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Una tangente di 38 mln di euro per i termovalorizzatori siciliani mai realizzati

È la convinzione degli analisti della società di revisione Enrst & Young

31 gennaio 2014

Trentotto milioni di euro in tangenti per aggiudicarsi gli appalti per i termovalorizzatori in Sicilia, poi mai realizzati.
E’ quanto emergerebbe da una relazione degli analisti della società di revisione Enrst & Young, al termine di un audit commissionato da Gea che, con l’italiana Pianimpianti, avrebbe dovuto fornire tre dei quattro maxi-inceneritori. Il giro di presunte tangenti sarebbe adesso finito al centro di una inchiesta della Procura di Bolzano.

Nella relazione, come riportato dal Sole24Ore on line, gli esperti di Enrst & Young scrivono che sarebbero emersi "indizi che fanno presumere che un valore pari a 38 milioni di euro non abbia diretta correlazione con le commesse; che tale importo sia entrato a far parte delle commesse per effetto di sovrafatturazioni; che le transazioni per l'importo sopra citato siano state realizzate attraverso Pianimpianti e Lurgi; che le persone coinvolte sono state oggetto di indagini penali in Italia e in Germania per accuse di corruzione e che hanno fornito informazioni incomplete e contraddittorie sui fatti".

Il giro di presunte tangenti è finito al centro di una inchiesta della Procura di Bolzano, coordinata da Guido Rispoli. Il pm si trovò a indagare sulla tedesca Lurgi (subholding interamente posseduta da Gea) la cui controllata Lentjes aveva il 20% di Pianimpianti, poi ridotto all'8,23 per cento. Il pm scoprì che la Lurgi aveva pagato tangenti per aggiudicarsi il termovalorizzatore di Colleferro, in provincia di Roma, e che era invischiata in altre attività corruttive per la realizzazione di analoghi impianti in diverse zone d'Italia. Gli atti furono inviati a Palermo, ma l'indagine non decollò.

La gara per i termovalorizzatori fu indetta nell'agosto 2002 dall'ex governatore Totò Cuffaro, nella veste di commissario delegato per l'emergenza rifiuti, e aggiudicata nel 2003 a quattro società consortili: Tifeo, Platani e Pea, controllate dal gruppo Falck-Actelios attraverso Elettroambiente, e Sicil Power, controllata da Daneco e Waste Italia.
Il progetto si arenò nel luglio 2007, quando la Corte di Lussemburgo annullò i bandi per violazione delle norme europee. Dopo due anni i bandi furono riscritti dall'Agenzia regionale per i rifiuti e le acque (Arra), gestita da Felice Crosta, il burocrate passato alla storia per la pensione d'oro. L'asta andò deserta per una clausola che imponeva al vincitore l'implicito risarcimento dell'aggiudicatario precedente. A quel punto l'ex governatore Raffaele Lombardo, subentrato al dimissionario Cuffaro coinvolto nell'inchiesta per mafia, abbandonò definitivamente il progetto.

"Quanto sta emergendo - dice il coordinatore regionale di Sinistra Ecologia e Libertà, Massimo Fundarò - non è altro che la conferma dei nostri sospetti. L’affare inceneritori era fortemente inquinato da una rete di tangenti e di irregolarità amministrative a tutti i livelli. Questo genere di contesto spiega perché siano state ignorate le considerazioni sulla loro pericolosità ambientale e soprattutto sulla loro antieconomicità. Ci auguriamo che venga fatta piena luce su questa pagina oscura della politica siciliana".
Sulla vicenda è intervenuto anche Giuseppe Messina, portavoce dei Verdi di Palermo: "Avevamo ragione - dice -. L’ipotesi ed i dubbi che attorno alla realizzazione dei quattro termovalorizzatori in Sicilia ci fossero interessi illegali e certamente non del tutto trasparenti nel sistema, è stato acclarato oggi anche attraverso notizie stampa, che riferiscono di una tangente di 38 milioni di euro". "Chiediamo alla Procura della Repubblica di Palermo - ha aggiunto Messina - di intervenire per verificare se vi sono reati penalmente rilevanti per la realizzazione dei termovalorizzatori in Sicilia. Ritorna, infatti, alla memoria l’azione dalla Procura palermitana che sequestrò il cantiere del realizzando termovalorizzatore di Bellolampo, poi dissequestrato. Ma alla luce delle notizie stampa di oggi, varrebbe la pena recuperare gli atti di quell’indagine, sollecitata con numerose denunce e dossier dettagliati dalle associazioni ambientaliste e dai Verdi di Sicilia".

[Informazioni tratte da Italpress - €conomiaSicilia.com, ANSA, Lasiciliaweb.it]

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31 gennaio 2014
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