Ustica, 27 giugno 1980
Una strage senza colpevoli. Sul DC9 Itavia, in volo da Bologna a Palermo, viaggiavano 81 persone...
Il 27 giugno 1980 un DC9 Itavia in volo da Bologna a Palermo ''cadde'' tra l'isola di Ponza e l'isola di Ustica causando la morte di 81 persone tra passeggeri ed equipaggio.
Un cedimento strutturale dell'aereo fu la causa cui immediatamente venne attribuita la ragione del disastro che apparve quindi nella contestualità del suo verificarsi agli occhi dell'opinione pubblica soltanto uno dei ricorrenti incidenti che funestano il traffico aereo...
Caro diario sono felice, oggi è il 26 giugno 1980 e sono stata promossa. Evviva!!! (ho tredici anni) Mamma e Papà sono molto orgogliosi di me, mi hanno promesso da mesi che il loro regalo per la promozione sarà portarmi con loro in Sicilia. Evviva!! Ce l'ho fatta e non vedo l'ora di fare il mio primo viaggio in aereo, anche per i miei genitori è la prima volta. Oggi ho telefonato a mia cugina a Palermo, le ho detto che fra qualche giorno ci vedremo, anche la nonna è contentissima e non vede l'ora, ed anch'io sono impaziente di fare questo viaggio.
Caro diario oggi 26 giugno 1980 c'è stato un cambiamento nel programma. La mamma ha detto che siccome non ha trovato posto in aereo, partono solo loro due con la speranza di poter trovare due biglietti, promettendomi un nuovo regalo al ritorno. Uffa!!! Non è giusto! Sono arrabbiatissima! Non voglio un altro regalo. Ho pianto tutto il pomeriggio, ma le mie lacrime sono servite solo a far partire la mamma molto triste. Le sue parole per consolarmi sono state: "tu devi badare alla famiglia perché sei la più giudiziosa". Uffa! Mamma mi ha tradita, non è stata di parola. Non si fanno promesse se poi non si mantengono. Io voglio il regalo promesso. Voglio volare con Mamma e Papà.
Oggi 27 sono partiti, nel pomeriggio hanno telefonato per dire che l'aereo partiva in ritardo, volevano parlare con me, ero così arrabbiata che non sono andata al telefono.
Caro diario oggi 28 giugno 1980 non crederai a quello che ti dirò ora: la Mamma e il Papà non hanno ancora telefonato per dire che sono arrivati. Qui sono tutti agitati. Non credo a quello che sento, dicono che l'aereo è scomparso!! No! Non è possibile, non può succedere niente di brutto ai miei genitori. Io sono la piccola di casa. Ma perché a casa nostra c'è sempre il dottore e mi mandano sempre a comprare la camomilla? Perché i miei fratelli e mia sorella piangono sempre? Perché la TV fa vedere sempre quelle immagini nel mare? Sono tutte finte, come dice sempre la Mamma! Se potessi sentirla al telefono la Mamma mi tranquillizzerebbe. Mi sento morire. I miei fratelli sono partiti a cercare Mamma e Papà. Sono due giorni che tengo le dita incrociate, qui sono tutti disperati, ma io no, perché so che Mamma e Papà torneranno molto presto. [...]
Anno 1990. Da quel triste momento di dieci anni fa tutti mi hanno sempre detto che ero fortunata ad essere così piccola e che quindi non soffrivo più di tanto, ma non sanno che quando la speranza muore la vita non ha più senso. Quella bambina è cresciuta, ora ha ventitré anni, ed ancora non sa che senso dare a questa sua sofferenza.
Linda Lachina
da "Ustica - La via dell'ombra" di Flaminia Cardini - Sapere 2000
27 giugno 1980 - Ore 20.59 minuti e 45 secondi: Sul punto di coordinate 39°43'N e 12°55'E scompare dallo schermo radar un velivolo civile, è il DC-9 I-Tigi della società Itavia, in volo da Bologna a Palermo, con a bordo 81 persone, 78 passeggeri, di cui 13 bambini, e tre uomini di equipaggio.
Il velivolo si è inabissato al largo di Ustica. Il DC-9 volava con la sigla IH-870 ed imboccò l'aerovia Ambra 13, dopo aver sorvolato l'isola di Ponza.
Da lì avrebbe proseguito fino a Palermo. L'ultimo contatto radio con il centro di Roma Fiumicino risultava positivo: il co-pilota Enzo Fontana confermò che nessun ritardo era previsto per l'atterraggio a Punta Raisi. Alle 20.59 e 45 secondi i radar registrarono l'ultima battuta dal trasponditore del DC-9.
Poi calò il silenzio, tutte le comunicazioni si interruppero all'improvviso e il volo Itavia 870 scomparve dagli schermi. Quattro minuti più tardi a Fiumicino il controllore di volo Corvari cercò di rimettersi in contatto con il DC-9, ma senza risultato. Nemmeno un velivolo dell'Air Malta che volava in quel momento sulla stessa aerovia, a 83 miglia di distanza, riuscì a contattare il Capitano Domenico Gatti ed il suo equipaggio.
A quel punto l'aereo era già precipitato.
Ci fu quasi subito un febbrile scambio di comunicazioni, come si è potuto ricostruire più tardi, tra i centri radar dell'Aereonautica e tra questi e il Comando della regione aerea di Martina Franca, in Puglia.
In sede processuale emerse poi che alcuni nastri delle postazioni radar militari che coprivano l'area furono cancellati, i registri delle presenze alterati, la registrazione fonica effettuata a Licola fu fatta sparire e Martina Franca affermò di non aver mai ottenuto la trasmissione di quei dati che, secondo una prassi usuale, vengono inviati dagli altri centri sotto il suo controllo.
I soccorsi furono allertati una decina di ore dopo il disastro: quello che si poté ritrovare del DC-9 furono soltanto frammenti e numerosi corpi che galleggiavano a pelo d'acqua, orribilmente mutilati. La gran parte del velivolo era già affondata.
Per circa due anni il disastro venne attribuito ad un cedimento strutturale dell'aereo, poi si parlò di una bomba a bordo, quindi di una battaglia aerea tra velivoli Usa e Libici, e ancora di un'esercitazione Nato finita male per il mancato rispetto delle regole.
25 anni di indagini e processi, fra depistaggi e omissioni, non hanno portato ad attribuire la responsabilità di quanto avvenne quella sera.
Nel 1999 il Giudice Rosario Priore scriveva che ''l'incidente al DC-9 è occorso a seguito di azione militare di intercettamento. Il DC-9 è stato abbattuto, è stata spezzata la vita a 81 cittadini innocenti con un'azione, che è stata propriamente atto di guerra, guerra di fatto e non dichiarata, operazione di polizia internazionale coperta contro il nostro Paese, di cui sono stati violati i confini e i diritti. Nessuno ha dato la minima spiegazione di quanto è avvenuto''.
Accusati dell'assoluta mancanza di chiarezza sono stati importanti esponenti dell'Aeronautica Militare Italiana, che avrebbero taciuto informazioni in loro possesso o ne avrebbero fornite di fuorvianti alle autorità.
La vicenda processuale innescata dalla strage di Ustica, si è conclusa con la sentenza della Corte di Assise che il 30 aprile del 2004 assolveva due di quattro alti gradi dell'Aeronautica in servizio all'epoca dei fatti e rinviati a giudizio nel 1999, per altri due il reato di alto tradimento è prescritto.
Quello che avvenne la sera del 27 giugno dell'80 sui cieli di Ustica, par una grande parte di persone non è mai stato un mistero. La vera causa, i diretti colpevoli e chi diventò colpevole nascondendo la verità, rimangono avvolti da un fitto mistero per chi ebbe la vita stravolta da quel 27 giugno dell'80.
La strage di Ustica: le tappe salienti di questi 25 anni
27 giugno 1980. Alle 20,59 il DC-9 Itavia Bologna-Palermo scompare. I morti sono 81. La prima ipotesi è di cedimento strutturale. Una telefonata a nome dei Nar sostiene che sull'aereo c'era l'estremista di destra Marco Affatigato. Si rivelerà un tentativo di depistaggio.
18 luglio 1980. In Calabria, sulle montagne della Sila, vengono trovati i resti di un Mig 23 libico.
17 dicembre 1980. Aldo Davanzali, presidente della compagnia aerea Itavia, afferma di avere la certezza che ad abbattere il suo DC-9 è stato un missile lanciato da un aereo.
16 marzo 1982. La relazione della commissione d'inchiesta ministeriale esclude il cedimento strutturale, ma conclude che non è possibile stabilire se è stato un missile o una bomba.
Gennaio 1984. Il pm Giorgio Santacroce formalizza l'inchiesta che passa al giudice istruttore Vittorio Bucarelli. Quest'ultimo nomina una commissione di periti per stabilire le cause del disastro.
10 giugno 1987. La ditta francese Ifremer, poi indicata da più parti come collegata ai servizi segreti francesi, inizia le operazioni di recupero dei resti del DC 9, a 3.600 metri sul fondo del Tirreno. Il recupero sarà incompleto e si concluderà a maggio del 1988.
16 marzo 1989. Il collegio dei periti consegna al giudice istruttore Vittorio Bucarelli la propria relazione che sostiene la tesi del missile lanciato da un aereo. periti degli ufficiali dell'Aeronautica inquisiti sostengono che si è trattato di una bomba.
23 luglio 1994. Per il collegio peritale nominato dal giudice Priore a provocare il disastro è stata una bomba nella toilette dell'aereo ma due periti presentano un'altra relazione che non esclude il missile.
17 giugno 1997. Secondo una perizia sui tracciati radar consegnata a Priore da un collegio di esperti, oltre al DC-9 la sera del 27 giugno 1980 c'erano in volo anche aerei militari.
31 luglio 1998. I pubblici ministeri romani Nebbioso, Roselli e Salvi chiedono il rinvio a giudizio per i generali dell'Aeronautica Lamberto Bartolucci, Zeno Tascio, Corrado Melillo e Franco Ferri e per altri cinque ufficiali.
31 agosto 1999. Rinviati a giudizio i generali Bartolucci, Tascio, Melillo e Ferri per attentato contro gli organi costituzionali con l'aggravante dell'alto tradimento e altri 5 ufficiali, mentre si dichiara di non doversi procedere per strage perché ''ignoti gli autori del reato''.
23 giugno 2000. La procura militare di Roma chiede l'archiviazione dell'indagine sul disastro di Ustica, in quanto: ''Non ci sono i presupposti per rivendicare spazi di giurisdizione da parte della magistratura militare''.
28 settembre 2000. Si apre a Roma nell'aula bunker di Rebibbia, davanti alla sezione terza della Corte d'Assise di Roma, il processo sui presunti depistaggi.
11 aprile 2001. Il presidente dell'Itavia, Aldo Davanzali, chiede allo Stato un risarcimento di 1.700 miliardi per danni morali e patrimoniali subiti in conseguenza della strage di Ustica.
2 luglio 2001. La Corte di cassazione stabilisce che il processo resta di competenza della giustizia civile, accogliendo il ricorso del procuratore militare Antonino Intelisano contro l'ordinanza del gip militare che gli aveva imposto di indagare i quattro generali già sotto processo dinanzi alla III^ Corte d'Assise di Roma.
24 gennaio 2002. La Corte dei Conti chiede 27 miliardi di lire a militari ed altre persone coinvolte a vario titolo nell'inchiesta sulla strage di Ustica come risarcimento per le spese sostenute per recuperare la carlinga del DC-9 dell'Itavia.
1 settembre 2003. Il leader libico Gheddafi nel corso di un discorso al Paese, in occasione del 34° anniversario della rivoluzione libica, afferma che il DC-9 fu abbattuto da aerei Usa.
26 novembre 2003. Il Tribunale di Roma condanna i ministeri della Difesa, dei Trasporti e dell'Interno a risarcire 108 milioni di euro alla compagnia Itavia perché lo Stato non avrebbe garantito la sicurezza dell'aerovia nella quale viaggiava il DC 9.
19 dicembre 2003. I pm Erminio Amelio, Maria Monteleone e Vincenzo Roselli, nel corso delle requisitorie in Corte d'Assise, chiedono la condanna a 6 anni e 9 mesi di reclusione, di cui 4 anni condonati, per i generali Lamberto Bartolucci e Franco Ferri, accusati di attentato agli organi costituzionali con l'aggravante dell'alto tradimento. Secondo l'accusa: avrebbero omesso di fornire informazioni al Governo. Chiesta l'assoluzione nei confronti dei generali Zeno Tascio e Corrado Melillo.
30 aprile 2004. Si chiude il processo sui presunti depistaggi: la Corte d'Assise di Roma assolve i generali dell'Aeronautica Bartolucci, Ferri, Tascio e Melillo da tutte le accuse. Per un capo di imputazione, nei confronti di Ferri e Bartolucci, riguardante le informazione errate fornite al Governo in merito alla presenza di altri aerei la sera dell'incidente, il reato è considerato prescritto.
Due siti dedicati alla strage di Ustica