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Una terra da commissariare

L'Ance Sicilia chiede ai presidenti Monti e Napolitano di intervenire su fondi europei inutilizzati

09 ottobre 2012

L'Ance Sicilia con una lettera aperta ha chiesto al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e al premier Mario Monti di intervenire subito in via sostitutiva sulla gestione dei fondi europei per infrastrutture assegnati alla Sicilia, o con un commissario ad acta o tramite la costituzione di una task force interministeriale sul modello di quella voluta dal ministro Fabrizio Barca con Rfi che ha già sbloccato diverse importanti opere ferroviarie al Sud.
L'iniziativa nasce dal fatto che giacciono inutilizzati 10 miliardi di euro del programma 2007-2013, somme che dovranno essere restituite all'Europa se non saranno utilizzate entro il prossimo anno. Ciò accade, osserva l'Ance Sicilia, perché "se la Regione svincolasse la propria quota obbligatoria di cofinanziamento, violerebbe il Patto di stabilità. E per il 2013 ci viene annunciata dalla Regione un'ulteriore contrazione di 1 miliardo negli investimenti in opere pubbliche".

"E' il segno del fallimento della politica - dichiara l'Ance Sicilia nella nota al Capo dello Stato e al premier - di un'intera classe politica che ha determinato questa drammatica situazione finanziaria perché nell'ultimo decennio, piuttosto che sostenere le attività produttive e lo sviluppo, ha impegnato la maggior parte del bilancio regionale per foraggiare centinaia di migliaia di soggetti improduttivi, ossia quei bacini di voti che garantiscono ogni volta la riconquista della poltrona con stipendi e privilegi da nababbi". L'Ance Sicilia, ad esempio, si dice "amareggiata per avere appreso - dopo avere condotto una battaglia per l'esenzione di 600 milioni di euro dal Patto di stabilità - che la Giunta regionale, in prossimità delle elezioni, si è affrettata ad assegnare da quel budget le somme per gli stipendi di forestali e formatori, mentre le aziende che da anni attendono il pagamento delle fatture non sanno ancora se percepiranno qualcosa".

Nel solo settore edile le pubbliche amministrazioni devono 1,5 miliardi di euro e in questo contesto le banche non ritengono più affidabile questo mercato del credito. La conseguenza è che sono già fallite 475 imprese, hanno perso il lavoro 76mila operai, fra aprile e maggio di quest'anno si è registrato il boom della cassa integrazione (+250%) con punte di +476% a Siracusa.
"Il blocco del bilancio regionale - fa ancora notare l'Ance Sicilia - sta disseminando il rischio default: metà dei Comuni è costretta a ridurre i servizi primari e va incontro al dissesto strutturale di gestione; si fermano i trasporti pubblici; scuola e sanità pubbliche sono ridotte al lumicino; i servizi sociali e per gli anziani sono in abbandono". "Tutto questo - scrive l'Ance Sicilia - mentre i politici continuano nella loro difesa corporativa di privilegi e clientele, come se non vedessero che attorno a loro la Sicilia sta crollando".
"Serve una svolta per una gestione etica, morale e cosciente - ribadiscono i costruttori siciliani - che però non può venire da qui. Infatti, temiamo che il quadro politico che si prevede uscirà dalle elezioni del 28 ottobre sarà frammentato e non metterà il prossimo governo nelle condizioni di assumere decisioni forti e neppure di approvare il bilancio entro aprile 2013. Scatterebbe il commissariamento, a norma di Statuto".

L’Ance Sicilia ha inoltre avviato una class action contro Comuni, Province e Regione, sia per ottenere le somme dovute tramite decreti ingiuntivi sia per chiedere il risarcimento dei danni provocati dalle prolungate morosità alle imprese che rischiano il fallimento o hanno già chiuso i battenti. "Prima non dormivamo a causa dell’oppressione della mafia. Avevamo riconquistato il sonno grazie ai risultati della svolta di legalità che abbiamo sostenuto. Adesso non dormiamo più perché le pubbliche amministrazioni non ci pagano da anni e nel frattempo Riscossione Sicilia ci perseguita con le cartelle esattoriali" dicono.
I costruttori siciliani, stanno anche organizzando una marcia su Roma, assieme all’Ance nazionale, ai sindacati e al sistema degli enti locali, per chiedere al governo Monti una corsia preferenziale per le imprese siciliane, considerato che il nuovo governo regionale sarà operativo non prima di alcuni mesi. E se ciò non bastasse, una serrata: le imprese sospenderanno tutti i cantieri di opere appaltate da pubbliche amministrazioni morose.

Per il presidente dell’Ance nazionale, Paolo Buzzetti, "la Sicilia è giunta in anticipo ad una condizione disperata che man mano toccherà le altre regioni e sta facendo da ‘laboratorio’ per mettere a punto contromisure che poi adotteremo altrove". "Non si può più rinviare - aggiunge - l’accelerazione del Pil dell’Italia. Una via immediata è sbloccare la modernizzazione del Sud. Lo Stato sostenga le nuove infrastrutture e renda sicuri gli edifici pubblici e i territori, riduca gli oneri fiscali sulle grandi opere, semplifichi le procedure autorizzative e introduca il ‘silenzio-assenso’; inoltre, aiuti le famiglie che devono acquistare immobili e le imprese che devono realizzare opere di edilizia residenziale".

[Informazioni tratte da ASCA, ANSA, Adnkronos/Ign]

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09 ottobre 2012
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