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VERGOGNA!

La puerile e vergognosa provocazione del ministro leghista Calderoli ha provocato l'abominevole ira islamica

18 febbraio 2006

Undici libici morti e 25 feriti a Bengasi, cittadina sul mare Mediterraneo nel golfo della Sirte a 1000 chilometri da Tripoli, e poi ancora auto bruciate e lancio di pietre, scontri e spari nella manifestazione di protesta davanti al consolato italiano, unica rappresentanza di un paese occidentale in città.
A scatenare la folla l'iniziativa del ministro per le Riforme della Repubblica Italiana, il leghista Roberto Calderoli, di indossare alcuni giorni fa una maglietta dove erano stampate le vignette satiriche su Maometto, maglietta che il ministro ha mostrato orgogliosamente davanti alle telecamere della prima rete nazionale italiana.

In questi giorni il mondo della politica, per la maggior parte quello della politica dei ''moderati'', è molto preoccupato per le candidature, nelle liste elettorali per le imminenti elezioni politiche, di personaggi che sono stati definiti ''impresentabili''. Una preoccupazione bipartisan, perché di impresentabili ce ne sono sia a destra che a sinistra. L'atteggiamento irresponsabile e vergognoso che è stato tenuto dal ministro leghista Roberto Calderoli ci dimostra però che gli impresentabili stanno già al governo, e ricoprono cariche importantissime.
L'estrema violenza con la quale i popoli islamici manifestano la loro offesa nei confronti di quella che noi occidentali chiamiamo ''libertà d'espressione'' è deplorevole, ma la provocazione lanciata da un rappresentante di una Nazione civile e pacifica, come si definisce l'Italia, che non ha certamente ammazzato nessuno, è ugualmente vergognosa, irresponsabile e da condannare senza mezzi termini.
La Lega, della quale tutti conoscono gli atteggiamenti violenti, volgari e xenofobi, con l'uscita di Calderoli ha fatto cadere l'ultima goccia di un vaso che rovinosamente si è rovesciato lasciando sul terreno morti e feriti. Una risposta puerile ad una situazione esagerata e pericolosa, che non ha voluto smorzare i toni né far trionfare quel senso di civiltà di cui indebitamente si riempiono la bocca personaggi come Calderoli, che non fanno altro che aizzare le fiamme dell'assurdo fuoco dell'integralismo.

La tragica manifestazione - Ad assaltare il consolato, secondo quanto ha detto il console generale Giovanni Pirrello, raggiunto telefonicamente nell'edificio dove è stato portato dalla polizia assieme alla moglie e agli altri dipendenti, sono state ''un migliaio'' di persone: le forze dell'ordine, una sessantina di agenti, sono state praticamente travolte e non sono riuscite a contenere la protesta.
I dimostranti a Bengasi sono arrivati a centinaia poco prima delle 17 di ieri davanti al Consolato italiano e hanno rotto il cordone di polizia che lo proteggeva, hanno dato fuoco a quattro automobili tra cui quella del console generale Giovanni Pirrello.
Hanno poi spaccato i vetri di molte stanze del piano terra, tentando di gettarvi dentro latte di benzina; hanno anche tentato di forzare la porta d'ingresso senza riuscirci. La polizia libica ha messo in salvo in un albergo il console e tutto il personale che si trovava all'interno: tra gli italiani non ci sono vittime.
''Hanno cercato di sfondare il portone del consolato con una specie di ariete e di appiccargli il fuoco, gridavano slogan contro gli italiani'', ha raccontato Pirrello. ''Hanno demolito la garitta della polizia libica, poi hanno incendiato quattro automobili nel parcheggio del consolato, tra cui la mia. Noi ce ne siamo andati quando è stato chiaro che c'era il pericolo che facessero irruzione nell'edificio'', ha detto ancora.
In serata, attorno al Consolato Generale la folla si è riunita nuovamente. La polizia libica è però riuscita a disperderla. ''La calma è tornata in tarda serata e il consolato è presidiato dalle forze dell'ordine'' ha detto un portavoce dell'ambasciata italiana a Tripoli.

La condanna delle autorità libiche - Un comunicato delle autorità della città di Bengasi, ripreso dall'agenzia libica Jana, ''denuncia energicamente gli atti irresponsabili di quelle persone, che non esprime la moralità del popolo libico ed il suo comportamento civile e la sua fermezza nei confronti delle offese cui sono sottoposti l'Islam ed i musulmani, sia che si tratti di ciò che è stato pubblicato dalla stampa danese, o di ciò che è stato dichiarato dal ministro italiano per le Riforme''.
Proteste anche a Herat e a Nassiriya - Sermoni di protesta per l'iniziativa del ministro Roberto Calderoli si sono tenuti ieri in diverse moschee, durante le preghiere del venerdì in Iraq e in Afghanistan, a Nassiriya e ad Herat, due città dove sono presenti i militari italiani. Ai sermoni, dai toni genericamente minacciosi, non è seguito alcun atto ostile nei confronti dei contingenti.

Le reazioni italiane - Sono stati ovviamente immediati i riflessi politici in Italia, con il premier Silvio Berlusconi che ha sfiduciato il ministro invitandolo a dimettersi ''subito''. Analoga richiesta dall'opposizione. ''È il minimo'' ha sintetizzato il leader del centrosinistra Romano Prodi.
Prima che giungesse notizia degli incidenti libici, Berlusconi aveva preso nettamente le distanze dal suo ministro. ''È stata una sua iniziativa assolutamente personale - ha detto Berlusconi  al comizio perugino dove si trovava - il governo è stato assolutamente chiaro ed è in disaccordo, in disaccordo totale''. Dopo la dissociazione è arrivata la sfiducia: ''Il ministro Calderoli è tenuto a dimettersi. Sono stato in collegamento anche con Umberto Bossi e anche da Bossi è arrivata una condanna''.
All'arrivo delle tragiche notizie dalla Libia, Silvio Berlusconi è rientrato d'urgenza a Roma da Perugia. Il premier è giunto poco prima della mezzanotte a Palazzo Chigi per seguire l'evoluzione della situazione. Con lui il ministro degli Esteri Gianfranco Fini e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta.

La replica di Calderoli - Fin qui Calderoli non ha comunicato alcuna intenzione di lasciare il dicastero delle Riforme. Anzi, appena saputo degli scontri, aveva commentato: ''Pentito? Ma stiamo scherzando? Attentati e violenze di matrice islamica sono cominciate molto prima di qualunque maglietta''. ''So che a me potrebbe anche succedere qualcosa - ha continuato Calderoli - ma bisogna reagire a questa situazione. Non ci prendiamo in giro, l'attentato alle Torri Gemelle ci sono state prima delle eventuali provocazioni e la mia maglietta voleva essere proprio una segnalazione del rischio che proviene da quel mondo''. ''Il problema non sono i morti di Bengasi o il governo italiano, qui c'è di mezzo l'Occidente'' ha chiuso la sua difesa il ministro leghista.

Il ''Ministro maiale''
La rabbia degli estremisti islamici contro Calderoli corre anche su Internet. Per la prima volta una foto del ministro italiano per le Riforme è stata pubblicata su uno dei forum islamici vicini ad al-Qaeda. Sullo stesso forum, nel quale vengono regolarmente pubblicati i comunicati dei gruppi terroristici come quello di Abu Musab al-Zarqawi, è apparso in serata un messaggio dal titolo eloquente: ''Foto del ministro (maiale) italiano che ha posto su una maglia un'immagine delle caricature offensive su Maometto''.
Il messaggio parla infatti dell'annuncio fatto da Calderoli di indossare una T-Shirt con su stampate le stesse vignette che hanno scatenato l'ira del mondo islamico. Nella pagina del forum non è stato inserito alcun commento, ma è stata pubblicata una traduzione in lingua araba di un articolo apparso tre giorni fa sul giornale americano Washington Post, che racconta l'intera vicenda. Alla fine del messaggio è stata però inserita la foto del ministro italiano che lo ritrae mentre si trova in parlamento alza le braccia in segno di forza.
Solo l'altro ieri la Tv araba Al Jazeera si era affrettata ad annunciare nel corso del Tg della mattina la decisione del presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, di chiedere le dimissioni di Calderoli nel caso in cui avesse davvero indossato una T-Shirt con le vingette su Maometto, notizia ripresa ieri mattina anche dal giornale saudita Al Watan. Eppure gli internauti vicini alla rete terroristica di al-Qaeda hanno deciso comunque di divulgare la presa di posizione di Calderoli all'interno dei loro siti internet di riferimento, molto spesso spostando semplicemente articoli apparsi ieri sulla stampa araba in merito a questa vicenda. [Corriere.it]

- "La mia maglietta non c'entra si scusino prima loro e io lascio" di Claudio Tito

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18 febbraio 2006
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