Verso l'elezione di un nuovo Capo dello Stato
Giorgio Napolitano lascia e il presidente del Senato Pietro Grasso diventa reggente del Quirinale
A "capo" del Quirinale dai ieri c’è Pietro Grasso, l’attuale presidente del Senato. Dopo nove anni, Giorgio Napolitano ha rassegnato le dimissioni da Presidente della Repubblica, quindi, reggente della più alta carica istituzionale - in base all'articolo 86 della Costituzione - è diventato il presidente del Senato e vi rimarrà fino a quando non verrà eletto un nuovo Capo dello Stato.
Il supplente assume a tutti gli effetti i poteri del presidente, come l'emanazione di decreti e la promulgazione delle leggi, l'accreditamento dei diplomatici stranieri. In linea teorica potrebbe persino sciogliere le Camere.
Anche sul piano della simbologia tutto questo ha il suo rilievo: a palazzo Giustiniani è stato issato lo speciale stendardo presidenziale e vi sarà distaccato un drappello di corazzieri.
Pietro Grasso, originario di Licata (AG), una lunga carriera in magistratura, è stato giudice nel maxi processo e capo della Procura di Palermo, prima dell'elezione in parlamento aveva diretto la Dna.
Come si elegge il nuovo Capo dello Stato - Il presidente della Repubblica è eletto nell'Aula di Montecitorio dal Parlamento in seduta comune integrato da 58 rappresentanti delle Regioni: ogni regione ne elegge tre con l'eccezione della Valle d'Aosta che ne elegge uno.
La seduta comune del Parlamento è convocata entro un massimo di 15 giorni dalle dimissioni del presidente ed è presieduta dal presidente della Camera. Il primo atto della seduta comune è la lettura dell'elenco dei delegati regionali. L'Aula di Montecitorio, dove si svolgono le riunioni congiunte del Parlamento, viene opportunamente risistemata per consentire a tutti i "grandi elettori" di prendere posto.
Quanti sono gli elettori - Quest'anno i grandi elettori saranno 1009 (Giorgio Napolitano compreso). I tre grandi elettori siciliani che parteciperanno all'elezione del nuovo capo dello Stato saranno scelti probabilmente il 21 gennaio. La data sarà formalizzata dalla conferenza dei capigruppo dell'Assemblea regionale. Per prassi due dei grandi elettori sono il presidente dell'Ars e il governatore, dunque Giovanni Ardizzone e Rosario Crocetta, il terzo dovrebbe essere espressione delle opposizioni. Tra i nomi che circolano quello di Nello Musumeci, attuale presidente della commissione regionale Antimafia.
I quorum - La Costituzione prevede che nelle prime tre votazioni la maggioranza richiesta per l'elezione sia quella dei due terzi dei componenti dell'Assemblea. Dal quarto scrutinio il quorum si abbassa: per essere eletti basterà la maggioranza assoluta dei componenti dell'Assemblea. Non c'è una prassi certa sulla cadenza delle votazioni; la seduta comune è considerata un'unica seduta anche se si sviluppa in più giorni.
La votazione - Per consuetudine voteranno prima tutti i senatori, poi i deputati e quindi i delegati regionali. La votazione dei grandi elettori sarà ripetuta due volte. Ognuno, per assicurare la segretezza del voto, entrerà nelle cabine poste sotto il banco della presidenza e scriverà il nome del candidato che intende votare nella scheda che gli viene consegnata dal commesso e che è timbrata e firmata dal segretario generale di Montecitorio. Quindi, uscito dalla cabina, l'elettore depositerà la scheda, ripiegata in quattro, nell'urna di vimini e raso verde, ribattezzata "l'insalatiera", davanti alla quale c'è un segretario di presidenza.
Lo spoglio - È fatto dal presidente della Camera, che legge in Aula i nomi dei candidati uno ad uno ad alta voce. Il conto delle schede viene tenuto dai funzionari della Camera e dai componenti dell'ufficio di presidenza di Montecitorio, che si assumono il compito di scrutatori. Nel 1992 Oscar Luigi Scalfaro era presidente della Camera e lesse le schede della votazione che lo portò al Quirinale; ma, poco prima che il quorum fosse raggiunto, lasciò il posto al vicepresidente della Camera, Stefano Rodotà, e aspettò il risultato definitivo nel suo ufficio.
I risultati - Per ogni votazione vengono letti all'Assemblea al termine dello spoglio. Per essere messe a verbale, le preferenze ai candidati devono essere almeno due. Chi riceve un solo voto viene conteggiato genericamente tra i voti dispersi.