Una Sicilia senza più Province
Addio alle nove Province. Al posto loro 12-13 Liberi Consorzi di Comuni
E' arrivato poco prima della mezzanotte di ieri il via libera dell'Assemblea regionale siciliana all'abolizione delle Province. Il ddl è stato votato dopo una 'maratona' di oltre trenta interventi di deputati, della maggioranza e dell'opposizione. Alla fine il taglio delle Province, che entro dicembre saranno sostituite da liberi consorzi di comuni, è arrivato con 51 favorevoli, 22 contrari e un astenuto.
Il presidente dell'Ars, Giovanni Ardizzone, ha dato disposizione agli uffici di trasmettere ai cronisti parlamentari l'elenco dei deputati presenti aula (erano 74 su 90) per rendere trasparente il voto.
La legge varata dall'Ars prevede la nomina di commissari nominati dalla Regione al vertice delle nove amministrazioni provinciali decadute e l'annullamento delle elezioni provinciali che avrebbero dovuto tenersi in concomitanza con le comunali a fine maggio.
L'approvazione della legge è stata accolta da un lungo applauso del Presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, che ha assistito in aula alla seduta d'aula fino al voto finale.
Crocetta ha annunciato la costituzione di un gruppo di lavoro formato da professionisti, giuristi e docenti universitari per la stesura della disegno di legge di riforma. Nella successiva conferenza stampa il governatore ha spiegato: "Non mi piace che l'abolizione delle Province passi come la legge dei grillini. Anche se loro si fossero astenuti il Governo non avrebbe avuto problemi. Se l'avessero voluta solo i grillini non sarebbe stata nemmeno discussa. C'è stata la volontà del Governo, della maggioranza, c'è stato un buon lavoro della commissione, e del presidente dell'Ars, i grillini sono stati come tutti gli altri. Qui non ci sono diritti di primogenitura". "Vedremo se la stessa volontà si manifesterà con le partecipate e con gli enti inutili - ha aggiunto Crocetta - Vedremo cosa succederà ad esempio quando aboliremo la quota di compartecipazione alla Compagnia delle isole o al Cerisdi. Non voglio vendere la pelle dell'orso prima del tempo".
A proposito dei consorzi che assorbiranno le funzioni delle Province, il governatore ha spiegato: "saranno enti di programmazione e non di gestione della spesa, non potranno assumere debiti. Prevediamo la formazione di 12 consorzi, uno probabilmente a Marsala, uno a Caltagirone, e forse se ne formerà uno nell'area dei Peloritani e dei Nebrodi. I vertici non percepiranno alcuna retribuzione né indennità. Gli unici rimborsi previsti sono quelli per le trasferte".
Durante la seduta il governatore s'è rivolto ai banchi d'opposizione - Pdl, Pid-Cp e Pds-Mpa hanno votato contro la legge, proposta dalla maggioranza che sostiene il governo - dicendo: "Io governo per dare un sogno di cambiamento alla Sicilia, voi invece volete conservare la Regione dello sciupa-sciupa".
Per Nello Musumeci, intervenuto all’Ars, il ddl "è un bluff, è una truffa quella che vi state accingendo a compiere. I siciliani non abboccheranno. Non può passare come rinnovamento una legge nata in un talk show, dopo che lo stesso Crocetta aveva già fissato la data delle elezioni. Non è consentito far passare per riforma l'abolizione del principio della partecipazione della scelta dei cittadini attraverso il voto". "E allora è una pagina triste. Stiamo espropriando il diritto di voto di 4 milioni di siciliani. Il parlamento non può gioire per quello che si va a compiere - ha aggiunto Musumeci -, in nome della rivoluzione del grande eroe Crocetta". "Ma come diceva un filosofo francese - ha aggiunto il parlamentare regionale - gli eroi sono come certi dipinti: per apprezzarli non bisogna guardarli molto da vicino. I Siciliani guarderanno da vicino questo governo, quando avranno conosciuto gli effetti devastanti di un ente di governo legittimato dal popolo, trasformato da Crocetta in un ente di sottogoverno affidato ai partiti".
"Siamo davanti ad uno scempio istituzionale in nome di una falsa spending review, una vera e propria restaurazione per alimentare il populismo becero del presidente Crocetta, che spera così di ingraziarsi i parlamentari del Movimento 5 Stelle in vista del voto della finanziaria". Il duro atto d'accusa arriva da Giovanni Avanti, presidente della Provincia di Palermo e dell'Urps. L'Unione regionale delle province siciliane presenterà al commissario dello Stato, il prefetto Carmelo Aronica, una memoria con la quale evidenzierà i profili di incostituzionalità della legge sull'abolizione delle Province approvata ieri sera dall'Assemblea regionale siciliana.
"Durante la campagna elettorale - aggiunge Avanti - con un atteggiamento schizofrenico il governatore ha fissato la data delle elezioni provinciali, facendo incetta di sindaci a cui ha promesso una candidatura alle provinciali. Poi ha spostato quella data ed infine ha abolito le province. Ma vorrei ricordare a Crocetta che è stato eletto solo dal 14% dei siciliani e - conclude - non basta ingraziarsi i grillini per sperare di essere rieletto". "Le province sono diventate lo scalpo da gettare in pasto all'opinione pubblica in un'operazione di vecchia politica, portata avanti per distrarre dai veri sprechi che sono tutti nella Regione, nel suo apparato e nei 200 enti collegati", ha continuato Avanti, snocciolando una serie di numeri. "Solo la macchina regionale tra indennità e rimborsi - ha spiegato - costa oltre 166 milioni di euro, pro capite ad ogni siciliano 32,97 euro. Tutto il personale politico delle nove province, invece, costa 17 milioni di euro, ossia 3,39 euro annui ad ogni cittadino". Poi c'è il capitolo della spesa per il personale. Il costo per la Regione è di oltre 1,6 miliardi di euro, pro capite significa per ogni siciliano 321,33 euro. La spesa complessiva delle province di 199.537.495 euro (pro capite 39,61 euro). Capitolo a parte per i 206 enti strumentali intermedi della Regione siciliana, che nel 2012 sono costati oltre 28 milioni di euro, di cui l'88% destinato alla spesa corrente, ossia consigli di amministrazione, sedi e personale. "A ciò si aggiunge - dice ancora Avanti - il dato sui trasferimenti regionali alle province per l'esercizio delle funzioni nel 2012 pari a 57 milioni, a fronte di oltre un miliardo destinato ai Comuni e agli oltre 197 milioni di euro per enti ed agenzie regionali". "Se Crocetta - conclude Avanti - avesse davvero voluto fare un'operazione di spending review avrebbe dovuto partire dal bilancio regionale, eliminando i dirigenti a contratto esterni, gli assessori esterni e i sottogoverni degli enti collegati che costano circa 30 milioni di euro".
Avanti non interpellerà soltanto il commissario di Stato ma chiederà anche "l'intervento del ministro per gli Affari regionali, perché se non siamo nella Repubblica delle banane la Costituzione va rispettata anche qui in Sicilia". In particolare, l'Urps punta il dito sul riconoscimento di un livello di governo di area vasta per l'esercizio delle funzioni che non possono essere svolte dai singoli comuni a cui fa da contraltare l'abolizione dell'"unico ente previsto in Costituzione per svolgere tali funzioni". "L'articolo 114 della nostra Carta costituzionale - ha spiegato ancora Avanti - qualifica questi enti come elementi costitutivi della Repubblica e il riconoscimento delle autonomie locali (articolo 5) rientra tra i principi fondamentali della Costituzione". Insomma, assicura il presidente dell'Urps, "rientra nelle competenze della Regione siciliana l'istituzione di nuove Province, sempre che i territori di riferimento soddisfino i requisiti richiesti dalla legge, ma certamente non spetta al legislatore regionale la soppressione tout court dell'Ente perché si porrebbe in contrasto con i limiti derivanti dalla Costituzione e dai principi dell'ordinamento giuridico della Repubblica". "Al di là del vulnus alla rappresentatività democratica - ha concluso infine Avanti - è possibile anche la moltiplicazione degli enti di area vasta. Al posto delle nove attuali province potrebbero esserci anche 50 liberi consorzi di Comuni con una moltiplicazione delle sedi periferiche dello Stato in contrasto con le scelte operate dal Governo nazionale che vanno verso una razionalizzazione degli uffici periferici dello Stato".
Province addio, arrivano i consorzi di Comuni: ecco come cambierà la situazione.
La riforma, dopo il sì alla legge che sospende le elezioni, dovrà essere discussa e votata dall'Ars nei prossimi mesi. La legge approvata da Sala d'Ercole fissa al 31 dicembre 2013 il limite ultimo per varare la nuova normativa che introduca l'era dei consorzi e delle città metropolitane.
Al posto delle attuali nove Province nasceranno 12-13 liberi consorzi, che non gestiranno spesa ma saranno enti di programmazione su aree territoriali da almeno150 mila abitanti. A presiederli saranno sindaci indicati dalle assemblee di amministratori (si parla di elezione indiretta di secondo grado) senza alcuna indennità aggiuntiva; gli enti accorperanno le funzioni di Ato, distretti turistici, Srr.
Queste le linee sulle quali il governo regionale di Rosario Crocetta sta lavorando per definire il progetto di riforma delle Province.
Fuori dai consorzi resteranno le città metropolitane di Palermo, Catania e Messina. Ogni consorzio avrà un comune capofila (quello col maggior numero di abitanti); oltre alle attuali nove aree, secondo Crocetta, si potrebbero aggiungere i consorzi di Caltagirone, Marsala e nelle aree dei Peloritani e dei Nebrodi. Il rischio, paventato da alcuni critici della riforma, è che la moltiplicazione dei consorzi si spinga ben oltre.
Secondo Crocetta, la cancellazione delle indennità di presidenti, assessori e consiglieri provinciali, porterà a un risparmio di dieci milioni di euro l'anno.
Ancora da chiarire i dettagli del futuro dei 6.500 dipendenti delle attuali Province, ma anche quali competenze rimarranno in capo ai nuovi organismi, considerando che oggi le Province riscuotono le tasse automobilistiche e si occupano della manutenzione di scuole e strade interne.
Intanto, i Consigli provinciali in scadenza (otto su nove scadono a maggio) saranno sostituiti da un commissario straordinario nominato dal presidente della Regione, d'intesa con l'assessore alle Autonomie locali. Anche i commissari nominati dal governo Lombardo saranno sostituiti: un comma della legge votata dall'Ars prevede la loro decadenza immediata.
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, Lasiciliaweb.it, LiveSicilia.it]