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Urticati, punti, offesi dai ''pericoli'' del mare: meduse, tracine e ricci. Niente paura! Per tutto c'è un rimedio

11 agosto 2007

Si stacca la spina! Si va in vacanza e... via, dietro le spalle crucci, preoccupazioni e pensieri da lavoro.
Quindi basta, si va al mare!
Qualcuno vuole andare in montagna? Faccia pure, ma noi vogliamo parlare un attimo con tutti quelli che sposteranno per un periodo la loro esistenza sulle spiagge, e a questi dare qualche consiglio affinché qualche piccolo, normale ''inconveniente di mare'' rovini quei pochi giorni di vacanza che la stragrande maggioranza può permettersi durante l'anno.
Nella fattispecie, vogliamo qui raccogliere e dispensare qualche utile consiglio per affrontare nella maniera migliore i ''pericoli'' in cui i bagnanti possono incorrere lungo le nostre belle coste: scorfani e ricci tra gli scogli, tracine nella sabbia, oppure meduse dai lunghi filamenti urticanti in acqua.
Non sempre è possibile evitarli, quindi, nel caso, è meglio conoscere in anticipo gli animali protagonisti di possibili ''spiacevoli'' incontri. Di seguito vi offriamo una breve panoramica del biologo dell'Istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare (Icram), Leonardo Tunesi...

MEDUSE: trasportate dalle correnti, si ritrovano ad arrivare sottocosta. La più pericolosa nei nostri mari è la ''Pelagia noctiluca'', con un ombrello di massimo 15 cm di colore rosa/arancio. Sono i suoi quattro filamenti ad essere pericolosi, che possono arrivare fino a 4 metri. Si può essere colpiti anche senza vederla affatto e quindi rimanere urticati anche a un metro di distanza. Altra specie più comune è la ''Rhizostoma pulmo'', il cosiddetto ''polmone di mare'', che è meno urticante e si può evitare, perché non ha filamenti.
Cosa fare di fronte ad un battaglione di meduse? Nuotare avendo alle spalle l'ombrello degli animali diminuisce la possibilità di essere colpiti dai filamenti. Il veleno che inietta la medusa è una proteina e a 65 gradi si denatura. Per questo i pescatori delle Eolie tenevano in barca un frammento di ossidiana, pietra lavica vetrosa. All'occorrenza se la passavano bella calda sulla parte colpita.
A cosa servono i filamenti alla medusa? Per pescare e per proteggersi in caso di attacco dei predatori.

TRACINE, SCORFANI E RICCI: sono tutte e due specie mimetiche. La prima si nasconde nel fondo di sabbia, il secondo vive fra gli scogli, in mezzo alle spaccature. La tracina è un pesce osseo e in caso di pericolo raddrizza la pinna dorsale e il primo raggio è osseo e cavo, collegato ad una ghiandola velenifera.
Come evitarle? Esemplari grandi in pochi metri d'acqua non ci sono, comunque se ci si muove piano la tracina si sposta invece di farsi calpestare. Se si intravede sul fondo, con la sua pinna nera, meglio non molestarla: il veleno è alquanto doloroso e come nel caso delle scorfano viene iniettato; Per quanto riguarda i ricci sono due le specie presenti, ''Paracentrotus lividus'' e ''Arbacia lixula''. La prima specie è di colore scuro, ma immersa in acqua può assumere diverse sfumature e una volta morta si riconosce dallo scheletro verde. La seconda specie è semplicemente nera ed ha uno scheletro rosa. Ad essere mangiata è sempre la stessa, la ''Paracentrotus lividus'', che a seconda della Regione viene definita come il maschio oppure come la femmina, invece è una specie nettamente distinta dall'altra.
L'unica difesa per questo animale sono le spine, quindi fare attenzione, specie fra gli scogli, ed evitare di metterci i piedi sopra. In caso estrarre gli aculei con una pinzetta, altrimenti si rischiano fastidiose infezioni.

ALTRE SPECIE: coralli superficiali in Mediterraneo non ne abbiamo. Le attinie, come ''l'Anemonia sulcata'', verde iridescente con la parte finale di tentacoli di colore lilla, si può trovare in poca acqua nelle scogliere. In genere provocano problemi solo in persone specificamente allergiche, ma è meglio non giocarci se si hanno tagli e ferite. Per quanto riguarda razze e torpedini, raramente si incontrano nei nostri mari. Le razze, a seconda della specie possiedono un peduncolo sulla coda, una parte ossea che possono usare per difendersi; le torpedini hanno invece muscoli in grado di produrre corrente elettrica. Meglio guardarle da lontano.

Ma se si viene in contatto con questi ''esseri marini'' come ci si deve comportare?
Niente ammoniaca o succo di limone. In caso di un incontro con meduse o tracine questi rimedi della tradizione popolare sono del tutto sbagliati.
Le meduse dei mari italiani non pungono né mordono, ma provocano una irritazione della pelle mediante i tentacoli urticanti, la reazione è quindi limitata alla pelle e può essere più o meno estesa. Un primo intervento utile è quello di lavare la parte con acqua, meglio se di mare, raschiando poi la cute con una superficie liscia (anche una carta bancomat), per eliminare i microtentacoli rimasti sulla pelle.
Come trattare la parte colpita? Evitare ammoniaca e succo di limone: applicare pomate cortisoniche e non antistaminiche, che con il sole possono provocare problemi di fotosensibilizzazione.
Altro incontro spiacevole può essere quello con le tracine, più comune all'inizio della stagione, quando le spiagge sono meno affollate. In genere le tossine prodotte dagli animali marini sono termolabili, vale a dire si degradano con il calore, quindi è necessario immergere la parte in acqua calda ma sopportabile, senza rischiare un ustione, oppure nella sabbia calda, per un periodo compreso tra 30 e 90 minuti. In questo modo il veleno viene inattivato. Sulla parte meglio applicare una pomata cortisonica: se il dolore diventa importante, meglio rivolgersi al medico o a un centro antiveleni.
I consiglio sopra riportati provengono dal Centro antiveleni del Policlinico Gemelli di Roma.

E siccome la prudenza non è mai troppa...
10 consiglio 10 per difendersi dalle meduse:
1) Evitare di strofinarsi occhi e bocca.
2) Non lavare la parte con acqua dolce perché favorisce la produzione di neurotossine, capaci di causare danni a livello del sistema nervoso centrale.
3) Non utilizzare acqua fredda o ghiaccio.
4) Non grattarsi, in quanto ciò stimolerebbe l'attività muscolare, mettendo in circolo più velocemente la sostanza tossica.
5) Lavare la parte colpita con acqua di mare e disinfettarla con bicarbonato.
6) Evitare l'utilizzo, secondo quanto consigliato dalle credenze popolari, di impacchi con aceto o ammoniaca, perché sulla loro efficacia la medicina moderna ha avanzato numerosi dubbi.
7) E' sconsigliato anche l'uso di alcool che può stimolare l'apertura dei nematocisti, le cellule urticanti delle meduse.
8) Prima di utilizzare creme o pomate chiedere sempre il parere di un medico o di uno specialista.
9) Non rimuovere i frammenti dei tentacoli con pinzette, utilizzare, invece, le mani, per evitare di lacerare i tessuti e causare la fuoriuscita di tossine dannose.
10) Se presi dalla disperazione, come rimedio estremo, usare pomate antistaminiche o cortisoniche, ma sempre sotto il controllo di un medico.
Quando ci si deve preoccupare? Solo quando si evidenziano una forte reazione cutanea, crisi respiratoria, pallore, sudorazione e disorientamento. In questo caso è consigliabile chiamare subito il 118.

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11 agosto 2007
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