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Veltroni contro Di Pietro

''Di Pietro decida: o con noi o con la piazza''. ''Dico a Veltroni che io rimango con la piazza''

10 luglio 2008

Bufera su Piazza Navona, bufera all'interno dell'opposizione. Il giorno dopo la manifestazione 'No Cav day', la polemica intorno agli attacchi lanciati da Sabina Guzzanti e da Beppe Grillo al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e a Papa Ratzinger è infuriata ancora di più. Sia la Chiesa sia il mondo politico, presidenti della Camere in testa, hanno preso le distanze dalle parole pronunciate all'indirizzo del Colle e del vaticano.
Dalla manifestazione si tiene distante il più possibile il Partito democratico. L'opposizione alle politiche del governo l'Italia dei Valori l'ha fatta "a chiacchiere" con "le urla e le grida" a piazza Navona ma "i risultati li abbiamo ottenuti noi", ha detto Walter Veltroni ieri sera a 'Matrix' rivendicando la linea tenuta dal Pd nel fare opposizione e i risultati ottenuti.
Secondo Veltroni dall'altro ieri sono cambiate molte cose e soprattutto c'è stata "un'operazione di chiarezza". "In piazza - ha detto il leader del Pd - è stato messo in chiaro che in Italia c'è una opposizione riformista dura e che in Parlamento ottiene risultati. Poi, c'è un'area che si è espressa in maniera caotica e confusa e che ha fatto il più bel regalo a Berlusconi tanto che sembrava che la sceneggiatura l'avesse scritta proprio lui". Quindi Veltroni ha lanciato un ultimatum al partito di Antonio Di Pietro, chiedendo all'Idv di scegliere tra la piazza e un'opposizione riformista. "Di Pietro deve dire se vuole continuare a fare manifestazioni con Grillo e Travaglio o tornare in un recinto razionale e riformista. Se vuole stare con chi insulta il capo dello Stato, può farlo, ma prenda una decisione perché la contraddizione è sua".

La risposta di Di Pietro non si è fatta attendere. "Nessuno pensi di intimidire l'Italia dei Valori con aut aut di sorta - ha replicato - La nostra forza ci proviene direttamente dai cittadini che ci hanno votato e solo ad essi dobbiamo ubbidire, non ad altri". Poi, a scanso di equivoci, ha aggiunto: "Noi gridiamo ad alta voce: non mi dissocio. Lo grido io in via personale e poi come responsabile dell'Italia dei Valori, dalla manifestazione di ieri, non mi dissocio dal senso vero delle parole di Grillo, da quelle di Travaglio. Non mi dissocio dalle parole delle persone di piazza Navona".
Alle critiche di Veltroni, Di Pietro concede solo un distinguo. "Certo - ha aggiunto - non avrei fatto ricorso alle parole usate da Sabina Guzzanti e anche questo ho detto pubblicamente, ma io di mestiere non faccio satira come lei, quindi non ho bisogno di ricorrere ai paradossi per far comprendere i problemi veri del Paese".

"La folla gioca brutti scherzi, può far perdere il senso delle proporzioni"
Aldo Cazzullo intervista Andrea Camilleri (Corriere.it, 10 luglio 2008)
«Le sono piaciute le mie "poesie incivili"? Quella degli scheletri»?
Com'è già?
«Ha più scheletri dentro l'armadio lui/ che la cripta dei cappuccini a Palermo/ Ogni tanto di notte, quando passa il tram/ le ossa vibrano leggermente, e a quel suono/ gli si rizzano i capelli sintetici/ Teme che le ante dell'armadio si aprano/ e che torme non di fantasmi ma di giudici in toga/ balzino fuori agitando come nacchere/ tintinnanti manette... ».

Andrea Camilleri, che impressione ha tratto da piazza Navona?
«A dire il vero, ho sentito poco. I vigili mi hanno bloccato al ponte sul Tevere, e me la sono fatta a piedi sotto il sole. Già ero stanco per la giornata dell'altro ieri, passata in coda per farmi prendere le impronte. Sono arrivato provatissimo mentre parlava Di Pietro, ho ascoltato Pancho Pardi, ho letto le mie poesie e me ne sono andato. Però, a giudicare dalle cronache, hanno fatto bene Di Pietro e Furio Colombo a salire sul palco per prendere le distanze e chiedere in qualche modo scusa a Napolitano. Se fossi rimasto, pur senza averne l'autorità politica, sarei salito sul palco con loro».

Perché?
«A scuola si diceva: fuori tema. Se c'è da criticare il capo dello Stato, non lo fai in pubblico, con quattro parole. È un errore sia nel metodo sia nella sostanza».

Secondo Colombo, Travaglio è stato il primo a «deviare» dal politico al comico, evocando Orwell: «I più uguali degli altri erano i maiali, non le alte cariche dello Stato».
«Non è un modo di chiamarmi fuori, ma non voglio giudicare parole che non ho sentito. In ogni caso, gli oratori erano maggiorenni e vaccinati. Ognuno è responsabile di quel che dice e di come lo dice. Certo, la folla gioca brutti scherzi. Può farti perdere il senso delle proporzioni».

La Guzzanti ha collocato il Papa all'inferno. Libera satira? O un errore?
«Un errore. Ripeto: fuori tema. Ratzinger non c'entrava nulla. Sì è andati al di fuori dello spirito e degli intenti degli stessi organizzatori».

Lei all'inferno ha messo invece Maroni.
«Era una citazione di Pasolini: "Sei così ipocrita/ che quando l'ipocrisia ti avrà ucciso/ finirai all'inferno/ ma ti dirai in paradiso". Ricordavo i versi, non il loro destinatario, credo un poeta rivale di Pier Paolo. Io li ho adattati a Bobo Maroni».

«Un paio di baffi sul nulla», l'ha definito.
«Un altro furto, ai danni dei miei antichi allievi registi egiziani: così chiamavano Nasser. Sostenere che le impronte si prendono nell'interesse dei poveri bambini rom è un'ipocrisia suprema».

Con la Carfagna si è esagerato?
«Non mi pare di aver mai letto questa famigerata intercettazione. Siamo nel campo delle voci e dei pettegolezzi. Prove non ce ne sono. Quindi, meglio lasciar perdere. Vero è che il criterio con cui si assegnano i seggi in Parlamento è l'amicizia personale, e l'ho scritto su MicroMega: è sempre il solito contribuente a pagare. Lo stesso che a suo tempo foraggiò il cavallo di Caligola».

E Grillo? È possibile una convergenza con il suo movimento?
«Sono sempre stato critico con Grillo, e a maggior ragione lo sono ora. La sua è un'azione negativa. È qualunquismo. Io non sono per l'antipolitica; sono per la buona politica. È opportuno mantenere posizioni distanti da quelle di Grillo».

Veltroni come si sta muovendo?
«Io non faccio parte del Pd, e sono andato tranquillissimamente in piazza Navona. Allo stesso modo, per quel che poco che conta, andrò il 25 ottobre alla manifestazione di Veltroni, con lo stesso spirito. La divisione che si è aperta, in un momento come questo, è devastante. Mi auguro sia ricucita al più presto».

Lei oggi voterebbe Veltroni o Di Pietro?
«Oggi, Di Pietro. Il partito democratico è troppo timido. Inadeguato. Anche se non è detta l'ultima parola».

Come mai? Veltroni è condizionato dai problemi interni, con D'Alema, con gli ex democristiani?
«Il Veltroni di adesso mi ricorda il Prodi di ieri, che spiegava di non essere riuscito a sciogliere il conflitto di interessi per resistenze dall'interno. È una sinistra che si autofrena. E non so fino a che punto si possa procedere in salita autofrenandosi».

Piazza Navona è stata davvero un regalo a Berlusconi?
«Qualcosa non ha funzionato. Lo conferma la lettura dei giornali: pure l'Unità, che è sempre stata al fianco dei girotondi e in fondo aveva sostenuto pure la manifestazione dell'8 luglio, l'indomani era critica. Peccato. E' stata un'occasione in parte pregiudicata. Spero ce ne sia presto un'altra, perché la situazione è grave e seria».

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10 luglio 2008
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