V Rapporto del Cnel. Gli immigrati si integrano meglio al Nord. Al Sud e nelle isole le maggiori difficoltà di inserimento
Nei giorni scorsi è stato presentato dal Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro (Cnel), il ''V Rapporto degli Indici di integrazione degli immigrati in Italia''.
Il rapporto, che analizza le quantità di flussi e qualità della vita degli extracomunitari in Italia, ha sostanzialmente mostrato un'immigrazione e un'integrazione a due velocità: bene al Nord, male, a volte molto male, al Sud. Il tutto in un Paese, il nostro, che in questi ultimi anni si è imposto come uno dei grandi poli di immigrazione, con un ritmo d'aumento superiore, in proporzione, a quello degli Stati Uniti.
L'analisi è stata portata avanti utilizzando alcuni indicatori che riguardano la polarizzazione, la stabilità sociale e l'inserimento lavorativo degli immigrati, sulla base dei quali il Cnel ha svolto la sua indagine e ha stilato una classifica di regioni e province.
Al Trentino Alto Adige è anadata la “medaglia d'oro” per la buona disposizione all'integrazione degli immigrati presenti sul territorio. Subito dopo si sono piazzate Veneto e Lombardia, a testimoniare che negli ultimi anni sono “sempre state le regioni settentrionali a offrire le condizioni più favorevoli per l'integrazione degli immigrati”.
Le regioni che invece denotano un basso o minimo potenziale d'integrazione sono quelle meridionali e insulari, con la Sicilia al ventesimo posto. Riguardo alle province la medaglia d'oro va a Trento, mentre in ultima posizione c'è Siracusa.
Quanto al numero di presenze degli immigrati, ai vertici del Rapporto Cnel si trovano Lombardia e Lazio, con quasi un quarto e un sesto del totale di presenze, tanto che si parla di Milano e Roma come delle capitali dell'immigrazione in Italia. Un'incidenza del 10% si registra invece in Veneto e in Emilia Romagna. Le province con la più alta incidenza di immigrati sono Roma, Milano, Firenze, Prato, Brescia e Modena.
Il Rapporto Cnel parla anche della densità degli immigrati per chilometro quadrato, che arrivano in media a quota 9,2 (in Lombardia a quota 27, nel Lazio a quota 23).
Le regioni con maggiore esodo di immigrati sono, in ordine crescente, la Campania, la Sicilia, il Lazio, la Puglia, la Calabria e la Basilicata, per cui il Meridione, e in parte il Lazio, svolgono una funzione di area di smistamento. Con un saldo negativo superiore al 100% troviamo le province di Brindisi, Caserta, Crotone, Palermo, Foggia e Reggio Calabria, alcune delle quali sono conosciute per la prima accoglienza degli immigrati.
Lombardia, Emilia Romagna e Veneto sono le regioni con maggior potere di attrazione e trattenimento della popolazione immigrata; per quanto riguarda l'inserimento occupazionale si segnalano ai vertici il Trentino Alto Adige e il Friuli Venezia Giulia; per l'inserimento sociale troviamo il Trentino Alto Adige, la Valle d'Aosta e il Friuli Venezia Giulia. Per la stabilità sociale la posizione di testa spetta alle Marche.