Unica città italiana alla Biennale di Shanghai
Palermo "felicissima", e i suoi artisti, presenti all'importante appuntamento cinese
Cinacria - Sicilian jesuit in China in the 17th Century (dettaglio) - Laboratorio Saccardi
PALERMO, LA FELICITA' DI VOLARE IN CINA
Scritto da Helga Marsala (Artribune)
Palermo felicissima. Mai titolo suonò più stridente. Scelto non si sa se per provocazione o per genuino ottimismo. Così si chiama la mostra, curata da Laura Barreca e Davide Quadrio, che il 1 ottobre porterà alla Biennale di Shanghai una rosa di artisti, testimonial del capoluogo siciliano per il progetto City Pavillion.
Una cosa è certa: di felicissimo Palermo non ha proprio niente, al momento. Uno scenario malconcio e zoppicante, in cui il vuoto culturale e istituzionale è colmato solo dai cumuli di spazzatura per strada. E allora fa piacere apprendere che, in qualche parte del mondo, si ricordano della conca d’oro magnifica e odorosa, scelta accanto a metropoli come Mumbai, Istanbul, Taipei, Londra, Berlino, San Francisco, per una ricognizione urbana di portata mondiale. Viene quasi il dubbio che l’abbiano fatto apposta. Come dire: siete talmente messi male in Italia, che a vostra esemplare rappresentanza prendiamo una delle città più martoriate, la regina dell’isola trinacria: un mezzo cadavere sopra un vecchio battello alla deriva in mezzo al mare.
Ma poi torniamo a credere che no, Palermo andrà a Shanghai perché è una città bella, gioiosa, radiosa. Nostra signora Panormus: non felicissima ma potentissima, sempre. Tra miseria e nobiltà.
"Untitled" - Manfredi Beninati
Si va in Cina, dunque. Al Museo d'Arte contemporanea di Shanghai, dentro il Future Pavillion, ex-centrale elettrica già utilizzata per l’Expo 2010. Sugli undici nomi, che per i curatori meglio restituiscono il genius loci, s’è molto chiacchierato. E noi - tra rumors e indiscrezioni - riusciamo ad anticiparveli quasi tutti. Le linee individuate sono due: da un lato i palermitani di successo, quelli più internazionali, magari con base all’estero e legati a gallerie importanti (da De Carlo a Lorcan O’Neill). Dall’altro i non palermitani, anch'essi con carriere avviate, se non ultra consolidate, che da Palermo sono passati.
Del primo gruppo fanno parte Manfredi Beninati, Francesco Simeti e, per il teatro, Emma Dante, che ripropone il suo spettacolo del 2001 mPalermu. Di Simeti sappiamo che realizzerà un wall paper ispirato ai paesaggi di Francesco Lojacono, col supporto scientifico della Gam. À côté, troviamo Massimo Bartolini, Lee Kit - che rappresenterà Hong Kong alla prossima Biennale di Venezia - e Guo Hongwei, tra i nuovi pupilli orientali di James Cohen.
Il rapporto con Palermo? Più un pretesto, che una vera liaison. Se Bartolini aveva realizzato un’installazione al Museo Riso, i due emergenti avevano esposto nella sede palermitana della Galleria Aike-dell’Arco (ormai attiva quasi unicamente a Shanghai).
"Bird No. 2." - Guo Hongwei
E poi c’è il Laboratorio Saccardi. Giovani, senza mega-gallerie né biennali in agenda, sono un po’ gli outsider, la scheggia impazzita della selezione panormita: politicamente scorretti, iperattivi, in certi casi geniali, in certi altri naif, fanno storia a sé, con un linguaggio sicuramente personale. Per Shanghai realizzano "Cinacria - Sicilian jesuit in china in the 17th century", un polittico sulle tratte dei Gesuiti percorse dalla Sicilia alla Cina nel Seicento, di cui pubblichiamo un dettaglio in anteprima.
Infine, giusto una voce di corridoio. Un nome che avremmo intercettato sarebbe quello di Formafantasma, acclamato duo di designer italiani trapiantati in Olanda - attualmente impegnati anche con Fendi - che alla Sicilia ha dedicato diversi progetti.
I fondi per l’intera operazione? Oltre la budget messo a disposizione dalla Biennale, il resto arriva dalla Regione Siciliana e da due sponsor privati: una grossa azienda d’abbigliamento cinese ed Elenka, il patron del gelato siculo, già illuminato supporter di altri progetti d’arte contemporanea sull’isola.