Verso il Sud
Tre cinquantenni americane in viaggio sessuale nella poverissima e violenta Haiti di Papa Doc
Noi vi segnaliamo...
VERSO IL SUD
di Laurent Cantet
Dall'autore di 'Risorse Umane' e 'A tempo pieno' la vicenda di tre cinquantenni americane in viaggio sessuale nella poverissima e violenta Haiti di Papa Doc degli anni 80.
A Port-au-Prince, in riva alla spiaggia, circondato da capanne e da alberi da cocco, c'è un albergo presidiato dai turisti che ''non muoiono mai''. Qui si intrecciano le esistenze di tre donne, Ellen, Brenda e Sue, tutte alla ricerca di amore e tenerezza, in fuga dal grigiore delle loro vite e dei loro matrimoni. Ormai sull'orlo della cinquantina, tutte e tre si ritrovano in attesa di Legba, uno splendido diciottenne che le ha ammaliate con la sua bellezza e il suo temperamento forte e che ognuna di loro va regolarmente a cercare nella speranza di dare una scossa alla propria vita. Pagando, s'intende. Tratto da tre racconti dell'haitiano Dany Laferrière, Vers le Sud non è un film denuncia sul turismo sessuale, ma un'opera più sottile e inquietante. Siamo ad Haiti, fine anni '70, durante il feroce regime di 'Baby Doc' Duvalier. Lo scambio mercenario, ma non privo di coinvolgimento sentimentale, tra le signore americane in cerca di compagnia e i ragazzi locali è una delle mille forme di sfruttamento reciproco tra ricchezza e povertà. Molto bella e originale la versione del rimorchio a pagamento, in cui le donne sono dalla parte generalmente destinata agli uomini. Grandissime interpreti, capitanate dalla Rampling
Distribuzione Mikado
Durata 105'
Regia Laurent Cantet
Sceneggiatura Robin Campillo, Laurent Cantet
Con Charlotte Rampling, Louise Portal, Karen Young, Menothy Cesar
Genere Drammatico
La critica
''Dopo due film sul lavoro ('Risorse umane' e 'A tempo pieno'), Laurent Cantet cambia orizzonte ma non metodo. Tratto da tre racconti dell'haitiano Dany Laferrière, 'Vers le Sud' non è un banale film-denuncia sul turismo sessuale, formula netta e in fondo rassicurante, ma un oggetto più contraddittorio. E' una sonda gettata nelle acque poco limpide di uno dei tanti "scambi" amorosi, commerciali, culturali praticati fra paesi ricchi e poveri. E' lo spaccato di un luogo e di un tempo preciso (Haiti fine anni '70), anche se Cantet accenna appena alle ultime convulsioni del feroce regime di 'Baby Doc' Duvalier. E' un film che non giudica ma osserva; non sovrappone il suo sguardo alla storia ma fornisce il punto di vista di ogni personaggio. Che lo esprime in prima persona in un monologo crudo e diretto. (...) Ma il cuore del film non è Haiti, è l'Occidente stanco e frustrato come i corpi e i volti di queste turiste sessuali che non si sentono tali e comunque non sono mostri ma donne evolute, emancipate, moderne. Perché in fondo non portano solo corruzione, come crede l'albergatore puro e duro, ma anche affetto e attenzione in un mondo dominato dal terrore. Cosa che se non le giustifica rende comunque ricco e problematico questo film abitato dal desiderio femminile, luogo poco frequentato dal cinema, ma scritto da due uomini e forse proprio per questo imperfetto e un po' brusco in certi snodi.''
Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero'
''Vers le Sud sembrerebbe all'inizio un thriller sui temi del turismo sessuale, ma poi il film tratto da un romanzo di Dany Laferrière si sviluppa sull'inatteso slancio per la vita che pervade a poco a poco le donne, portandole infine a scoprire la vera natura di quel paradiso, abitato dai diavoli della violenza, del sopruso e della povertà sguinzagliati dal famigerato Baby Doc Duvalier. Ciò nonostante il film di Laurent Cantet ('A tempo pieno') finisce col farsi apprezzare soprattutto per la prova eccellente delle attrici, a loro pieno agio nel clima tropicale in apparenza morboso e in profondità minaccioso; mentre il plateale sottotesto, che comporta il ditino alzato contro lo sfruttamento dei corpi e il divario tra ricchi e poveri e tra nord e sud del mondo, non decolla minimamente e rende il suggello drammaturgico strascicato e anonimo''.
Valerio Caprara, 'Il Mattino'
''Ha risollevato le sorti della giornata un bel film francese di Laurent Cantet, 'Verso il sud', tratto da alcuni racconti di Dany Laferrière. (...) Alternando inglese e francese, la Rampling è l'ago di questa bilancia sentimentale, gestita imparzialmente dal padrone dell'hotel (Lys Ambrosie, un attore bravissimo). Cantet sottolinea amaramente che il mondo si divide fra vittime e inerti spettatori, due categorie differenziate dal fatto che 'i turisti non muoiono mai'. 'Verso il sud' concede il giusto spazio al privato (esposto anche in una suggestiva sfilata di monologhi) e al politico. Per vederlo sui nostri schermi dovremo aspettare qualche mese, ma è un film da non perdere.''
Tullio Kezich, 'Corriere della Sera'
''Comunica malessere e sgomenta Laurent Cantet ('Risorse umane' e 'A tempo pieno') tra le bellezze ingannatrici di Haiti sul finire degli anni Settanta, mentre imperversano ancora la dittatura di Duvalier e il terrore dei suoi 'macoutes'. (...) Fondatosi su tre racconti di Danny Laferrière il regista ha fatto forse un film non bello, ma d'impatto. Viene facile stigmatizzare nelle donne la sconcezza di una 'mano tesa' proveniente dalla stessa cultura imperialista responsabile di quello che in un momento di lucidità di una di loro chiama letamaio. Ma il film non discolpa chi a quel mercato della felicità s'offre chiudendo un occhio sulle cause della disperazione.''
Paolo D'Agostini, 'la Repubblica'
''Le mature signore paiono più metafore degli imperialismi che si contendono Haiti che figure credibili; con la stessa schematica logica, l'haitiano incarna il destino che - chiunque vinca - vedrà perdente Haiti. Ma perdente è soprattutto il film, costretto dall'estetica - chi va a vedere un film con donne in disarmo? - ad affidare il ruolo delle 'turiste' ad attrici così seducenti che troverebbero a casa loro schiere di volontari gratuiti!''
Maurizio Cabona, 'Il Giornale'
''Laurent Cantet affronta il turismo sessuale in modi doppiamente nuovi. Primo, sceglie come protagoniste donne cinquantenni anziché i soliti uomini a caccia di bambine e bambini, ed è notevole perché del desiderio delle donne non più giovani si parla assai raramente. Secondo, non giudica e non disprezza questi che sono naturalmente rapporti mercenari. Anzi: nel suo film le donne scoprono una felicità fisica e magari il primo orgasmo della loro vita, si liberano della disattenzione sprezzante di cui sono oggetto a casa (...) Ottime le interpretazioni.''
Lietta Tornabuoni, 'La Stampa'
''Rovesciando le convenzioni del turismo sessuale Cantet rovescia anche molti luoghi comuni sulla psicologia e sulla sessualità femminili, nonché sul rapporto tra Primo e Terzo Mondo. (...) L'incontro erotico non cancella gli abissi di classe che separano i personaggi. Verso sud è un film sull'incomunicabilità: non quella psicologica cara ad Antonioni, ma quella sociale, culturale, antropologica che persiste anche nell'epoca della globalizzazione.''
Alberto Crespi, 'l'Unità'
''Il risultato è un film efficace, senza concessioni, che va direttamente al cuore della materia e la studia da ogni prospettiva, lasciando parlare e rispettando il punto di vista di tutti i protagonisti. L'assunto politico, che fa da sfondo al film, emerge in tutta la sua forza alla fine quando, di fronte alla morte violenta di un haitiano durante uno scontro con gli stranieri, la polizia commenta 'ad Haiti un turista non muore mai'.''
El Mundo
''Verso sud poteva essere un buon film. Gli manca il nerbo del cinema, ciò che si chiama ispirazione.''
Olivier Seguret, 'Liberation'
Note - Premio Marcello Mastroianni per il miglior attore emergente a Menothy Cesar alla 62ma Mostra Internazionale del Cinema di Venezia (2005).