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Vent'anni fa il delitto Lima

L'omicidio dell'eurodeputato Dc aprì la stagione delle stragi e degli attentati che tra il 1992 e il 1993 venne organizzata da Cosa nostra per ricattare lo Stato

13 marzo 2012

Il 12 marzo 1992 veniva ucciso con tre colpi di pistola, Salvo Lima, eurodeputato democristiano. Questa morte violenta sanciva l'inizio dell'attacco frontale della mafia allo Stato. Questa lettura aggiornata della strategia della mafia va emergendo prima dagli ultimi sviluppi sulla strage in cui morì Paolo Borsellino, e ora dalla chiusura delle indagini condotte dalla Procura di Palermo nei confronti di Bernardo Provenzano anche per il delitto Lima.
Infatti, solo di recente è stato individuato il coinvolgimento nella vicenda del boss Bernardo Provenzano. Inizialmente non era stato incluso tra i mandanti dell'omicidio del potente esponente della dc andreottiana in Sicilia perchè gli investigatori lo ritenevano morto. Quando poi nell'aprile del 2006 fu arrestato dopo decenni di latitanza, il suo coinvolgimento nell'uccisione di Salvo Lima fu escluso perchè questa volta gli inquirenti ritennero che Provenzano non avesse condiviso la linea di Totò Riina dell'attacco frontale allo Stato.
Dopo vent'anni la Procura di Palermo ha chiesto invece il rinvio a giudizio di Provenzano in seguito alle nuove dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, in particolare di Antonino Giuffrè, contenute nel fascicolo dell’inchiesta "Sistemi criminali", sui presunti intrecci tra mafia, politica, istituzioni e Servizi deviati, archiviata nel 2003 e dalla quale scaturirono due nuovi filoni, quello sulla trattativa tra mafia e Stato nel periodo delle stragi e dei delitti eccellenti, e quello sui mandanti esterni del delitto Lima.
Il processo a mandanti ed esecutori dell’omicidio si è concluso con le condanne all’ergastolo per tutti, compreso Totò Riina, tranne che per il pentito Francesco Onorato, che si è autoaccusato di avere sparato e che ha fruito degli sconti previsti per i collaboratori di giustizia.

Salvo Lima venne assassinato la mattina del 12 marzo 1992 da due sicari in moto. Lo affrontarono sul viale principale di Mondello, dove abitava, mentre l'eurodeputato Dc si recava in un grande albergo per organizzare una manifestazione con Andreotti. Al fuoco dei due killer, Giovanbattista Ferrante e Francesco Onorato, scamparono i due amici che accompagnavano l'esponente Dc: Alfredo Li Vecchi, docente universitario, e Nando Liggio, assessore provinciale. Il processo aveva già dato anche un'indicazione sul movente: Lima, uomo delle cosche, sarebbe stato ucciso perché non era più in grado di "garantire" l'impunità dei boss. Il 31 gennaio la Cassazione aveva infatti confermato la sfilza di condanne - 19 ergastoli e quasi 2600 anni di carcere - per i principali imputati del maxiprocesso a Cosa nostra. La sentenza aveva confermato l'impostazione del processo, istruito dal pool di Falcone e Borsellino, e le linee generali del "teorema Buscetta".

Ora i magistrati impegnati nella rivisitazione della stagione delle stragi ritengono che con Lima cominciò o venne rilanciata una campagna terroristica i cui primi segni riportano al fallito attentato dell'Addaura a Falcone nel 1989. Dopo Lima vennero le stragi di Capaci e via D'Amelio e le bombe di Milano, Roma, Firenze. La mafia non voleva solo indurre lo Stato a "trattare" ma cercava nuovi referenti in sostituzione dei vecchi esponenti di un sistema politico ormai in disfacimento. Per questo, come ha sottolineato il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, Cosa nostra era interessata a un nuovo quadro politico.

[Informazioni tratte da Corriere del Mezzogiorno, GdS.it, ANSA]

- "I miei rivali erano Andreotti e Fanfani" di Eleonora Lombardo (Repubblica/Palermo.it)

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13 marzo 2012
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