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Una stagione all'inferno. Il rapporto di Medici Senza Frontiere sulla vita degli immigrati stagionali al Sud

01 febbraio 2008

Giornate di lavoro estremo, che cominciano e finiscono con la luna nel cielo. Luoghi di riposo (ma è solo un eufemismo) squallidi, dove le condizioni igieniche sono più che precarie. Nessuna assistenza medica, paghe assurde e se si prova a protestare, punizioni esemplari, per educare anche gli altri.
Una vera e propria vita d'inferno quella degli immigrati stagionali che lavorano nel sud Italia nell'agricoltura, così come l'ha definita Medici Senza Frontiere nel rapporto-denuncia sulle drammatiche condizioni di questi stranieri.
Il primo settembre del 2006 Fabrizio Gatti con un'inchiesta per l'Espresso aveva già portato alla luce questo girone infernale (leggi) e dopo più di un anno, leggendo il rapporto di MSF, si capisce che da allora (ma anche da prima) non è cambiato nulla.

“Ogni anno un esercito di stranieri si sposta da una regione all'altra per lavorare alla raccolta di primizie contribuendo in maniera fondamentale al settore agricolo”, afferma Antonio Virgilio, responsabile dei progetti italiani di MSF. “Da anni nel nostro paese esiste una popolazione vulnerabile che vive in condizioni di estrema precarietà, spesso si tratta di situazioni riferibili a contesti di crisi umanitarie che ben conosciamo. Sindaci, forze di Stato, ispettorati del lavoro, associazioni di categoria e di tutela, ministeri: tutti sanno ma quasi nulla viene fatto”.
Da luglio a novembre 2007 un'equipe mobile di MSF ha visitato e intervistato oltre 600 stranieri impiegati come lavoratori stagionali in agricoltura nelle regioni del Sud Italia. I risultati dell'inchiesta sono allarmanti: gli stranieri si ammalano a causa delle durissime condizioni di vita e lavoro cui sono costretti. Già nel 2004 MSF aveva visitato le campagne del Sud Italia per portare assistenza sanitaria agli stranieri impiegati come stagionali e per indagare questa scomoda realtà. Nonostante le reiterate promesse da parte di autorità locali e nazionali, a distanza di tre anni MSF ha potuto constatare che nulla è cambiato.

Gli stranieri impiegati come stagionali sono in maggioranza uomini giovani provenienti da paesi dell'Africa sub-sahariana, del Maghreb o dell'Est Europa. Il 90% degli intervistati non aveva alcun contratto di lavoro. Le condizioni di vita sono drammatiche: il 65% degli immigrati intervistati vive in strutture abbandonate, il 62% degli intervistati non dispone di servizi igienici nel luogo in cui vive, il 64% non ha accesso all'acqua corrente e deve percorrere distanze considerevoli per raggiungere il punto d'acqua più vicino. Nel 92% dei casi gli alloggi sono sprovvisti di riscaldamento. Queste condizioni di vita e di lavoro si riflettono sullo stato di salute degli stranieri. “Le patologie riscontrate sono principalmente osteomuscolari, a queste si aggiungono malattie dermatologiche, respiratorie e gastroenteriche. Tutte chiaramente legate non solo alle dure condizioni di lavoro, ma anche alle situazioni igienico sanitarie in cui vivono e allo scarso accesso alle cure di primo livello”, afferma la dottoressa Francesca Faraglia, coordinatore medico dei progetti italiani di MSF. La maggioranza dei pazienti ha riferito di essere giunto in Italia in buone condizioni di salute, tuttavia al momento della visita di MSF al 72% dei pazienti è stato formulato almeno un sospetto diagnostico, di cui il 73% è risultato una malattia cronica. Inoltre nonostante la legge italiana garantisca l'accesso alle cure per tutti gli stranieri regolari e irregolari, il 71% degli stranieri intervistati risulta privo di tessera sanitaria. Nel corso dell'indagine MSF ha rilevato una serie di ostacoli e barriere per gli stranieri che si rivolgono ai servizi sanitari.

Questa condizione di precarietà espone gli stagionali ad atti di soprusi da parte dei datori di lavoro e caporali, a violenze e intolleranze. A questo si aggiunge l'assenza pressoché totale di misure tese a garantire standard minimi di accoglienza a tutti i lavoratori stagionali.
“Con questo rapporto MSF vuole denunciare ancora una volta quest'inaccettabile stato di cose e chiedere un immediato atto di responsabilità da parte di autorità locali e nazionali, affinché venga tutelato il diritto alla salute e il rispetto della dignità umana di queste persone” conclude il responsabile dei progetti italiani di MSF.

[Foto di Lorenzo Maccotta per MSF]

- Il Rapporto di MSF ''Una stagione all'inferno'' (pdf)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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01 febbraio 2008
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