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Una seconda Tangentopoli

Il ministro della Giustizia, Paola Severino sulla dilagante corruzione politica

15 ottobre 2012

"Questa è una seconda Tangentopoli. E' inevitabile dirlo. La quantità di vicende rende evidente questo paragone con qualche differenza rispetto al '92". Ad affermarlo, a 'Sky Tg24', è stato il ministro della Giustizia, Paola Severino.
Si tratta, ha spiegato Severino, "di una serie di casi estremamente gravi anche perché questi fenomeni si innestano in un quadro di grande debolezza politica e di grandi bisogni del Paese. Lucrare sul denaro pubblico, mentre si chiedono sacrifici ai cittadini è di una gravità inaudita". "Credo che chi ha compiti pubblici abbia doveri più stringenti e debba mantenere le cautele in modo rigoroso" ha aggiunto. La funzione pubblica "comporta dei sacrifici" e questi sacrifici, ha precisato, "vanno fatti nel nome dell'interesse pubblico".

La corruzione, ha sottolineato il ministro, "è un fenomeno dilagante, dannosissimo per l'economia e l'immagine del Paese. Bisogna combatterla con tutta la forza possibile". Il disegno di legge, ha spiegato Severino, "punta a prevenire la corruzione e a colpirla con sanzioni efficaci". Il testo, ha aggiunto, "è sufficientemente condiviso". "Io credo veramente che il disegno di legge anticorruzione sia irrinunciabile".
L'incandidabilità, ha sottolineato ancora, "è un tema importante nella legge anticorruzione. E' importante evitare che tra i candidati ci siano persone condannate". "Il Governo si è impegnato a riempire questa delega entro un mese dall'approvazione della legge anticorruzione". I candidati delle prossime politiche, sottolinea Severino, "devono essere candidati che non devono essere stati condannati con sentenza definitiva".

Per il segretario del Pdl, Angelino Alfano "siamo di fronte a tantissimi ladri che vanno cacciati ed espulsi dal consesso politico, noi dobbiamo operare perché i partiti non patiscano le infiltrazioni". "Noi per esempio - ha aggiunto - abbiamo subito un grande danno dal comportamento ignobile di Fiorito che ha rubato i soldi a cui il partito aveva diritto che venissero spesi per finanziare l'attività politica e promuovere i suoi ideali. Qualcuno, invece, se li è fregati, facendoci oltre al danno anche la beffa per il danno elettorale perché era abbinato all'immagine del Pdl". "Noi siamo stati e saremo inflessibili, tolleranza zero nei confronti di chi sporca e macchia la nostra bandiera", ha concluso.

Quello della Severino con Tangentopoli è stato un "paragone sbagliato" per Stefania Craxi, presidente dei Riformisti Italiani. "Il ministro della Giustizia Severino fa bene a stigmatizzare le vicende vergognose che stanno investendo il nostro sistema politico. Sbaglia però nel paragone con gli anni della Prima Repubblica. Allora si parlava di un sistema di finanziamento illegale ai partiti, sotto l'ombrello del quale si erano formati episodi deprecabili di corruzione; oggi siamo in presenza di un vero e proprio sistema di ladrocinio". Soprattutto, ha sottolineato Craxi, "è stato scardinato, grazie alla clava di una giustizia politicizzata, un sistema partitico che garantiva la selezione di una classe dirigente di prim'ordine. Saltato quel meccanismo, i partiti si sono ridotti a franchising elettorali preda di figuri moralmente miserevoli e squallidi".

"Una seconda Tangentopoli? Quello che afferma il ministro della Giustizia Paola Severino a proposito degli ultimi scandali politici non è assolutamente vero" ha detto all'Adnkronos l'ex ministro Paolo Cirino Pomicino, per il quale "la diagnosi che fa la Guardasigilli del governo Monti non corrisponde alla verità". Per Pomicino, "Severino dimostra con queste parole di non conoscere né quello che avvenne vent'anni fa, né quello che sta avvenendo adesso. Non ne conosce o non ne capisce la differenza. E allora, ha bisogno che qualcuno gliela spieghi".
Può cominciare lei, intanto? "Noi ci proponiamo di farlo nei prossimi giorni - ha risposto Pomicino - in modo che non continui più a ignorare ma sappia distinguere fra ciò che fu allora e ciò che è in questi giorni".

Per il presidente del gruppo Pdl in Senato, Maurizio Gasparri "il disegno di legge anticorruzione può e deve essere approvato rapidamente". "Sarà bene a tal fine che autentiche caste di magistrati fuori ruolo - dice -, collocati spesso varie istituzioni, la smettano di contribuire a complicare l’iter, auspicando norme a proprio vantaggio. Peraltro si tratta di nomenklature care alla sinistra. De hoc satis". [Adnkronos/Ign]

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15 ottobre 2012
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