Una nuova marcia su Roma...
La popolazione ''pro ponte sullo Stretto'', nella Capitale per manifestare la propria esigenza prioritaria
Per dimensioni e costi il Ponte sullo Stretto di Messina è sicuramente l'opera più adatta per essere portata come ''vessillo'' da chi sventola la bandiera del cambiamento radicale.
Cambiamento radicale però, non significa sempre cambiamento in positivo, infatti più grandi sono le dimensioni di una rivoluzione, più estese sono i fattori con i quali bisognerà fare i conti. Certo, in un'opera grande quanto una leggenda, è più facile riporre sogni e speranze ma, per lo stesso motivo, sarebbe saggio che una concreta realizzazione di una sogno tanto colossale avesse come prerogativa l'eliminazione di tutti i 'contenuti onirici', per così dire, e far sì che la prima pietra venga posta solo ed esclusivamente sulla terra ferma, dove principalmente hanno diritto di sede solo i reali vantaggi, per l'ambiente, l'economia e la popolazione. Solo i reali vantaggi.
Questi, secondo una folta schiera di persone, albergano giustappunto nella costruzione del Ponte che dovrebbe collegare la Sicilia con il resto della penisola, e l'intera nazione con il resto d'Europa.
Questa loro convinzione vogliono farla conoscere con forza e manifestarla pubblicamente. E' per questo che oggi saranno ''non meno di duemila'' (assicurano gli organizzatori) a Roma, davanti Montecitorio e al Quirinale, per rivendicare questa loro necessità, ossia quella di convincere l'attuale governo che realizzare il ponte sullo Stretto è prioritario e fondamentale. E tutti insieme alzeranno verso il cielo un ponte, una sorte di dirigibile puntato verso Montecitorio, realizzato con gomma e resina da una squadra di artigiani isolani.
E' la ''Marcia su Roma per il Ponte'', organizzata dal Movimento per l'Autonomia di Raffaele Lombardo e alla quale hanno aderito tutti i partiti della Cdl.
Per Raffaele Lombardo, la mega infrastruttura che il governo Prodi non considera prioritaria, ''significa un aggancio con l'Europa, più che con la Calabria. Mentre non farlo significa dichiarare la secessione, perché senza, non ci sarà nulla, né strade, né alta velocità. Significa tenere separate le due Italie. Non possiamo solo avere rigassificatori o raffinerie''. ''A dispetto dei maldestri tentativi di sabotaggio messi in atto per compiacere i nuovi manovratori e dell'imbarazzato silenzio degli organi di stampa nazionale - ha aggiunto Lombardo - a Roma saremo in tanti per dare voce alla denuncia del colpevole degrado in cui è relegato il Sud Italia. Non s'illudano quanti fino a oggi hanno guardato con razzistica sufficienza a questo appuntamento - ha sottolineato il leader del Mpa - si accorgeranno che sindaci e amministratori locali, rappresentanti dell'associazionismo di base e delle organizzazioni sindacali, dirigenti e militanti del Movimento per l'autonomia e di altre forze politiche, e soprattutto tanti cittadini che spontaneamente hanno dato la loro adesione, grideranno forte il loro dissenso contro la volontà secessionista del governo nazionale che, rinunciando al Ponte, opera già finanziata e appaltata, di fatto intenderebbe escludere dallo sviluppo per i prossimi decenni un pezzo importante dell'Italia''. ''Riflettano bene - ha concluso Raffaele Lombardo - quanti hanno responsabilità di governo e intervenga, se lo ritiene, il Capo dello Stato che costituzionalmente è garante dell'Unità nazionale, rimasta finora soltanto sulla carta''.
Infine, alle ragioni del 'NO' Lombardo e il suo Mpa rispondono: non è vero che le risorse non impiegate per la costruzione del ponte verrebbero destinate ad altre opere. ''E' invece attraverso la realizzazione del ponte - aggiunge - che si renderanno indispensabili il completamento delle attuali reti stradali e ferroviarie così da rendere più efficace l'integrazione delle province di Reggio Calabria, Messina e Catania''.
E sono dodici le delegazioni di regioni del Nord Italia del Movimento politico dei consumatori che partecipano oggi alla 'Marcia su Roma'. Ad annunciarlo nei giorni scorsi è stato il leader nazionale del Mpc, Francesco Tanasi. ''La presenza di cittadini residenti al Nord - ha sottolineato Tanasi - dimostrerà che l'opera così odiata dal neo governo è invece indispensabile per lo sviluppo non soltanto della Sicilia ma di tutta l'Italia. Bloccare la costruzione del Ponte sullo Stretto - ha concluso Tanasi - arrecherebbe una grande danno all'isola perché la taglierebbe fuori dalle grandi via europee di comunicazioni''.
Insieme a questi marceranno anche i rappresentanti dell'Associazione Sicilia Mondo e quelli dell'USEF, l'Unione Siciliana Emigranti e Famiglie, che dopo aver preso atto del fatto che ''per vari motivi, su questa opera si concentra l'interesse del mondo dell'emigrazione'' ha ritenuto ''doveroso'' assumere una sua posizione sull'argomento.
''I siciliani che vivono nelle varie parti del mondo seguono con attenzione gli accadimenti politici dell'Italia e con particolare apprensione quelli della Sicilia''. Inizia così la nota con cui Domenico Azzia, Presidente dell'Associazione Sicilia Mondo, ha commentato i primi mesi del Governo Prodi, reo di non aver dato la giusta considerazione ai siciliani ed ai loro rappresentanti.
''Come è noto - ha sottolineato il Presidente di Sicilia Mondo - il Governo Prodi non ha dato un solo ministro alla Sicilia che pur rappresenta il 10% della popolazione italiana, ed è la prima volta che questo accade nella storia repubblicana del nostro Paese''. D'altro canto, si legge ancora nella nota, ''la classe politica siciliana si è mostrata poco reattiva nei confronti del Governo nazionale. Un vero deficit di politica. I parlamentari siciliani del centrosinistra sembrano intimiditi dai vari Pecoraro-Scanio e Diliberto, quelli di Destra rassegnati sulla propria incapacità a fare opposizione''.
''Emblematica - commenta a tal proposito Azzia - la storia del Ponte sullo Stretto. I parlamentari siciliani hanno assistito, in allineato silenzio, all'annullamento dell'unica opera già finanziata e pronta ad essere eseguita. Hanno, cioè, dato il loro silenzio assenso per il 'no' alla ripresa della Sicilia, 'no' alle sue opportunità di sviluppo, 'no' alla sua corsa in direzione della competitività''. Al ponte, insomma, ha scritto infine Aizza, ''hanno anteposto la scellerata ubbidienza agli schieramenti ed ai programmi di Governo rigidi per le Regioni povere ed elastiche per quelle ricche, e poi, se c'è tempo, gli interessi dei cittadini che li hanno mandati in Parlamento. Le disattenzioni dei precedenti governi e la quarantena imposta alla Sicilia da Prodi, hanno risvegliato forti tensioni autonomiste nella società civile siciliana compresa la comunità estera. Una reazione che si allarga a macchia d'olio''.
Nella nota diramate invece dall'USEF si legge: ''Affermiamo subito che la nostra organizzazione è favorevole alla realizzazione del ponte sullo stretto, in quanto struttura utile ad un migliore collegamento con il Paese e con l'Europa nonché infrastruttura capace di realizzare una inversione di tendenza per quanto attiene l'intero sistema dei trasporti della Sicilia. Il ponte certamente produrrebbe input validi alla modernizzazione ed allo sviluppo del sistema dei trasporti di Sicilia e Calabria e catalizzerebbe l'attenzione verso la Sicilia ed il Mezzogiorno dell'imprenditoria nazionale ed europea''. ''Per questo motivo - aggiungono quelli dell'USEF - riteniamo che il Governo Prodi debba ritornare sulle sue valutazioni di opera utile ma non prioritaria per quanto attiene al ponte sulle stretto di Messina, inserendolo fra le opere prioritarie, valutandone seriamente la possibilità di finanziamento''.
Allo stesso tempo, però, l'USEF si ''dissocia dalla campagna di propaganda che su questo argomento portano avanti esponenti della vecchia maggioranza di centro destra ed il Presidente della Regione Sicilia On. Cuffaro. Certo, la vecchia maggioranza poteva fare di più mentre era al governo e finanziare questa ed altre opere invece di annunziare inizi di lavori senza finanziamenti fino al buco di 150 miliardi circa di euro. Una maggiore coerenza da parte di chi è stato ed è al potere - precisano - aiuterebbe tutti a lavorare con concretezza sia per la legittima aspirazione di costruire il ponte, senza che gli ambientalisti si mettano di traverso, sia per sviluppare l'intero sistema viario e dei trasporti in Sicilia, dando al popolo risposte credibili e concrete''.