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VENTI ANNI

1992-2012: per non dimenticare Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

23 maggio 2012

Sono arrivate nel porto di Palermo le due navi della legalità provenienti da Civitavecchia e da Napoli con a bordo migliaia di studenti di tutta Italia. Ad accoglierli, sotto la pioggia, centinaia di ragazzi.
Appena i portelloni si sono aperti, nel cielo grigio di questo 23 maggio 2012, sono state lanciate decine di palloncini tricolori. Sulle navi le gigantografie di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone.
"C'e stato un periodo fosco e c'e ancora molto da fare - ha detto Leonardo Guarnotta, presidente del tribunale di Palermo - ma forse siamo alla fine del tunnel grazie anche all'impegno dei magistrati di Caltanissetta che indagano sulle stragi. Questi ragazzi qui oggi che nel 1992 non erano ancora nati ci ricordano che bisogna avere la dignità di essere cittadini e non sudditi".

Tanti gli striscioni preparati dagli studenti, su uno si legge: 'Benvenuti a casa nostra'. E tanti cori fra i quali spicca: 'Palermo è nostra e non di Cosa Nostra'.
Dopo la cerimonia di benvenuto i ragazzi si divideranno: mille andranno verso l'Aula Bunker del carcere Ucciardone di Palermo per assistere al momento istituzionale della manifestazione, mentre gli altri si recheranno in luoghi simbolo della città di Palermo (Piazza Magione, Parco Ninni Cassarà).
Nel pomeriggio partiranno i due tradizionali cortei: uno dall'Aula Bunker e l'altro da Via d'Amelio. I due cordoni si riuniranno sotto l'Albero Falcone in via Notarbartolo, dove troveranno ad attenderli Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso, e il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, per celebrare insieme il momento solenne del Silenzio suonato dal trombettiere della Polizia di Stato all'orario della strage (17.58).
Un altro momento di ricordo e solidarietà concluderà la giornata allo Stadio comunale "Renzo Barbera" di Palermo dove si disputerà la Partita del Cuore tra la Nazionale Cantanti e la Nazionale Magistrati in diretta su Rai Uno.

A Palermo anche il presidente del Consiglio Mario Monti, giunto stamane nel Giardino della Memoria di Ciaculli, per rendere omaggio alle vittime della mafia nel giorno del ventennale della strage di Capaci, in cui furono assassinati il magistrato Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicillo. Insieme a Monti anche il ministro degli Interni Anna Maria Cancellieri e il capo della polizia Antonio Manganelli.
"Gli apparati dello Stato devono essere lontani dal sospetto di legami di prossimità con le organizzazioni mafiose". Queste le parole di Mario Monti che sottolinea inoltre: "non bisogna mai stancarsi di cercare la verità sulle morti di Falcone".
Quella voragine di trenta metri non uccise soltanto il giudice antimafia e la moglie Francesca Morvillo, e i tre agenti di scorta, ma aprì soprattutto uno squarcio nelle coscienze ferite degli italiani, che in quel pomeriggio di primavera impararono a familiarizzare con la spietata strategia del terrore, che sarebbe durata oltre un anno, adottata dalla mafia per colpire al cuore le istituzioni con l'obiettivo di minarne la sovranità.

"Non esistono ragioni di Stato che possano giustificare ritardi nella ricerca della verità" aggiunge il premier. Infatti l'iter giudiziario di quelle vicende è lungo e complesso. Fatto da depistaggi e colpi di scena. Gli inquirenti ancora adesso indagano per accertare le responsabilità, avvalendosi tra l'altro della collaborazione di Gaspare Spatuzza. Proprio le sue parole potrebbero portare a una svolta. L'unica cosa certa è che l'esecutore materiale della strage di Capaci fu un commando composto da almeno 5 persone, tra le quali vi era il boss Giovanni Brusca: l'uomo che materialmente schiacciò il pulsante che fece detonare la bomba.
"Non bisogna mai stancarsi di cercare la verità sulle morti di Falcone e Borsellino. Non esistono ragioni di Stato che possano giustificare ritardi nella ricerca della verità", ha detto il presidente del Consiglio, nel Giardino della Memoria per inaugurare un monumento ai caduti nella lotta contro la mafia. "L'unica ragione di Stato è la ricerca della verità", ha sottolineato ancora Monti. "Da Falcone, sua moglie e la scorta, dal loro sacrificio, da quegli uomini dobbiamo ripartire ogni giorno nella lotta senza quartiere a tutte le mafie. Ognuno di noi è chiamato a questo impegno, a non dobbiamo pensare mai che le mafie siano imbattibili e a non anteporre mai interessi personali a quello della collettività". Poi ha aggiunto: "Il parlamento ha recentemente varato una prima riorganizzazione della normativa antimafia, ma è un lavoro che non si è completato. Su alcuni punti c'è l'impegno del governo ed è in stato avanzato".

"La politica deve ripulirsi e noi cittadini non possiamo stare solo a guardare" - Il procuratore di Termini Imerese Alfredo Morvillo, fratello di Francesca, moglie del giudice Falcone, tra le vittime della strage di Capaci, non ha dubbi: "L'attentato che ha falciato gli studenti dell'istituto professionale "Francesca Morvillo Falcone" di Brindisi, sembra spostare indietro di anni le lancette della storia, richiamando altre e ben più tragiche stragi di cui in questi giorni commemoriamo il ventennale. La tentazione di dire che nulla è cambiato, è davvero forte. Ma non è così".
In un suo articolo, pubblicato oggi dal quotidiano La Sicilia, Morvillo sottolinea che "il computo del cammino percorso in questi ultimi venti anni, prova, in modo inequivocabile, che il sacrificio delle vittime che oggi onoriamo non è stato inutile, anche se davanti a noi resta ancora tanta strada per conquistare la definitiva liberazione dalla mafia".
"Venti anni dopo Capaci e via D'Amelio il momento repressivo ha conosciuto livelli di efficienza mai raggiunti prima", spiega e osserva che "anche la società civile ha fatto passi da gigante". Ma la politica ancora no. "Deve fare pulizia al proprio interno - auspica Morvillo - da un lato, valorizzando il momento etico e di servizio nei confronti della collettività e del bene comune; dall'altro, impedendo ai sospetti di accedere ad incarichi pubblici. La mancanza di sanzioni giudiziarie definitive non significa l'estraneità agli interessi di Cosa nostra. L'incompatibilità soggettiva a rivestire certi incarichi deve diventare un ostacolo insormontabile".
"Ma anche noi cittadini non possiamo stare a guardare, ritenendo che la lotta alla mafia sia compito di altri", conclude il fratello di Francesca Morvillo, "per evitare che il sacrificio dei giudici Falcone e Borsellino e di tutti gli altri fedeli servitori dello Stato uccisi dalla mafia per essere stati tali sia stato inutile".

"Chi sa parli, tante bocche per vent’anni sono rimaste chiuse" - "Sono moderatamente ottimista sugli sviluppi investigativi delle nuove inchieste sulle stragi del '92. Sono passati venti anni e molti dei protagonisti sono morti. E' forse proprio per questo i superstiti potrebbero sentirsi più liberi di raccontare quanto è successo. Tante bocche per vent'anni sono rimaste chiuse". Queste le parole del procuratore aggiunto di Palermo Ignazio De Francisci, durante un'intervista al Gr3 Rai.
Per il magistrato "si sa una buona parte di verità riguardo gli esecutori materiali, soprattutto dell'attentato di Capaci". "Delle stragi si occupa la Procura di Caltanissetta", dice, "mentre la Procura di Palermo sta sviluppando l'importante indagine su quella che comunemente viene definita 'la trattativa'. Indagine che ha posto in luce momenti inquietanti di quel periodo e da questo punto di vista credo che ancora qualche verità debba essere accertata".
Rispetto a vent'anni fa, per De Francisci, l'area di collusione della mafia con la politica, l'imprenditoria, la pubblica amministrazione si è ristretta. "C'è una maggiore consapevolezza della realtà criminale di Cosa nostra - ha concluso -, ci sono molti alibi in meno; oggi non si può più dire: io non sapevo che quel politico era colluso. I partiti non hanno più alibi. Quando fanno le liste elettorali sanno chi è mafioso e chi non lo è. Dobbiamo fare quest'opera di rifiuto civile, dobbiamo mettere ai margini tutta questa gente che con la mafia fa affari e che della mafia è amica".

"Lo Stato si arrese alla mafia e l'autore è reo confesso" - "Probabilmente nel giugno del 1992 c'è stata una trattativa tra Mori e Ciancimino, ma Mori, senz'altro, non aveva il potere di prendere decisioni, eppure questa vicenda è tuttora sotto inchiesta mentre nessuno parla della capitolazione, della resa dello Stato, in cambio di niente, con l'autore che è un reo confesso".
L'ex Guardasigilli Claudio Martelli fa riferimento alla decisione del suo successore, Giovanni Conso che tolse circa 400 boss mafiosi dal 41 bis, ossia dal carcere duro. "Come è potuto accadere che un ministro della Giustizia abbia preso una decisione del genere nel silenzio totale del Paese, delle istituzioni e della stampa - ha proseguito Martelli intervenendo alla presentazione del libro sulla mafia appena scritto dall'ex ministro dell'Interno Vincenzo Scotti - e vorrei proprio sapere chi disse, allora, a Conso, delle divergenze tra la linea di Provenzano e quella di Riina che, nel 1992, erano solo congetture delle quali parlavano in pochi".
Martelli - che ha parlato nella sala conferenze di Piazza Montecitorio, insieme ad altri ospiti e all'autore del libro - ha ricordato che Conso, alla Commissione Antimafia presieduta da Giuseppe Pisanu, ha detto "io e solo io ho deciso di togliere centinaia di mafiosi dal 41bis, nella convinzione che in questo modo si sarebbero fermate le stragi portando l'ala moderata a capo di Cosa Nostra e mettendo da parte la fazione stragista con buona pace dei moderati italiani!".
Sempre con riferimento alle dichiarazioni di Conso sulla dismissione del 41bis dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio, Martelli ha insistito a dire che "ci sono autostrade investigative non praticate!". Infine l'ex Guardasigilli ha auspicato che la commissione Antimafia "torni presto sul tema della trattativa Stato-mafia".

Ricordando Falcone e Borsellino con "Melissa nel cuore" - Sulle Navi della Legalità nessun ballo, poca baldoria. Unico coro quello intonato per cantare l'Inno di Mameli. La partenza della Nave della Legalità da Civitavecchia quest'anno ha avuto toni più sobri rispetto alle passate edizioni. Pesa come un macigno quel che è accaduto sabato scorso a Brindisi. Lo dicono i cartelli preparati dagli studenti che sono arrivati nella cittadina laziale da tutta Italia per raggiungere Palermo e lo ricorda la presenza, tra le centinaia di ragazzi che affollano la banchina del porto, delle compagne di classe di Melissa, la studentessa uccisa dall'esplosione di un ordigno davanti alla sua scuola, la Morvillo-Falcone.
Una coincidenza, questa del nome dell'Istituto, che a tanti è parsa inquietante a pochi giorni dall'anniversario della Strage di Capaci. Una terribile carneficina seguita, dopo poche settimane, da un altro eclatante attentato che costò la vita a un altro magistrato, Paolo Borsellino, e ai suoi angeli custodi.
"C'è - ha detto il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, durante la breve cerimonia di saluto che ha preceduto la partenza della nave - un filo tragico di collegamento tra Melissa e Falcone-Borsellino. Ma c'è pure la voglia di andare avanti ricordando insieme questi due eroi e questa giovane vita tolta agli affetti dei suoi cari". "In loro nome riusciremo a vincere insieme la paura che ci volevano mettere" ha aggiunto Grasso che con sè stavolta ha portato pure il nipotino.
"Lottiamo per il diritto di sognare. Ciao Melissa" recita uno striscione e un altro, adagiato sotto il palco allestito per l'occasione, assicura: "Melissa è con noi".
Di lei ha parlato anche il ministro Francesco Profumo, che ha ricevuto il "grazie" da alcuni studenti del Majorana di Brindisi per non averli lasciati soli in questi tragici giorni. "La scuola in questi momenti difficili ha mostrato di essere il cuore pulsante dell'Italia" ha constatato con soddisfazione il ministro - "E voi - ha detto rivolgendosi ai ragazzi presenti e idealmente a quelli di tutta Italia - avete dimostrato che questo tentativo maldestro di guerra psicologica è stato sconfitto. Lo avete fatto tornando a scuola normalmente".

[Informazioni tratte da Ansa, Adnkronos/Ign, Corriere del Mezzogiorno, Lasiciliaweb.it, Corriere.it]

 

 

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23 maggio 2012
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