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Una questione di etichetta...

L'etichetta d'origine è legge: prevede l'obbligo di indicare la provenienza dei cibi, trasformati e non, in ogni fase della produzione

19 gennaio 2011

Via libera alle etichette d'origine obbligatorie per tutti i prodotti alimentari. Il ddl 2260 è legge dopo la votazione di ieri all'unanimità in Commissione agricoltura della Camera.
Dunque niente più pubblicità con le immagini della Sicilia per il succo d'arancia se la materia prima arriva dal Brasile; vale anche per le mozzarelle associate al Golfo di Napoli, se arrivano dalla Germania. Per non parlare delle uova tedesche alla diossina (ma per le uova l'obbligo esisteva già), l'ultimo di una lunga serie di scandali alimentari che hanno messo a rischio le nostre tavole e la nostra salute. Il provvedimento "salva made in Italy", in sette articoli, prevede l'obbligo di indicare la provenienza dei cibi per i prodotti trasformati e non, lungo tutta la filiera e quindi in ogni fase della produzione, dai campi agli scaffali. Obbligatoria anche l'indicazione dell'eventuale presenza di ogm.
Tuttavia l'attuazione della legge richiederà altro tempo: sono infatti necessari decreti attuativi per ogni prodotto, filiera per filiera. Fino ad oggi, le etichette d'origine in Italia era obbligatorie solo per uova, latte fresco, carne bovina, carne di pollo, passata di pomodoro, olio extra vergine di oliva e miele. Presto lo saranno per tutti gli alimenti.

Plaude a metà la Coldiretti, secondo cui gli oltre 10 anni impiegati per arrivare all'estensione per legge sono costati 5 miliardi di euro a causa delle psicosi (mucca pazza, influenza aviaria, mozzarella blu, maiali alla diossina). Comunque per festeggiare l'approvazione definitiva del testo ieri migliaia di agricoltori si sono riuniti in piazza Montecitorio a Roma, offrendo ai parlamentari una salsiccia lunga 100 metri. "Si tratta di una misura importante per la sicurezza alimentare con il moltiplicarsi di emergenze sanitarie che si diffondono rapidamente in tutto il mondo per effetto degli scambi" spiega l'organizzazione. La Copagri fa appello alla Ue: "L'etichettatura ci pone all'avanguardia in Europa e nel mondo. Ora tocca all'Europa. Le istituzioni nazionali s'impegnino a condurre in porto l'obbligo dell'origine in tutta Europa".
Per i prodotti non trasformati il luogo d'origine riguarda il Paese di produzione; per quelli trasformati dovranno essere indicati il luogo dell'ultima trasformazione sostanziale e quello di coltivazione o allevamento della materia prima agricola prevalente utilizzata. Entro sessanta giorni dall'approvazione della legge dovranno essere emanati i decreti da parte dei ministeri dello Sviluppo economico e delle Politiche agricole. Con gli stessi decreti saranno definiti i prodotti alimentari soggetti all'obbligo dell'indicazione relativi a ciascuna filiera. Chi immette in commercio prodotti privi dell'indicazione d'origine rischia una sanzione fino a 9.500 euro.
L'articolo centrale della legge è il numero 4 sull'etichettatura dei prodotti: stabilisce l'obbligo di "riportare (...) l'indicazione del luogo di origine o di provenienza e (...) dell'eventuale utilizzazione di ingredienti in cui vi sia presenza di ogm in qualunque fase della catena alimentare" per i prodotti alimentari "trasformati, parzialmente trasformati o non trasformati". La legge contiene anche altri provvedimenti: significativi il rafforzamento del sistema di salvaguardia delle produzioni a denominazione protetta (art. 2), delle produzioni italiane (art. 3) e le norme per la produzione e il commercio dei mangimi (art. 6) che prevede sanzioni amministrative fino a 66mila euro.

Coldiretti: "Taroccato 1 piatto su 3, l'etichetta lo smaschera" - "Circa un terzo della produzione complessiva dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati, per un valore di 51 miliardi di euro di fatturato, deriva da materie prime importate, trasformate e vendute con il marchio made in Italy, in quanto la legislazione sino ad oggi lo consentiva nonostante in realtà esse potessero provenire da qualsiasi punto del pianeta". E' quanto emerge dalle anticipazioni del rapporto Coldiretti/Eurispes. I dati sono diffusi dalla Coldiretti in occasione dell'approvazione definitiva della legge salva-made in Italy sull'obbligo di indicare la provenienza degli alimenti in etichetta, che la maggiore organizzazione agricola italiana ed europea ha festeggiato con un migliaio di agricoltori in piazza Montecitorio con il presidente nazionale Sergio Marini.
"Gli inganni del finto made in Italy sugli scaffali riguardano - riferisce la Coldiretti - due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all'estero, ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione su 4 che sono stranieri senza indicazione in etichetta, oltre un terzo della pasta ottenuta da grano che non è stato coltivato in Italia all'insaputa dei consumatori, e la metà delle mozzarelle che sono fatte con latte o addirittura cagliate straniere. L'approvazione della legge pone fine ad un grave inganno nei confronti dei produttori italiani e dei consumatori che attribuiscono grande importanza alla provenienza degli alimenti: per quasi un italiano su 4 (23%) il cibo italiano dal campo alla tavola vale almeno il doppio con due italiani su tre (65%) che sono disponibili a pagare dal 10% in più in su, secondo l'indagine Coldiretti-Swg. La fiducia nel made in Italy rispetto al prodotto straniero è del 91% per gli alimenti. La superiorità del made in Italy alimentare è attribuita al rispetto di leggi più severe, alla bontà e freschezza e alla garanzia di maggiori controlli".
"La fiducia accordata alle produzioni agricole italiane è giustificata dal primato nei controlli, con oltre un milione tra le verifiche e le ispezioni effettuate sul made in Italy alimentare nel 2010", secondo il presidente Marini. "Una garanzia che - precisa la Coldiretti - ha consentito di far conquistare nel 2010 il primato nella sanità e nella sicurezza alimentare, con un record del 99% di campioni regolari di frutta, verdura, vino e olio, con residui chimici al di sotto dei limiti di legge. Nel nostro Paese si trova un terzo delle imprese biologiche europee e un quarto della superficie bio dell'Unione, superando il milione di ettari. L'agricoltura italiana vanta inoltre la leadership nei prodotti tipici, con 214 prodotti a denominazione o indicazione di origine protetta riconosciuti dall'Unione europea, senza contare le 4.511 specialità tradizionali censite dalle regioni. Ma il made in Italy a tavola è anche l'emblema nel mondo della dieta mediterranea che è stata riconosciuta dall'Unesco, anche per il modello nutrizionale ormai universalmente riconosciuto fondamentale ai fini del mantenimento di una buona salute e che si fonda su una alimentazione basata su prodotti locali, stagionali, freschi di cui l'Italia è particolarmente ricca".

Cia: "Con indicazione origine made in Italy l'agroalimentare recupera 13 mln al giorno" - "Con il via libera al disegno di legge sull'etichettatura, il sistema agroalimentare italiano recupera 13 milioni di euro al giorno. Con un'etichetta trasparente e soprattutto con l'obbligo dell'indicazione d'origine si tutelano consumatori e agricoltori, si contrastano le emergenze, come quella della diossina in Germania, e si pone un forte baluardo all'agropirateria e alle frodi in campo alimentare, che solo all'agricoltura nazionale fanno perdere circa 2 miliardi di euro l'anno. In questo modo, il 'made in Italy' si riappropria di un valore economico ingiustamente sottratto. Non solo. L'Italia sarà il primo paese in Europa ad avere un'etichettatura chiara per tutti i prodotti". Lo ha affermato il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori, Giuseppe Politi, che ha espresso soddisfazione per il provvedimento, molto atteso, e che adesso è divenuto realtà grazie anche all'azione bipartisan in Parlamento e all'impegno del mondo agricolo.
"L'indicazione di origine dei prodotti agroalimentari - ha aggiunto Politi - è un passaggio significativo. Essa è una vera garanzia. Il disegno di legge rappresenta una prima importante risposta alle esigenze espresse più volte dal mondo agricolo italiano. In questo modo, si completa un deciso passo avanti nell'azione per far sì che l'etichetta d'origine divenga una realtà per tutti i prodotti agroalimentari. Si permette di riconoscere la provenienza e si salvaguardia l'agricoltura di qualità. Cosa che, del resto, già avviene per alcuni importanti prodotti, quali la carne bovina, il pollame, il latte fresco, le uova, gli ortofrutticoli freschi, il miele, i vini e l'olio d'oliva". "Il problema ora - ha rimarcato il presidente della Cia - si sposta a Bruxelles. In questa sede, bisogna impegnarsi con la massima fermezza. Occorre far sì che la normativa, soprattutto per quello che concerne l'indicazione d'origine, venga totalmente recepita dall'Ue, evitando rischi di infrazione e lunghe querelle. E credo che, anche in seguito all'emergenza provocata dalla scoperta di diossina nei prodotti alimentari tedeschi, ci siano tutti i presupposti perché l'Europa riveda finalmente la sua posizione su questa delicata e complessa materia".
Nel sottolineare l'esigenza di rendere rapide le applicazioni previste dal provvedimento, in particolare la pronta emanazione dei decreti ministeriali, Politi ribadisce che un'etichettatura trasparente "è una scelta significativa per contrastare ogni tipo di falsificazione, rafforzare la politica di qualità, difendere la tipicità e rendere il settore agroalimentare 'made In Italy' sempre più competitivo". "Per comprendere l'importanza del provvedimento basta pensare ai danni che il sistema agroalimentare italiano subisce dal crescente assalto dell'agropirateria sui mercati internazionali. Dai prosciutti all'olio di oliva, dai formaggi ai vini, dai salumi agli ortofrutticoli è un susseguirsi di 'falsi' e di 'tarocchi', che non ha conseguenze soltanto per le nostre Dop, Igp e Stg, che rappresentano la punta di diamante del made in Italy nel mondo, ma anche per tutti i prodotti tipici e di qualità che sono un patrimonio formidabile della nostra agricoltura".
"Nel mondo - ha ricordato Politi - l'agropirateria fatta alle spalle del made in Italy è ormai un business che sfiora i 60 miliardi di euro, praticamente poco meno della metà del fatturato del nostro agroalimentare. Solo negli Stati Uniti il giro d'affari relativo alle imitazioni dei formaggi italiani supera abbondantemente i 2 miliardi di dollari. Una situazione di estrema gravità: ci troviamo davanti a un immenso supermarket del 'falso', dell''agro-scorretto', del 'bidone alimentare', del 'taroccamento'. E la nuova legge sull'etichetta sicuramente contribuirà a contrastare un fenomeno che sta toccando livelli sempre più allarmanti".

[Informazioni tratte da Corriere.it, Adnkronos Salute, Labitalia]

 

 

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19 gennaio 2011
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