VERGOGNATEVI!
Continua la strage a Gaza. In 110 ammassati in una casa sono stati bombardati da un raid israeliano
Ieri il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha adottato una risoluzione che chiede "un immediato, durevole e pienamente rispettato cessate il fuoco che porti ad un ritiro delle forze israeliane da Gaza". Il testo, stilato dopo tre giorni d'intensi negoziati a porte chiuse, è stato approvato da 14 dei 15 membri del Consiglio, con l'astensione degli Stati Uniti. La risoluzione dell'Onu "condanna tutti gli atti di violenza e terrore diretti contro i civili e tutti gli atti di terrorismo" e chiede "la distribuzione senza ostacoli di assistenza umanitaria nella Striscia di Gaza". Il Consiglio chiede agli stati membri dell'Onu "d'intensificare gli sforzi in vista di accordi e garanzie a Gaza per poter sostenere una cessate il fuoco durevole, comprese misure per prevenire il traffico illecito di armi e munizioni e per assicurare la riapertura dei valichi". Il testo "incoraggia" infine gli sforzi verso la riconciliazione inter palestinese e chiede un nuovo impegno per raggiungere una pace globale in Medio Oriente.
E oggi le Nazioni Unite hanno annunciato la ripresa della distribuzione di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, dopo aver ricevuto assicurazioni sulla sicurezza da parte di Israele. L'agenzia dell'Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa), pur denunciando una situazione umanitaria "critica", aveva sospeso da giovedì scorso le sue operazioni a Gaza dopo che uno dei suoi convogli era stato colpito da proiettili d'artiglieria israeliani e un autista palestinese era rimasto ucciso. L'Unrwa ha ricevuto "assicurazioni affidabili che la sicurezza del personale dell'Onu, le sue installazioni e le sue operazioni umanitarie saranno pienamente rispettate".
Un rappresentante di Hamas a Beirut, ha affermato che la risoluzione Onu sul cessate il fuoco a Gaza non tiene conto degli interessi palestinesi. "Il fallimento d'Israele nel raggiungere i suoi obiettivi nella guerra a Gaza ha portato a questa risoluzione, nessuno ci ha consultato", ha detto Osama Hamdan, rappresentante di Hamas in Libano. "Questa risoluzione non tiene conto degli interessi palestinesi e non parla della fine dell'assedio e dell'apertura dei valichi - ha affermato - l'abbiamo già detto in precedenza, non vi sarà un cessate il fuoco fino a che l'assedio non verrà sospeso e i varchi riaperti".
Intanto è continuata l'offensiva militare nella Striscia, con l'aviazione israeliana che ha colpito decine di obiettivi. Almeno nove palestinesi sono stati uccisi durante i raid della scorsa notte. Fra questi, riferiscono fonti palestinesi, vi sono sei membri della famiglia di un attivista del Fronte Democratico di Liberazione della Palestina: la moglie, la cognata e quattro bambini.
E dal rapporto di un'agenzia dell'Onu arriva una terribile denuncia: le forze israeliane hanno cannoneggiato ripetutamente un edificio dove erano stati spostati 110 palestinesi civili, uccidendo 30 persone. L'agenzia, sulla base di testimonianze, ha rivelato che le forze israeliane la scorsa domenica hanno ordinato ai palestinesi, la metà dei quali erano bambini, di lasciare le loro case e spostarsi in un unico edificio avvisandoli di "non uscire". Le stesse forze israeliane avrebbero poi "ripetutamente bombardato" la casa 24 ore dopo nel quartiere di Zeitoun a Gaza City. Si tratta della stessa zona al centro della denuncia fatta l'altro ieri dalla Croce Rossa internazionale, che ha accusato le forze israeliane di aver impedito fino a mercoledì ai soccorsi di entrare nell'area per recuperare i feriti e portare aiuto alla popolazione stremata. Tra questi quattro bambini trovati ormai allo stremo, senza cibo o altro sostegno, accanto al cadavere della madre in una casa bombardata.
La casa della strage - "Abu Salah è morto, sua moglie è morta. Abu Tawfiq è morto, suo figlio è morto e anche sua moglie. Mohammed Ibrahim è morto, e sua madre è morta. Ishaq e Nasar sono morti. Tanta gente è morta". Ahmed Ibrahim Samouni ha tredici anni e quel che gli è toccato raccontare è un massacro, la distruzione di gran parte della sua stessa famiglia e di altre decine di persone che come lui sono rimasti 24 ore chiusi in una casa che doveva essere il loro rifugio ed è diventata una trappola.
Wael Samouni, padre di Ahmed Ibrahim, che nel bombardamento ha perso tre figli piccoli, ha raccontato ai funzionari dell'Onu la dinamica dell'episodio. Con i giornalisti della Reuters ha parlato Ahmed Ibrahim, dal letto di ospedale dove è ricoverato per le ferite. Un racconto chiaro e agghiacciante e comincia dal giorno prima, da quel che successe in casa loro. "Dormivamo tutti in una stanza", ha raccontato. "Eravamo tutti addormentati quando i carri armati e gli aeroplani hanno cominciato a colpire. Un proiettile ha raggiunto la nostra casa, grazie a dio non siamo rimasti feriti. Siamo corsi fuori e c'erano quindici uomini... Atterravano dagli elicotteri sui tetti delle case". I soldati, ha raccontato Ahmed, percuotevano le persone e le costringevano a entrare tutti in una casa.
Il giorno dopo la casa è stata bombardata, la madre di Ahmed è morta, con tre suoi fratelli. Ahmed ha cercato di tenere in vita i suoi tre fratellini più piccoli e di aiutare i feriti che giacevano in mezzo ai cadaveri. "Non c'era acqua, non c'era pane, niente da mangiare", ha ricordato ancora il bambino. "Mi sono alzato, avevo bendato la mia ferita e mi sono trascinato fuori per prendere l'acqua cercando di ripararmi dai tiri dei carriarmati e degli aeroplani. Sono andato dai vicini e ho cominciato a chiamarli finché non sono quasi svenuto. Ho portato indietro cinque litri d'acqua".
Quando gli operatori della Mezzaluna Rossa e della Croce Rossa hanno finalmente ottenuto il permesso di accedere alla zona hanno trovato bambini ancora abbracciati alle madri morte, troppo deboli per mettersi in piedi, e feriti tra i corpi. Alcuni dei cadaveri riportavano anche colpi d'arma da fuoco oltre alle ferite del bombardamento, indicazione di un possibile intervento ravvicinato o successivo dei soldati. "Abbiamo cominciato a chiamare: 'C'è nessuno vivo in questa casa?' - ha raccontato un medico palestinese che era tra i soccorritori - e abbiamo sentito le voci dei bambini". I piccolo stavano morendo di fame, ha aggiunto.
Il quartiere di Zeitoun aveva già subito distruzioni considerevoli tra il primo e il 3 gennaio, e l'esercito aveva negato alla Croce Rossa l'accesso alla zona per evacuare i feriti. I soccorritori della Croce rossa avevano ricevuto richieste d'aiuto fin da sabato ma non hanno avuto accesso alla zona fino a ieri. "Ci sono ancora persone tra le macerie - ha detto al Washington Post Khaled Abuzaid, autista di ambulanza della Croce Rossa - Ma senza acqua o elettricità sono sicuro che moriranno".
Abuzaid ha confermato che, oltre a bloccare loro l'accesso, i soldati israeliani li avevano preavvertiti che non avrebbero potuto portare sul luogo del bombardamento macchine fotografiche, radio o telefonini - tutte attrezzature standard per le squadre di soccorso.
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Corriere.it, Repubblica.it]