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Una pietà infinita

Lo strazio e il dolore dei superstiti di Lampedusa, mentre continuano ad arrivare barconi di disperati

14 ottobre 2013

E' attraccata a Porto Empedocle la "Cassiopea", la nave della marina militare partita ieri mattina mattina da Lampedusa con a bordo 150 bare delle vittime del naufragio del 3 ottobre scorso.
Dopo le operazioni di scarico, i feretri verranno trasferiti nei comuni della provincia che hanno messo a disposizione le sepolture. Altre salme saranno consegnate ai parenti per essere seppelliti nei loro paesi d'origine.
Al molo sono arrivati diversi cittadini e autorità che hanno voluto dare omaggio alle vittime della tragica traversata di una settimana fa. Accanto alla nave i parenti delle vittime si sono riuniti per un attimo di preghiera mentre continua lo sbarco delle bare. La nave ripartirà alla volta di Lampedusa, probabilmente per caricare le restanti bare. Nell'isola, infatti, restano ancora più 200 bare e intanto le vittime del naufragio del 3 ottobre sono salite a 362 dopo gli altri due corpi senza vita recuperati dai sommozzatori nelle ultime ore. A loro, nell'hangar, si aggiungeranno le bare dei 21 morti del naufragio, avvenuto l'altro ieri a 60 miglia dall'isola.

Sempre a Porto Empedocle è approdata anche la nave militare Libra con i 236 naufraghi (tra cui otto donne e nove bambini) recuperati nei tre interventi effettuati tra la sera di venerdì e il mattino di sabato. Si tratta di 180 tra egiziani, somali ed eritrei soccorsi nel canale di Sicilia, e dei 56 siriani sopravvissuti al naufragio nelle acque maltesi. Sono stati portati nella tensostruttura della protezione civile nell'area del porto.
Lo sbarco dei sopravvissuti è stato emozionante e doloroso. Una donna egiziana scendendo dalla nave si è sentita male ed è stata accompagnata in ospedale ad Agrigento. Anche un altro giovane con ferite al piede è stato portato in ospedale. Nella lunga fila, a un certo punto sono comparsi quattro fucilieri del reggimento San Marco, ognuno con un bimbo in braccio. I piccoli hanno da uno a due anni, sono soli.
Secondo alcune testimonianze, per tutto il tempo trascorso a bordo della nave non hanno fatto altro che piangere e chiamare, nella loro lingua, "mamma" e "papà". Sulla banchina è calato il silenzio. E c'è chi ha pianto e continua a piangere...

Dai racconti dei soccorritori emergono anche storie di eroismo: quattro bimbi sopravvissuti al naufragio in acque maltesi, sono stati salvati dagli altri naufraghi. I siriani che erano in acqua e che sapevano nuotare sarebbero riusciti ad afferrarli e a tenerli a galla fino a quando non sono arrivati i soccorsi.
Il comandante della nave della Marina militare Libra, Catia Pellegrini, dice: "I bambini che avevamo a bordo sono quattro. Tre fratellini, di cui due gemelli che sono più grandicelli, forse due o tre anni, e il fratellino più piccolo che non credo arrivi neanche all'anno di vita".  "I fratellini più grandi, per tutto il viaggio, hanno avuto grande istinto di protezione nei confronti del più piccolo, si preoccupavano di lui non appena qualcuno gli si avvicinava - continua - Dei loro genitori non sappiamo nulla, mentre la madre del quarto bimbo sembra fosse sulla zattera soccorsa e portata a Malta".
Molti dei profughi prima di lasciare il pattugliatore "Libra" e scendere sulla banchina di Porto Empedocle, si sono fermati a stringere la mano o a dare una pacca sulle spalle al fuciliere di Marina, capo team del reparto San Marco, secondo capo Cosimo Vergine. Alcuni dei militari della Marina vorrebbero in affido i bimbi salvati e per ora senza genitori. I gesti di affetto, ad operazione di sbarco terminate, sono stati spiegati dallo stesso secondo capo: "Gli abbiamo salvato la vita. E' normale che abbiano gesti di affetto nei nostri confronti. Avevano bisogno del nostro aiuto, anche dopo averli salvati dal mare. Umanamente non è facile nemmeno per noi, anche se ognuno di noi deve fare quello a cui è tenuto. Molti dei miei colleghi hanno chiesto, se sarà possibile, avere in affido questi piccoli che sono stati salvati e che non sono accompagnati dai genitori".

A proposito dell'ultimo naufragio, avvenuto nelle acque tra Malta e Lampedusa, i racconti dei superstiti si fanno sempre più drammatici. Il viaggio della speranza è costato 3000 dollari a testa. "Eravamo 400-450 persone - dicono - appena partiti i libici ci hanno sparato addosso, uccidendo due di noi". Il bilancio delle vittime, quindi, potrebbe essere ben più alto di quanto immaginato nelle prime ore. In tanti che non sapevano nuotare, bambini dispersi in mare.

Ma l'emergenza è continua. Un barcone con a bordo 137 migranti, 22 dei quali sono donne, è approdato alle 5 di stamane direttamente nel porto di Lampedusa senza essere stato avvistato. Anche questi profughi sono stati trasferiti nel Centro di prima accoglienza di contrada Imbracola.
Sempre questa mattina, un gommone con a bordo 92 africani è stato soccorso dalla Guardia costiera che ha condotto gli stranieri a Portopalo di Capo Passero. Sono tutti uomini che hanno detto di essere originari del Mali, del Senegal e della Somalia. Tra di loro quattro minorenni.
E ancora, nel Trapanese undici migranti sono sbarcati oggi nella frazione balneare di Cornino, a Custonaci (Trapani). Gli extracomunitari sono stati rintracciati dai carabinieri quando si trovavano già sulla spiaggia. Nessuna traccia dell'imbarcazione. Sono in corso accertamenti per identificare i profughi e capire se con loro c'erano altri immigrati.
Altri 152 migranti sbarcati a Pozzallo (Ragusa). Sono somali, eritrei e siriani e nel gruppo secondo un primo conteggio ci sono tredici bambini. Sono tutti in buone condizioni di salute. Soccorsi dalla nave "Asso 30", che ha raggiunto il loro barcone a Sud-Est di Lampedusa e li ha imbarcati.

Intanto la missione "Mare sicuro" è prossima al decollo ed è oggi in agenda a Palazzo Chigi con un vertice di ministri interessati. Dopo l'annuncio del premier Enrico Letta - di un maggiore impegno italiano per arginare il dramma dei profughi sui barconi - la Marina militare fa sapere di essere pronta, con uomini e mezzi, ad affrontare l'emergenza che cresce di giorno in giorno. Il ministro della Difesa Mario Mauro - come ha anticipato in alcune interviste - è al lavoro sui dettagli dell'operazione che, ha detto, sarà operativa in tempi rapidissimi, già oggi o martedì. Le coperture, ha assicurato, si troveranno.
Nel frattempo, continuano le polemiche sulla Bossi-Fini, con Pdl e Lega contrari allo smantellamento della legge. Un punto di intesa trasversale l'hanno trovato il ministro per lo Sviluppo Flavio Zanonato e il sindaco di Verona Flavio Tosi, entrambi d'accordo sul fatto che gli immigrati devono essere fermati all'imbarco. "Siamo pronti a fare la nostra parte", spiegano dalla Marina militare che ha numerosi mezzi, anche aerei, impegnati nei pattugliamenti nel triangolo tra Malta, coste libiche e Sicilia. "Il capo di Stato maggiore - ha spiegato il comandante Alessandro Busonero - ha già disposto il rafforzamento del dispositivo che va avanti da venerdì scorso. Abbiamo in mare il pattugliatore Libra, la fregata Espero e la corvetta Chimera, ma abbiamo anche l'elicottero con pilota e il reggimento San Marco imbarcati".

In attesa del vertice di Palazzo Chigi, il ministro Mauro insieme allo Stato maggiore della Difesa sta preparando l'intervento con il quale l'Italia si appresta a chiedere di più all'Europa al summit del 24-25 ottobre. "Stiamo lavorando agli ultimi dettagli. Fra lunedì e martedì - spiega Mauro - dovrebbe essere tutto pronto. Sarà un'iniziativa tutta italiana che si aggiungerà a quelle già messe in campo a livello europeo, come Frontex. Vogliamo far capire chiaramente all'Europa che intendiamo avere voce in capitolo: non vogliamo disimpegnarci, ma impegnarci di più. Così potremo chiedere alla Ue di fare lo stesso". Aggiunge il ministro che l'obiettivo è quello di "triplicare la nostra presenza, in termini di uomini e mezzi, nell'area sud del Mediterraneo, per una missione militare-umanitaria con lo scopo di contenere la crisi attuale dovuta in parte alla situazione di 'non Stato' in cui si trova la Libia". Sui costi, Mauro ha ammesso che non si conoscono ancora con esattezza e che "si sta ragionando per far sì che non sia un costo eccessivo e si possano prevedere le doverose coperture. Il problema non è quanto costa: è necessario farlo, per affrontare l'emergenza umanitaria in atto".

[Informazioni tratte da ANSA, Adnkronos/Ign, AGI, Repubblica/Palermo, Lasiciliaweb.it]

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14 ottobre 2013
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