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Una piccola fine del Mondo

Vent'anni fa Chernobyl: il più grande disastro mai avvenuto in una centrale nucleare

26 aprile 2006

Era la notte fra il 25 e il 26 aprile di vent'anni fa, quando il reattore numero 4 della grande centrale nucleare di Chernobyl esplose. L'aria di Chernobyl diventò veleno e si cominciò a morire solo perché si respirava, perché si mangiava o perché si camminava sopra i prati.
Nell'aria vennero lanciati enormi quantitativi di sostanze fortemente tossiche, gli effetti nocivi per gli organismi viventi persistono ancora oggi.

Il disastro di Chernobyl, il più grande disastro mai avvenuto in una centrale nucleare, venne causato da un errore. Un avventatezza durante un esperimento condotto dagli operatori per verificare se, in caso di perdita di potenza, la centrale sarebbe stata in grado di produrre sufficiente elettricità per mantenere in azione il circuito di raffreddamento fino all'entrata in azione dei generatori di sicurezza. Si trattava di un reattore del tipo RBMK nel quale, per rallentare i neutroni e favorire la reazione atomica controllata, veniva impiegata la grafite, materiale costituito dal carbonio che, quando prende fuoco, è molto difficile da spegnere.
Così il sistema di sicurezza venne deliberatamente disattivato e la potenza fu ridotta fino al 25% della capacità. Qualcosa però s'inceppò e la potenza scese sotto l'un per cento.
I reattori a grafite hanno la caratteristica di aumentare la potenza della reazione nucleare in caso di aumento della temperatura. Ed è proprio quello che avvenne a Chernobyl quando gli operatori persero il controllo del reattore, si formò una bolla di idrogeno nell'acqua del circuito di raffreddamento e si verificò un'esplosione. Le elevatissime temperature raggiunte dalla grafite incendiata - che continuò a bruciare per nove giorni - fusero le barre contenenti il combustibile, e la centrale cominciò a sprigionare radiazioni su di un'area stimata tra 125 e 146 mila chilometri quadrati dell'allora Unione Sovietica.

Le autorità sovietiche confermarono ufficialmente l'incidente al reattore con tre giorni di ritardo, con un comunicato del consiglio dei ministri letto in televisione, nel quale si parlava anche genericamente di due morti in seguito all'esplosione e dell'immediato ordine di evacuazione per i circa 25.000 abitanti di Chernobyl, cittadina che si trova a 125 km da Kiev, capitale dell'Ucraina e, con i suoi 2,3 milioni di abitanti, terza maggiore città dell'allora impero sovietico dopo Mosca e Leningrado.
Per spegnere l'incendio con sabbia e piombo furono necessari quasi duemila voli di elicottero mentre, nel frattempo, le autorità procedevano all'evacuazione forzata di circa 175 mila persone.
Il governo sovietico chiese l'aiuto della Svezia e della Germania, e anche gli Usa, la Francia e altri Paesi occidentali si dissero pronti a intervenire per domare le fiamme del reattore.
Alle operazioni di contenimento, continuate fino al 1989, parteciparono un numero consistente di ''liquidatori'', tra 600 mila e 800 mila. Quanti di loro si siano poi ammalati è una questione controversa. Secondo le agenzie governative di Ucraina, Biolorussi e Russia sarebbero morti circa 25 mila liquidatori, ma molti studi danno numeri decisamente più alti.

Dieci giorni dopo il disastro, questa la ricostruzione ufficiale dell'incidente fornita dalla Pravda, il quotidiano del partito comunista sovietico: ''Si è incendiata la pavimentazione bituminosa della sala (dove si trova il reattore). Gli stivali dei pompieri affondavano nel bitume liquefatto e l'aria era difficilmente respirabile. Più tardi gli esperti constateranno che l'eroismo dei pompieri ha limitato considerevolmente le proporzioni dell'avaria. Nonostante ciò è successo quello che i fisici avevano sempre temuto più di ogni altra cosa: il reattore è stato danneggiato. Una parte di radioattività è stata proiettata in alto e successivamente all'interno del reattore è scoppiato un incendio. Spegnere l'incendio era estremamente complicato perché non era possibile usare né l'acqua, né sostanze chimiche che, a causa dell'alta temperatura, evaporerebbero all'istante e finirebbero nell'atmosfera. Si è creata una situazione estremamente complicata e difficile, ma sotto controllo''.

L'incidente provocò la diffusione nell'atmosfera di sostanze pesantemente inquinanti e tossiche: circa 45 milioni di curie di xeno 133, 7 milioni di curie di iodio 131, un milione di curie di cesio 134 e 137. La diffusione di radionuclidi nell'atmosfera proseguì dalla notte dell'incidente fino al 10 maggio in modo crescente per poi diminuire lentamente col passare del tempo.
Il disastro colpì naturalmente anche l'agricoltura. La Comunità Europea, che allora si chiamava Cee, già 4 giorni dopo l'incidente, decise di cedere all'Unione Sovietica oltre 200 mila tonnellate di orzo e più di 80 mila di grano tenero, tratte dalle sue scorte. La nube radioattiva provocata dall'esplosione contaminò 150 mila chilometri quadrati attorno alla centrale, mentre il vento spinse le particelle radioattive fino all'Europa. La nube tossica attraversò i cieli della Gran Bretagna, della Turchia, della Romania, mentre in Olanda Svizzera e Belgio per un breve periodo fu registrato un significativo innalzamento dei livelli di radioattività.

La mattina del 26 aprile del 1986 alcune migliaia di persone uscirono di casa non sapendo che andavano a morire. Altre migliaia sapevano invece di andare in contro alla morte, anche se indossavano una divisa e non facevano parte di nessun esercito: erano pompieri, piloti d'elicottero, addetti alle gru. Erano gli uomini del primo intervento, quelli che dovevano avvicinarsi al reattore impazzito per seppellirlo nel sarcofago di cemento e piombo nel quale è tuttora rinchiuso.
Oggi, a distanza di vent'anni, di questi uomini resta soltanto un monumento nella cittadina fantasma dove ha avuto luogo l'incidente e una collezione di medaglie di epoca sovietica che, per 10 euro, si possono acquistare via internet.
In quanti non tornarono a casa? All'epoca, dalle prime crepe nella censura sovietica che annunciarono - o forse provocarono - il crollo seguente, affiorò il ridicolo numero di 56 vittime.
Quello di Chernobyl è il più grave disastro nucleare della storia. I morti furono subito migliaia e il numero di persone che in seguito all'esposizione diretta alle radiazioni si sono ammalate più o meno gravemente ed hanno perso la vita, è incalcolabile.

- ''Gorbaciov: Non sapevamo nulla'' di Giulietto Chiesa (La Stampa)

- ''Allarme per il sarcofago di Chernobyl'' di F. Foresta Martin (Corriere.it)

- Greenpeace. Le cifre sottostimate del disastro di Chernobyl

- Il consumo di sale iodato avrebbe salvato molti bambini di Chernobyl dal cancro alla tiroide


- 26 aprile: il ventennale del disastro di Chernobyl (Legambiente)

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26 aprile 2006
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