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Una Sicilia avvolta dal fuoco, quello insensato appiccato dai piromani, e quello ''mandato'' dalle temperature torride

25 agosto 2007

E' una Sicilia avvolta completamente dal fuoco quella di questi giorni. Fuoco proveniente dalle fiamme appiccate dai tanti troppi piromani, e quello proveniente dal clima, che con l'ondata di calore che sta interessando l'Isola da tre giorni, rende invivibili le giornate di questo ultimo scorcio d'estate.   
Ad essere colpite, secondo il bollettino diramato dal Dipartimento della Protezione civile, Catania e Palermo. Anche a Messina temperature alte e un tasso di umidità che ha raggiunto il 95%. A questo si aggiungono forti raffiche di vento che toccano i 21 nodi, alimentando la propagazione degli incendi.

E mentre ieri Patti (ME) ha reso il triste omaggio alle tre vittime arse vive nel tragico incendio avvenuto nell'agriturismo ''Il Rifugio del falco'', dopo giorni di terrore provocato da una follia che sembra dilagare in maniera inusitata, i piromani assassini hanno adesso un nome e cognome. I responsabili sarebbero due pastori, i fratelli Mariano e Valerio Lamancusa, di 32 e 31 anni, scoperti con le auto cariche di fiammiferi e bottiglie. ''Lo hanno fatto - hanno spiegato i magistrati - per guadagnare terreno al pascolo''. A loro carico la polizia ha emesso un provvedimento di fermo di polizia giudiziaria, che deve essere ora convalidato dalla Procura della Repubblica. Mariano e Valerio sono vicini di casa di una delle tre vittime, Cettina Scafidi. La loro casa non è distante più di cento metri da quella della dipendente dell'agriturismo, morta carbonizzata a 39 anni. I fratelli fermati sono i proprietari delle due macchine, una Panda e una Punto, entrambe targate Torino, cariche di pacchi di fiammiferi e alcune bottiglie. I reati ipotizzati contro di loro sono incendio doloso, omicidio plurimo colposo e lesioni gravissime colpose. Uscendo dal commissariato, uno dei due fermati, rivolgendosi ai giornalisti ha detto in dialetto siciliano: ''V'avissiru abbruciari a tutti'', dovrebbero bruciarvi tutti.

E nella zona di Patti l'allerta continua rimanere alta per il timore di nuovi focolai. Un'emergenza terrorizzante che ieri ha interessato il villaggio montano di San Martino delle Scale, in provincia di Palermo, dove sono state evacuate decine di case e molte persone sono state portate nella ex cava Serafinello, localizzata dalla prefettura come centro di raccolta. Una ventina le persone rimaste intossicate dal fumo che hanno avuto bisogno dell'assistenza dei sanitari.
I focolai, su più fronti, hanno rischiato di raggiungere il centro abitato. La zona più devastata è stata quella di Valle Paradiso. A lottare contro le fiamme dieci squadre dei vigili del fuoco con una cinquantina di uomini.
L'incendio nella zona sembra sia divampato nel pomeriggio del giorno precedente e secondo molti abitanti è stato sottovalutato, per questo le operazioni di spegnimento delle fiamme sarebbero arrivate in forte ritardo. Un ritardo denunciato da padre Anselmo Lipari, priore dell'Abazia di San Martino delle Scale. ''La situazione è gravissima. Gli interventi sono stati effettuati in ritardo. Se s'interveniva tempestivamente probabilmente l'incendio sarebbe già stato domato in giornata''.

''Sono bastati 10 minuti perché il piccolo rogo di un incendio già domato l'altro ieri riprendesse vigore e si trasformasse in un inferno di fuoco''. A raccontarlo è stato uno degli sfollati di San Martino delle Scale. ''Dieci minuti - ha detto - e ho visto le fiamme lambire la mia abitazione. L'incendio è divampato per un cambiamento improvviso della direzione del vento. Mia moglie è stata presa dal panico, così come altre persone. Ho visto la gente che gridava e piangeva''.

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25 agosto 2007
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