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Una questione politica. Una questione morale

Anche l'ex assessore regionale Nino Strano coinvolto 'indirettamente' nell'inchiesta Iblis

08 novembre 2010

L'ex assessore regionale al Turismo, Nino Strano, è entrato nell'inchiesta Iblis in maniera 'indiretta', con l'ascolto di alcune intercettazioni fatte in carcere nei confronti di Francesco Marsiglione, indicato come esponente di spicco della 'famiglia' Ercolano legata al clan Santapaola.
Il suo coinvolgimento, con l'ipotesi di reato di concorso esterno in associazione mafiosa, fu rivelato l'11 maggio scorso dal Corriere della sera, notizia che trovò conferma in ambienti giudiziari (LEGGI). Nei colloqui, ascoltati da carabinieri, adesso agli atti dell'inchiesta Iblis, Marsiglione avrebbe riferito di avere ricevuto il 25 dicembre del 2007 la visita di 'me frati Nino' ('mio fratello Nino'), e gli investigatori escludono che possa essere il suo vero fratello che si chiama Antonino ma che in quei giorni non risulta essere stato a trovarlo in carcere.
Con i familiari si vantava di essere stato salutato con calore da Nino Strano e aveva sollecitato i suoi ad andarlo a trovare. Marsiglione ha delle aspettative: un posto di lavoro per i suoi due figli, un maschio e una femmina. E quando riceve la proposta di candidare suo figlio al consiglio di quartiere rifiuta, anche per problemi di 'cautela' e propone il fidanzato della figlia che 'non porta' il suo cognome.
"Le conversazioni nella quali il Marsiglione, dialogando con il fratello e con il figlio, parla di Nino Strano - hanno scritto i magistrati che non hanno presentato alcuna richiesta nei confronti dell'esponente di Fli - denotano una disponibilità del politico nei confronti di tutta la famiglia Marsiglione e un interesse dello stesso politico che potrà ricevere in occasione di competizioni elettorali".

"I Marsiglione? Li conosco - ha spiegato Nino Strano -. Conobbi il padre che aveva una sezione della Dc vicino al cimitero di Catania, così come ho conosciuto, e me ne vanto, migliaia di persone. Loro mi hanno chiesto favori e dove è stato possibile senza ledere le leggi e prevaricare i diritti degli altri li ho fatti. Sulla candidatura del figlio di Marsiglione al consiglio di quartiere? Ogni volta che ci sono le elezioni per i consigli di quartiere la mia segreteria chiama per sapere se ci sono disponibilità per la candidatura".
"È stata una visita finalizzata alla mia partecipazione alla Messa di Natale, concordata il giorno precedente col cappellano del carcere, effettuata con intenti di carità umana" ha affermato anche l'ex senatore del Pdl. "Durante tutta la mia permanenza all'interno della struttura carceraria, dal momento del mio ingresso a quello della mia uscita - ha sottolineato Strano - ho avuto sempre al mio fianco agenti di polizia penitenziaria e non mi sono mai trovato da solo a colloquio con detenuti". "Come tutti i politici di qualsiasi orientamento e livello, ho discusso migliaia di volte di sollecitazioni per posti di lavoro o di candidature elettorali; non penso che questo costituisca reato, comunque è una valutazione che lascio serenamente alla magistratura, alla quale sono disponibile a rispondere di tutte le mie azioni, se e quando dovesse essermi richiesto".
"La mia coscienza è assolutamente tranquilla: non sono mai stato interessato a logiche criminali o affaristiche, o ad associazioni mafiose - ha concluso Nino Strano - per me parlano i miei conti bancari e il mio patrimonio, azzerato dalla passione politica. Questi sono i fatti, che nessuno potrà smentire; le speculazioni politiche le lascio ai professionisti della materia".

Ma l'inchiesta Iblis in questi giorni ha tenuto banco non tanto per il coinvolgimento dell'ex assessore regionale Strano, ma per quello del presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo. Infatti, dopo gli ultimi sviluppi dell'inchiesta di Catania sui rapporti tra mafia e politica, le polemiche politiche non sembrano volersi placare. Il Partito democratico continua a essere al centro del fuoco amico dopo aver confermato l'appoggio al governo di Raffaele Lombardo. Dopo l'ultimatum di otto giorni lanciato sabato scorso, il portavoce di Italia dei valori Leoluca Orlando è tornato ad attaccare il Pd, "col quale non faremo alcuna alleanza in Sicilia fino a quando sosterrà la giunta Lombardo". "La questione morale che noi abbiamo denunciato da anni - ha proseguito l'esponente dipietrista - adesso è esplosa in tutta la sua drammatica gravità in Sicilia, dentro le istituzioni di governo e dentro l'organo parlamentare. Lombardo dovrebbe dimettersi a prescindere dagli esiti processuali delle inchieste che lo riguardano". "È una autentica vergogna - ha attaccato Orlando - che il Pd tradisca i suoi elettori e quelli della coalizione di centrosinistra e che dia copertura a clientele, affari, scambi di voti e frequentazioni indecenti. Lumia, Cracolici e, purtroppo, anche Anna Finocchiaro assumono, sulla stampa e in dichiarazioni ufficiali, il ruolo di garanti di quell'impresentabile sistema di potere e relazioni che fa capo a Lombardo. Bersani intervenga, se vuole evitare che il suo partito, a partire dalla Sicilia, venga rottamato e ridotto ad essere nell'Isola una sottocorrente del sistema di potere di Lombardo".

E' toccato al segretario siciliano, Giuseppe Lupo, rispondere a tono ad Orlando: "Smetta di attaccare il Pd, senza di noi nessuno può pensare di battere Berlusconi". "Spero di poter incontrare nei prossimi giorni il segretario siciliano di Idv, Fabio Giambrone - ha aggiunto anche Lupo - per aprire un confronto che riguardi l'attuale transizione politica regionale".
Ma le critiche al partito di Bersani arrivano anche dall'interno. Nei giorni scorsi il ruolo di oppositore alla linea dei dirigenti siciliani l'ha assunto il senatore Ignazio Marino, seguito dal senatore Enzo Bianco. "Mi rivolgo a Bersani, al presidente Bindi, a Franceschini e ad Anna Finocchiaro, a D'Alema, Veltroni e al segretario regionale Lupo: ripensiamoci", ha affermato Bianco parlando dell'appoggio del Pd al governo regionale, "alla luce delle accuse mosse dai magistrati della Procura etnea al presidente della Regione Raffaele Lombardo, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa". "L'inchiesta rivela fatti di una gravità inaudita - ha aggiunto Bianco - non spetta a me giudicare se ci siano gli estremi del reato di concorso in associazione o di favoreggiamento, ma politicamente sono atti gravissimi. Non potrei restare in un partito che digerisse come un tritasassi comportamenti del genere. Non sarebbe il Pd che ho sognato per 20 anni. Questa volta - ha sottolineato l'ex sindaco di Catania - non sono più indiscrezioni giornalistiche. Ci sono fatti, intercettazioni ambientali e telefoniche, appostamenti, filmati nell'ambito di un'indagine fatta dai migliori magistrati e investigatori, quelli del Ros". "Non condivido la linea della prudenza scelta dai vertici regionali del Pd e trovo inspiegabile il silenzio imbarazzato di taluni. Cosa c'entriamo noi con tutto questo? Perchè non ne stiamo alla larga? Sono pronto a gesti forti - ha concluso Bianco - mi autosospenderei dal partito se non si torna indietro sulla decisione di appoggiare il governo Lombardo".

Per il senatore Giovanni Pistorio, capogruppo del Mpa al Senato, "l'indignazione in tutte le salse che il senatore Enzo Bianco manifesta circa il sostegno del Pd siciliano al presidente Lombardo per il suo coinvolgimento in una vicenda giudiziaria per fatti che la Procura e il gip hanno ritenuto non degne di considerazione, è solamente la strumentale foglia di fico di un suo spregiudicato disegno politico, perseguito da tempo, per tornare a fare il sindaco di Catania come candidato del Pdl catanese del senatore Pino Firrarello". "Il sen. Bianco, infatti - ha aggiunto Pistorio - pur dovendo perseguire il suo personale obiettivo in una condizione di disperata solitudine all'interno del Pd, sa di potere contare sulla parte etnea del Pdl, tanto che il co-coordinatore siciliano, onorevole Giuseppe Castiglione, anche pubblicamente ormai, afferma di volere sostenere l'ex sindaco nella sua nuova affannosa rincorsa alla carica di primo cittadino del capoluogo etneo, come se di fatto avessero dato vita a un partito unico". "Ancora una volta, in sostanza - ha concluso - per Enzo Bianco il destino politico personale deve prevalere su quello del suo partito: poco conta se poi egli, per la facciata, ogni giorno si erga a strenuo interprete della retorica della difesa del bipolarismo".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, AnsaGdS.it, La Siciliaweb.it]

 

 

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08 novembre 2010
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