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Verso una nuova e difficile politica sull'immigrazione. Apertura verso i clandestini ma dei Cpt non si può fare a meno

03 luglio 2006

La politica sull'immigrazione che il governo Prodi dovrebbe attuare vuole differenziarsi da quella del precedente governo in maniera radicale. Un cambiamento radicale che si muoverà comunche per gradi e che non sconvolgerà nulla della situazione che attualmente si presenta oggettivamente inadeguata.
Fra i primi interventi annunciati dal ministro dell'Interno, Giuliano Amato, un decreto legge che vada incontro agli ''esclusi'': ''Avvalendoci della Bossi-Fini stiamo valutando di aprire un secondo decreto per coprire le domande che risultano regolari ma in eccesso rispetto alla quota prevista dal vecchio decreto'', ha detto il ministro Amato  la scorsa settimana, intervenendo in commissione affari costituzionali al Senato.
Un'apertura che il ministro vorrebbe allargare anche alla tematica sulla cittadinanza. ''Credo che la cittadinanza a un bambino che nasce in Italia possa essere data anche subito - ha detto il ministro - ma quando i genitori hanno dimostrato un radicamento in Italia che dà senso a questa cittadinanza'', ad esempio ''se hanno chiesto la carta di soggiorno vuol dire che hanno intenzione di essere italiani''.

Aperture sì, ma graduali ed esaminate con estrema attenzione. Riguardo ai Centri di permanenza temporanea, per esempio, il ministro ha dichiarato: ''Non pensiamo che si possa farne a meno. La necessità di identificare queste persone e rimandarle nei paesi di origine è ineludibile''.
Quindi, seppur nel programma dell'Unione vi è scritto che ''I Cpt vanno superati'', tale superamento attualmente non contempla la loro chiusura, e nelle parole del ministro Amato, come già detto, i Cpt sono diventati necessità di cui non si può fare a a meno, perché è indubbio, dice Amato, che servono ''luoghi di trattenimento'' per l'identificazione.
Certo, i Cpt non devono avere ''una funzione punitiva'', ha sottolineato il ministro, la loro gestione deve essere ''più aperta'' e trasparente. Lavorerà in tal senso la commissione ispettiva che lo stesso Amato ha deciso di costituire. Ne faranno parte esponenti del volontariato e ''personaggi illustri'', la presiederà il funzionario dell'Onu Staffan De Mistura, che proprio nei giorni scorsi ha avuto l'autorizzazione dal segretario generale dell'Onu, Kofi Annan. La Commissione, quindi, potrà avviare i suoi lavori con una prima riunione già nei prossimi giorni.
''Quella dei Centri di permanenza temporanea per immigrati è una questione delicata ma anche urgente'', ha detto Staffan De Mistura, promettendo che affronterà l'incarico con serenità e determinazione. ''Sono onorato - ha aggiunto - del fatto che il ministro Amato abbia pensato a me per presiedere questa commissione e sono grato al segretario generale dell'Onu per aver autorizzato l'incarico''. Nell'impegno alla guida dell'organismo di ispezione istituito dal Viminale per verificare le condizioni all'interno dei Cpt ''farò del mio meglio - ha sottolineato de Mistura - insieme agli altri membri della commissione''.
L'ambasciatore Steffan De Mistura è direttore del Centro alti studi delle Nazioni Unite che forma i quadri dell'organizzazione ed inviato del segretario generale dell'Onu in zone di guerra.

Nonostante tutto, la posizione del ministero dell'Interno non è condivisa da diversi ''attori'' coinvolti nel dramma dell'immigrazione clandestina da vicino, per esempio l'Arci, l'ala della sinistra radicale ella maggioranza, ma anche dalla Caritas, che vedono nelle azioni proposte l'ennesima falsa risoluzione del problema.

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03 luglio 2006
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