Una Regione con le mani bucate...
Nell'era di Internet la Regione siciliana è riuscita a spendere 2 milioni di euro in francobolli
Nel tempo in cui sta per diventare obsoleto inviare email, sembra assurdo scoprire che la maggiore istituzione siciliana, la Regione, abbia speso quasi due milioni di euro l'anno in francobolli. A questi si devono aggiungere poi ancora, un milione di euro per le consulenze esterne, 20 milioni per consumi elettrici e telefono, un miliardo per gli stipendi di ventimila dipendenti e 7,5 miliardi per le spese sanitarie, di cui oltre la metà vanno alle Asl.
Assurdo è poi scoprire che quasi l'80% delll'intero bilancio della Regione serve a far sopravvivere gli stessi apparati regionali, un sorta di moloch che fagocita soldi solo per mantenersi in vita. Beh, triste consolazione, ma almeno rimane un 20% da destinare agli investimenti e quindi mandare avanti la Regione in quanto luogo geografico abitato da essere umani bisognosi di servizi e, importantissimo ricordarlo, che contribuiscono versando molta parte di tutti quegli euro. Purtroppo non è proprio così che avviene, perché molto spesso, diciamo pure quasi sempre, quel 20% di cui sopra rimane incagliato nei meandri della burocrazia a danno delle imprese, sempre più restie a investire in un'Isola senza servizi a afflitta da mafia e racket delle estorsioni.
Tale turpe quadro (l'ennesimo) è quello delineato in un'inchiesta del settimanale "ASud'Europa" del Centro Pio La Torre.
Dalla dettagliata analisi redatta da Dario Cirrincione, che ha passato a setaccio l'ultimo rendiconto finanziario reso pubblico, si evince che risparmiare si potrebbe, e anche di molto, "tagliando commissioni clientelari e contributi nepotistici senza intaccare i già scarsi servizi essenziali per i cittadini".
Se poi si vuole fare una graduatoria degli assessorati più "costosi", quello dell'Agricoltura segna il record. A cominciare dal pagamento degli stipendi (167.355.303,80 euro), passando per gli straordinari (12.696.796,80 euro) e le missioni del personale (2,2 milioni di euro). Bonus record per i dirigenti dell'assessorato al Bilancio, che hanno percepito un extra pari a 16.590,85 euro.
La Regione spende per utenze, servizi ausiliari e spese di pulizia quasi 19 milioni di euro all'anno e quasi due milioni per i servizi postali. La caccia al risparmio passa anche per i conti legati alla lotta alla mafia. Il capitolo dedicato a contributi e associazioni, fondazioni e centri studi impegnati nella lotta alla mafia mette a segno una spesa pari a 400 mila euro, con un risparmio rispetto allo stanziamento iniziale pari a 245 mila euro.
Stessa sorte per i contributi alle vittime di mafia. Spesi 10 mila euro a fronte di uno stanziamento complessivo di 440 mila. Tra i costi eccellenti, i quasi 50 milioni del dipartimento di formazione; i 147 milioni del dipartimento regionale delle Foreste e i quasi 4 miliardi di euro spesi per finanziare le spese correnti di aziende del settore sanitario e Ausl.
Volendo continuare a fare i conti in tasca alla Regione siciliana, oltre che dell'inchiesta prodotta dal Centro Pio La Torre (disponibile sul sito www.piolatorre.it) possiamo usufruire di un articolo di Antonio Fraschilla e Massimo Lorello, pubblicato su "la Repubblica-Palermo" lo scorso 3 giugno. L'articolo è incentrato più sui soldi da risparmiare che su quelli spesi, e passa in rassegna, tutti i luoghi, enti e missioni da dove potebbe partire "l'operazione risparmio" annunciata dal presidente Raffaele Lombardo....
REGIONE, UN MILIARDO E MEZZO DA TAGLIARE
di Antonio Fraschilla e Massimo Lorello (la Repubblica/Palermo, 03 giugno 2008)
Quanto affilate saranno le forbici di Raffaele Lombardo non è dato da sapere. Almeno per il momento. Quanto determinato sarà il governatore della Sicilia nel tagliare le spese della Regione lo si scoprirà solo in futuro. Intanto però è possibile individuare e quantificare gli sprechi più evidenti: a conti fatti, l'amministrazione siciliana potrebbe risparmiare un miliardo e 475 milioni di euro. Lo dicono gli imprenditori, i sindacalisti, gli esperti di economia davanti ai numeri del bilancio di previsione 2008.
La spesa più rilevante riguarda, naturalmente, la Sanità che costa 8,5 miliardi di euro. L'assessore appena nominato, il magistrato Massimo Russo, ha trascorso il week-end a studiarsi le carte. Operazione che continuerà nei prossimi giorni. Di certo, pesa sulla spesa sanitaria l'affaire 118. Il servizio di soccorso costa 230 milioni di euro. La stessa attività in Piemonte impegna 90 milioni di euro. Dunque, si potrebbero risparmiare 140 milioni. E poi c'è la spesa farmaceutica a incidere pesantemente sulle casse della Regione. E' stato appurato che esiste un eccesso di prescrizioni di medicine pari al dieci per cento, cioè a 180 milioni di euro. L'eccesso sta nel fatto che sono stati prescritti farmaci a singoli pazienti in misura superiore a quanto, secondo scienza, un essere umano potrebbe tollerare. Da tagliare anche i 25 milioni di euro spesi per la vendita nelle farmacie private dei medicinali ad alto costo i quali, invece, potrebbero essere distribuiti direttamente dalle Ausl dato che è da lì che il paziente deve obbligatoriamente passare per ottenerli. «In base alle nostre stime, la spesa complessiva della sanità potrebbe ridursi del 15 per cento», afferma Renato Costa, segretario della Cgil medici. Cioè quasi 1,3 miliardi di euro.
Secondo gli industriali i corsi di formazione finanziati ogni anno dalla Regione con 250 milioni di euro sono «del tutto inutili». Dice il presidente di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello: «La formazione dovrebbe correlarsi al fabbisogno reale del sistema industriale e lavorare sulle figure professionali del futuro. Invece oggi il settore resta un grande ammortizzatore sociale per formati e formatori».
Invero, circa la metà dei fondi va a grandi enti di formazione gestiti da sindacati e associazioni di categoria, il resto cade a pioggia su oltre duecento piccole realtà che attivano corsi per estetista (costano 95 mila euro all'anno), per animatore turistico (103 mila euro all'anno) o ancora stage «sull'estetica dell'informatica», su «la via al successo scolastico» e sulla progettazione di siti web (ogni anno almeno una trentina).
La Regione ha in carico anche enti in liquidazione da anni che pesano sul bilancio per 18,5 milioni di euro. L'Ente acquedotti siciliani assorbe 13 milioni di euro ogni 12 mesi, costano parecchio pure le Terme di Sciacca e Acireale (5,5 milioni di euro) e società partecipate che a fronte di uffici affittati e personale regolarmente stipendiato difettano per la materia della quale occuparsi. E' il caso della Risem, la società di innovazione euromediterranea che brucia 157 mila euro all'anno per i gettoni di presenza del cda ma che risulta a Palermo «non operativa». Stesso discorso per l'Ente porto di Messina: 220 mila euro di compensi agli amministratori per gestire un'area che non esiste.
«Le società regionali - afferma l'economista Salvatore Butera - nei fatti moltiplicano la spesa pubblica aggirando i controlli della Corte dei conti. Il risultato è doppiamente dannoso: non si crea sviluppo né vera occupazione e parallelamente si inquina il libero mercato».
La Regione paga 3 milioni all'anno esclusivamente per i gettoni degli amministratori il cui numero si sarebbe dovuto ridurre (così era stato promesso) e invece è stato mantenuto grazie all'introduzione del sistema duale. Di concorrenza sleale, da parte delle società regionali, parla da tempo anche il presidente di Confindustria Lo Bello che torna a chiedere all'amministrazione regionale «provvedimenti concreti».
Amministrazione che non è immune da sprechi nei suoi stessi uffici. Nessun dirigente generale, al momento, se la sente di puntare il dito contro questo o quell'assessorato. Però, a microfoni spenti, buona parte degli alti burocrati regionali è convinta che le spese assessoriali, soprattutto alla voce «missioni», andrebbero ridotte. Anche del 50 per cento. Il budget complessivo, iscritto in bilancio, ammonta a 9 milioni di euro. Tanto costeranno quest'anno i viaggi di servizio dei dipendenti regionali, come se il progresso tecnologico non ci avesse già regalato Internet e videoconferenze e si dovesse ancora fare tutto di presenza.
La parte del leone la fa l'assessorato all'Agricoltura, non nuovo a record di spesa (può vantare 300 dirigenti). Il budget 2008 per le missioni ammonta a 2.184.000 euro. Al secondo posto l'assessorato al Lavoro che spenderà 1.730.000 mila euro, seguito dalla Presidenza con 1.300.000 euro, centomila dei quali destinati all'ufficio di rappresentanza di Bruxelles per il cui funzionamento si spendono altri 85 mila euro, esclusi stipendi e benefit per il personale. Costano invece 1.678.000 euro le consulenze dell'amministrazione regionale. Pesano soprattutto quelle della Presidenza (445 mila euro), seguita dai Beni culturali (160 mila euro) e dall'Agricoltura (145 mila euro).
Trecentomila sono gli euro che la Regione spende per gli uffici speciali. Salvatore Cuffaro in principio ne aveva creati diciassette ma, braccato dalla Corte dei conti, li ha poi ridotti a 11 salvando fra gli altri: l'Ufficio speciale per la montagna, per il polo museale di Catania, per i controlli di secondo livello, per l'antincendio nei boschi del quale si occupano già forestale e protezione civile.
Da tagliare anche i contributi dell'assessorato al Turismo a manifestazioni che dovrebbero portare nell'Isola migliaia di visitatori. Appena 3 milioni di euro sono destinati a eventi di grande richiamo come le rappresentazioni classiche e il "Cous cous fest". Il resto è appannaggio di sagre locali che spesso nascono e muoiono nel giro di un'estate e che ricevono complessivamente 13 milioni di euro. Venti milioni, su un budget di circa 70 milioni, potrebbero tagliare, secondo economisti e sindacati, i Beni culturali che, come il Turismo, finanziano a pioggia convegni, circoli e complessi bandistici per questi ultimi nell'anno in corso sono stati stanziati 360 mila euro. L'assessore appena nominato, Antonello Antinoro, promette «massimo rigore» nella selezione degli eventi da foraggiare. La lista di manifestazioni da passare ai raggi X è lunghissima.