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Valzer con Bashir

Nessun film, né documentario hanno mai saputo raccontare così gli orrori della guerra

09 gennaio 2009

Noi vi consigliamo...
VALZER CON BASHIR
di Ari Folman



Una sera, in un bar, un vecchio amico racconta al regista Ari Folman un incubo ricorrente nel quale 26 cani feroci lo inseguono. Lo stesso numero di animali, ogni notte. I due giungono alla conclusione che c'è un legame tra l'incubo e la loro missione nelle file dell'esercito israeliano durante la prima guerra del Libano, all'inizio degli anni '80. Ari si sorprende a scoprire di non ricordare niente di quel periodo della sua vita. Incuriosito da questo fatto inspiegabile, decide di incontrare e intervistare vecchi amici e compagni d'armi in giro per il mondo. Ha bisogno di scoprire la verità su quel periodo e su se stesso. Mano a mano che Ari va avanti con le ricerche, nella sua memoria cominciano ad emergere immagini surreali...

Anno 2008 
Tit. Orig. Waltz with Bashir 
Nazione Francia, Germania, Israele
Produzione Bridgit Folman Film Gang, Les Films d'Ici, Razor Film Produktion, ARTE France, Hot Telecommunication, ITVS, Israel Film Fund, Medienboard Berlin-Brandenburg, New Israeli Foundation for Cinema and Television, Noga Communication - Channel 8 
Distribuzione Lucky Red 
Durata 87'
Regia e Sceneggiatura Ari  Folman 
Genere Animazione, Documentario


In collaborazione con Filmtrailer.com

INTERVISTA AD ARI FOLMAN
Hai dato inizio a questo progetto avendo già in mente di realizzare un documentario animato?

"Sì, certo. Ho sempre pensato a Valzer con Bashir come ad un documentario da realizzare in animazione. Per alcuni anni ho avuto in mente l'idea base del film ma non ero affatto contento all'idea di realizzarlo come un documentario in real life. Cosa ne sarebbe venuto fuori? Un uomo di mezza età intervistato davanti ad uno sfondo scuro, che racconta storie accadute 25 anni fa, senza immagini di archivio a documentarle. Sarebbe stato noiossisimo! Allora mi è venuto in mente che avrebbe dovuto essere prodotto esclusivamente con l'animazione, usando disegni di fantasia. La guerra è molto surreale e la memoria gioca talmente tanti scherzi che ho ritenuto fosse meglio mostrare il viaggio della memoria con l'aiuto di grandi illustratori."

Cosa è venuto prima, il desiderio di fare un documentario o il desiderio di fare un film in animazione?
"E' sempre stata mia intenzione fare un documentario animato. Dato che avevo già girato molti documentari era davvero stimolante l'idea di farne uno in animazione. Ho fatto un esperimento nella mia serie di documentari per la televisione The material that love is made of. Ciascun episodio si apriva con una sequenza animata di tre minuti che introduceva alcuni scienziati che discutevano di "scienza dell'amore". Erano semplici animazioni in Flash, ma la cosa ha funzionato talmente bene da convincermi che in fondo anche un lungometraggio animato poteva funzionare."

Che puoi dirci delle tecniche di animazione usate nel film?
"Valzer con Bashir è stato realizzato prima in real video sulla base di una sceneggiatura di 90 pagine. E' stato girato in un teatro di posa e montato come un film di 90 minuti. E' stato poi trasformato in uno storyboard, e quindi disegnato utilizzando 2300 illustrazioni che in seguito sono state animate. La tecnica di animazione è stata inventata dal nostro studio "Bridgit Folman Film Gang", dal direttore dell'animazione Yoni Goodman. E' una
combinazione di animazione in Flash, animazione tradizionale e 3D. E' importante per me chiarire che questo film non è stato assolutamente realizzato in rotoscopio, cioè che non abbiamo disegnato o dipinto sulla pellicola girata dal vivo. L'abbiamo ridisegnato da capo, grazie al grande talento dell'art director David Polonsky e dei suoi tre assistenti."

Il film si basa su reali esperienze personali?
"La storia narra la mia esperienza. Racconta quello che ho passato dal momento in cui mi sono reso conto che alcune grosse parti della mia vita erano completamente sparite dalla mia memoria. Ho affrontato un grosso sconvolgimento psicologico durante i quattro anni in cui ho lavorato a Valzer con Bashir. Ho scoperto molte cose importanti del mio passato proprio mentre, durante quel periodo, mia moglie ed io mettevamo al mondo tre bambini. Questo ti fa riflettere, ti fa pensare che forse lo stai facendo per i tuoi figli. Quando saranno cresciuti guardare il film potrebbe aiutarli a prendere le decisioni giuste, ossia a non prendere parte a nessuna guerra, di nessun genere."

La realizzazione di Valzer con Bashir è stata terapeutica per te?
"Un viaggio per cercare di ricostruire un avvenimento traumatico del passato è come un impegno ad affrontare una lunga terapia. La mia terapia è durata quanto la produzione di Valzer con Bashir: quattro anni. La cupa depressione derivante dalle cose scoperte si è poi trasformata in euforia per il fatto che il film venisse finalmente prodotto con un sistema complesso di animazione, e realizzato dalla squadra ad un ritmo più veloce del previsto. Se fossi il tipo che crede al culto della psicoterapia, giurerei che il film ha operato dei miracoli sulla mia personalità. Ma visto quello che ho passato, direi che la parte relativa alla realizzazione del film è stata bella, mentre l'aspetto terapeutico è stato terribile."

Tutti gli intervistati sono persone reali che interpretano loro stesse?
"Sette dei nove intervistati sono persone reali. Sono state intervistate e filmate in un teatro di posa. Per ragioni personali, Boaz (l'amico che sognava i cani) e Carmi (l'amico che vive in Olanda) non hanno voluto apparire nel film, perciò sono stati interpretati da attori. Ma le loro testimonianze sono vere."

Altri hanno avuto esperienze analoghe alla tua?
"Certo. Non sono il solo. Credo che ci siano migliaia di ex soldati israeliani che hanno tenuto i loro ricordi ben sepolti nella memoria. Potrebbero vivere per il resto della vita così, senza che succeda nulla. Ma potrebbe anche accadere che un giorno improvvisamente dentro di loro tutto esploda, e allora potrebbe succedere chissà che cosa. In questo consistono i disordini da stress post-traumatico."

Cosa pensi oggi del massacro di Sabra e Shatila?
"Quello che ho sempre pensato: è la cosa peggiore che un uomo possa fare ad un altro uomo. Quello che è certo è che la milizia cristiana falangista è stata pienamente responsabile del massacro. I soldati israeliani non c'entrano. Per quanto riguarda il governo israeliano, solo chi ne faceva parte sa fino a che punto arrivi la sua responsabilità. Solo loro sanno se erano stati informati o meno in anticipo della violenta vendetta che si stava preparando."

Cosa pensi della guerra?
"Avendo realizzato Valzer con Bashir dal punto di vista di un semplice soldato, sono giunto ad una conclusione: la guerra è talmente inutile da non crederci. Non ha niente a che vedere con quello che si vede nei film americani. Niente fascino, niente gloria. Solo dei ragazzi giovanissimi che non vanno da nessuna parte, che sparano a gente che non conoscono, che si fanno sparare da gente che non conoscono, e poi tornano a casa e cercano di dimenticare. Qualche volta ci riescono. Ma la maggior parte delle volte no."

BASHIR GEMAYEL, ARIEL SHARON E IL MASSACRO DI SABRA E SHATILA
Nel giugno del 1982 l'esercito israeliano invadeva il sud del Libano dopo che, per anni, dal territorio libanese erano state lanciate bombe sulle città del nord d'Israele. Il piano originario del governo israeliano era quello di occupare una fascia di sicurezza in Libano larga 40 km per "ripulire" una zona corrispondente all'area usata dai palestinesi per sparare missili contro le città del nord d'Israele. Il ministro della difesa israeliano dell'epoca, Ariel Sharon, aveva sviluppato un inverosimile piano ultra-ambizioso: occupare il Libano fino a Beirut, inclusa Beirut, e far nominare presidente del Libano il suo alleato cristiano, Bashir Gemayel. L'obiettivo era quello di sdradicare la minaccia allo Stato di Israele dal nord ed espandere il fronte anti siriano. Sharon e i capi militari superiori erano effettivamente gli unici a conoscenza del piano. Mentre il governo israeliano aveva approvato esclusivamente un'operazione relativa all'occupazione di 40 km di territorio, le IDF (Forze di difesa israeliane) si spingevano oltre a tutta velocità in direzione di Beirut.

Nell'agosto del 1982 le IDF erano ferme alla periferia di Beirut nell'attesa dell'ordine di penetrare nella capitale. Intanto era stato sottoscritto un trattato che permetteva a tutti i combattenti palestinesi di essere evacuati da Beirut su navi dirette in Tunisia. In cambio le IDF avrebbero smesso di minacciare di penetrare all'interno della città. Quella stessa settimana, Bashir Gemayel, comandante in capo della milizia cristiana "falangista", veniva eletto presidente del Libano. Gemayel era considerato come un uomo dotato di immenso carisma, un affascinante giovane uomo, bello e immensamente ammirato da tutti i miliziani cristiani e dalle loro famiglie, così come dai leader israeliani. Mentre faceva un discorso al quartier generale dei falangisti a Beirut est, Bashir Gemayel veniva ucciso con una forte carica di esplosivo. Il responsabile dell'omicidio è ancora sconosciuto.
Quel pomeriggio, le truppe israeliane penetravano in un'area di Beirut ovest abitata in quel periodo prevalentemente da rifugiati palestinesi, e circondavano i campi profughi di Sabra e Shatila. Verso sera, consistenti forze falangiste si dirigevano in quella zona, spinte da un forte desiderio di vendetta per la morte del loro venerato Bashir Gemayel. Al calare della notte le forze falangiste entravano nei campi profughi di Sabra e Shatila aiutati dai fari per l'illuminazione delle IDF. L'obiettivo dichiarato delle forze cristiane era quello di ripulire i campi dai combattenti palestinesi. Ma virtualmente non c'erano combattenti palestinesi rimasti nei campi profughi, visto che erano stati tutti imbarcati su navi dirette in Tunisia due settimane prima. Per due giorni interi si sentì provenire dai campi il suono di spari e combattimenti, ma fu solo il terzo giorno, il 16 settembre, quando donne terrorizzate si riversarono fuori dai campi tra le truppe israeliane, che la situazione si fece chiara: per tre giorni le forze cristiane avevano massacrato gli occupanti del campo profughi. Uomini, donne, anziani e bambini, erano stati uccisi con terribile crudeltà. Ad oggi resta sconosciuto il numero esatto delle vittime che tuttavia è stimato in 3.000 persone.

La notizia del massacro scioccò il mondo intero e una protesta spontanea di centinaia di migliaia di israeliani costrinse il governo ad istituire una commissione d'inchiesta per indagare sulle responsabilità delle autorità politiche e militari di Israele. Il ministro della difesa Ariel Sharon venne riconosciuto colpevole dalla commissione per non aver fatto abbastanza per fermare l'orrore una volta venuto a conoscenza del massacro in atto. Venne costretto a dare le dimissioni e interdetto dalla carica di ministro della difesa per un dato periodo di tempo. Questo non gli ha impedito di essere eletto venti anni dopo primo ministro dello Stato d'Israele.

Note - In concorso al 61mo Festival di Cannes (2008) - Candidato al Golden Globe 2009 come Miglior Film Straniero.

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09 gennaio 2009
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