno le dichiarazioni di voto in diretta televisiva e a seguire l'aula si esprimerà sui diversi testi. La discussione è prevista invece per martedì sera.
Commento negativo sull'accordo da parte delle opposizioni. Massimo D'Alema aveva previsto "un documento pasticciato per accontentare tutt". Secondo il terzo polo si è assistito a una "umiliante pantomima tra Bossi e Berlusconi con un compromesso sui tempi della missione che fa perdere ulteriormente credibilità all'Italia di fronte alla Nato e all'Onu".

E mentre a Roma si trovava la "quadra" tra le maggioranza proprio sul punto più spinoso - i tempi "certi" per la fine delle missioni - nella base Nato di Bagnoli (Napoli) l'ammiraglio Rinaldo Veri, capo della componente navale delle forze alleate in Libia, affermava di non potere fissare termini temporali per la missione. "I progressi sono lenti ma costanti. La missione si concluderà solo quando tutte le truppe pro-Gheddafi si saranno ritirate e non ci saranno più minacce per i civili, come previsto dalla risoluzione 1.973 delle Nazioni Unite". Come dire, "il conflitto finirà quando dovrà finire". Una realtà difficile da contrastare quella descritta dall'ammiraglio, e per la quale il ministro della Difesa ha dovuto precisare che la mozione Lega-Pdl sulla Libia non prevede un termine certo per la missione Nato, bensì un termine - fissato in accordo con gli alleati - per la partecipazione dell'Italia ai raid contro obiettivi mirati. "Non c'è nulla di unilaterale, ma la cosa più importante è che noi ci impegniamo a fissare in accordo con loro (le organizzazioni internazionali e gli alleati) un termine temporale certo entro cui concludere non la missione, ma le azioni mirate contro specifici obiettivi militari selezionati sul territorio libico", ha detto La Russa ad Affaritaliani.it.
"Vuol dire che noi, nelle sedi opportune e in accordo con le organizzazioni internazionali e gli alleati diciamo: noi prima avevamo un compito che era quello di mirare ai radar, ora ci dite che c'è necessità che facciamo anche noi quello che state facendo voi e che vi stavamo aiutando a fare, cioè sparare sugli obiettivi a terra". "Bene, in accordo con voi vogliamo farlo ma entro un certo limite di tempo, passato quel limite vogliamo tornare a fare quello che facevamo prima o comunque non vogliamo più fare questa funzione o semmai altre, ma non mettiamo in discussione la durata della missione", ha proseguito il ministro.

Ecco il nuovo testo (sottolineate in rosso le differenze con quello presentato dalla Lega)

LA CAMERA:
Considerati i contenuti della risoluzione Onu 1973/2011 e della risoluzione 6/00071 approvata il 24 marzo 2011 dalla Camera dei Deputati nonché delle comunicazioni rese dal Governo alle Commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato in data 27 aprile 2011;
- tenuto conto dei rilevanti fenomeni migratori dalle coste del Nordafrica e della sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione europea del 28 aprile 2011 nella causa C-61/11 Ppu, in relazione al reato di immigrazione clandestina;
- considerato che una maggiore flessibilità operativa dei nostri velivoli, che consenta azioni mirate contro specifici obiettivi militari selezionati sul territorio libico, potrebbe determinare il rischio concreto: di nocumento anche alle popolazioni civili, di un incremento dei flussi migratori, di maggiori oneri per lo Stato italiano e conseguente incremento della pressione fiscale per i cittadini

IMPEGNA IL GOVERNO A:
intraprendere immediatamente una decisa e forte azione politica sul piano internazionale finalizzata ad una soluzione, per via diplomatica, della crisi libica che ristabilisca condizioni di stabilità, pace e rispetto dei diritti umani ponendo fine alla fase militare e ai bombardamenti; - escludere, per il futuro, qualunque nostra partecipazione ad azioni di terra sul suolo libico;

- in accordo con le Organizzazioni Internazionali ed i Paesi alleati fissare un termine temporale certo, da comunicare al Parlamento, entro cui concludere le azioni mirate contro specifici obiettivi militari selezionati sul territorio libico, di cui in premessa, che comunque debbono attuarsi nel totalepieno rispetto dell'art.dell'articolo 11 della Costituzione ed esclusivamente come strumento di difesa ad azioniatti ostili, reali, concreteconcreti ed attuali rivolterivolti contro i nostri velivoli ovvero contro la popolazione civile ed in condizioni di assoluta sicurezza per la popolazione civile stessa e per i nostri operatori.

- non determinare ulteriori aumenti della pressione tributaria finalizzati al finanziamento della missione.

- a dare esecuzione al piano di razionalizzazione delle missioni già in oggetto, operando nell'ambitocorso, da attuarsi, in accordo con le Organizzazioni Internazionali e i Paesi alleati, attraverso una graduale e concordata riduzione degli stanziamenti ordinari per la difesa; impegni del nostro Paese.

- intraprendere ogni iniziativa finalizzata al superamento delle criticità conseguenti alla sentenza della Corte di Giustizia dell'Uedell'Unione europea di cui in premessa;

- a confermare gli impegni internazionali dell'Italia e a dare piena attuazione alla Risoluzione n. 600071 di cui in premessa promuovendo il reale concorso di tutti i Paesi alleati rispetto alle ondate migratorie in essere, all'asilo dei profughi e al contrasto dell'immigrazione irregolare.

Le forze di Gheddafi circondano Misurata - Ieri, giorno del funerale del figlio del rais a Tripoli, non si è placato l'assalto dei reparti fedeli al colonnello Muammar Gheddafi. Le sue truppe si sono ammassate nei pressi di Misurata, nell'ovest della Libia, probabilmente in attesa di sferrare un attacco contro gli insorti che da settimane sono assediati nel centro della città. Lo hanno riferito alcuni esponenti dei ribelli, citati dall'agenzia d'informazione 'Dpa', secondo cui almeno 5.000 soldati si sono posizionati nelle zone periferiche di Misurata. Le stesse fonti hanno sottolineato che in vista dell'attacco gli insorti hanno imposto il coprifuoco in città dall'alba al tramonto. Gli insorti hanno rivelato, inoltre, che al-Mutasim Gheddafi, quarto figlio del colonnello libico, sta reclutando truppe, soprattutto tra i giovani di Zlitan, città non distante da Misurata, per rinforzare i reparti dell'esercito che cingono d'assedio la città.
Misurata, considerata 'la porta d'ingresso' per Tripoli e per questo ritenuta strategica, è da settimane teatro di violenti scontri tra truppe lealiste e insorti. In città scarseggiano medicinali, acqua e viveri. Anche ieri i soldati di Gheddafi hanno bombardato Misurata con missili grad e bombe a grappolo.
L'altro ieri sono state 165 le missioni aeree compiute in Libia dai velivoli che prendono parte alla missione Nato Unified Protector. Il totale delle sortite dall'inizio dell'operazione internazionale, il 31 marzo scorso, sale così a 4.728. Tra gli obiettivi dei velivoli della missione guidata dall'Alleanza atlantica, depositi di munizioni, veicoli blindati e corazzati, centri per comunicazioni, tra Mizdah, Zintan, Sirte, Dahra e Brega.
Oggi il ministro degli Esteri francese, Alain Juppè, ha detto che per la Francia l'obiettivo dell'intervento militare della Nato in Libia "non è quello di uccidere Muammar Gheddafi". Il ministro, che ha definito un "danno collaterale" la morte di uno dei figli del rais, ha spiegato che scopo dell'intervento è quello di indebolire l'apparato repressivo del colonnello e fermare prima possibile i raid della Nato.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Reuters.it, Corriere.it, Adnkronos/Aki]

 

 

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04 maggio 2011
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