Uno sciopero della fame contro Unicredit

"Se io ho il bilancio in rosso, perché Risanamento che ha già portato i libri in tribunale merita credito e io no?". A dirlo è l'imprenditore Giuseppe Pizzino, in sciopero della fame da mercoledì scorso, che da una settimana staziona sotto la sede dell'Unicredit a Milano, per ottenere un finanziamento per la sua azienda di abbigliamento, la Castello di Brolo, nel messinese. "Non sono venuto a Milano - prosegue l'imprenditore, dopo la risposta dell'Unicredit - per farmi dire che i miei bilanci sono in rosso. Io chiedo: visto che ho i bilanci in rosso e che il mio patrimonio è passivo, se voglio fare uno stabilimento nuovo per recuperare il gap rispetto al Far East e se ci metto ancora dei soldi, voi me li prestate?".

L'imprenditore sostiene che il suo progetto di ammodernamento della produzione, per il quale ha chiesto un finanziamento, non e' mai stato valutato nel merito: "Sono 3 anni - dice - che il progetto è in giro. Nessuno ha mai letto più della prima pagina. Unicredit ha fatto 5 comunicati e mai ho letto un giudizio nel merito".

Dopo la protesta qualcosa si è mosso. "Dopo la sollecitazione del ministro Tremonti - ha detto Nino Germanà, componente la Commissione Finanze della Camera - , Unicredit ha ora lanciato un segnale di apertura, a mio avviso dovuto, verso l'imprenditore titolare della camiceria 'Castello' che cerca solo di tutelare la sua sana attività e la salvaguardia di trecento posti di lavoro. Il sistema bancario deve sorreggere la nostra impresa, soprattutto in casi come questi, nei quali l'impresa è sana e chiede l'accesso al credito per innovare e avere forza sul mercato. Spero che adesso agli annunci seguano fatti concreti". [Adnkronos]