Vi racconto la gloriosa Bacigalupo...
I ricordi di Marcello Dell'Utri nel processo che lo vede imputato per concorso esterno in associazione mafiosa
"La Bacigalupo era uno squadrone. Ci giocavo io ma anche l’ex Procuratore antimafia Pietro Grasso che era bravo". Lo ha raccontato Marcello Dell’Utri intervenendo brevemente nel processo che lo vede imputato per concorso esterno in associazione mafiosa a Palermo. Dell’Utri ha tolto per un momento la parola al suo legale, Massimo Krogh che nel corso dell’arringa difensiva ha ribadito: "In questa squadretta c’era anche il figlio di Tanino Cinà (boss mafioso ndr), mentre Vittorio Mangano nelle partite tutelava i ragazzi".
Il Club Bacigalupo di Palermo, che prendeva il nome dal portiere del grande Torino, nella sentenza di condanna a Dell’Utri è stata citata oltre 30 volte. Si tratta di una società calcistica fondata nel 1957. I calciatori provenivano quasi tutti da due scuole cattoliche, quella dei Salesiani del Don Bosco e quella dei Gesuiti del Gonzaga. Nelle sue fila oltre a Marcello Dell’Utri, che ne sarà anche presidente, e a Pietro Grasso militavano anche il senatore Carlo Vizzini, i figli del primo presidente della Regione Giuseppe Alessi e quelli dell’ex ministro Dc Franco Restivo, oltre all’ex rettore dell’Università di Catania Fernando Latteri.
Ma Marcello Dell’Utri proseguendo le sue dichiarazioni spontanee davanti ai giudici della Corte d’Appello a Palermo, che il 25 marzo si rititeranno in Camera di consiglio, ha detto anche altro. "Io, signori giudici, non ci capisco più niente, tutte queste elucubrazioni, queste falsità. Ho passato vent’anni della mia vita sotto processo. Io, tutto sommato, sto bene, ho tre stent al cuore ma me la cavo. Ma se una pena mi deve essere data, vi assicuro che l’ho già scontata. Questo lo devo dire". "Ho visto cose incredibili. Dieci anni per una presunta estorsione, sono stato condannato a sette anni in primo grado e poi assolto sia in appello che in Cassazione - ha detto ancora Dell’Utri - ho avuto anche una richiesta di arresto alla Camera dei deputati, con grande ludibrio per me, con l’accusa di destabilizzare dei pentiti. E’ stato chiesto l’arresto alla Camera che per una mattinata ha discusso sull’opportunità o meno di mandarmi in carcere. Miracolosamente gli arresti sono stati negati, anche se eravamo all’opposizione. Ho rischiato gli arresti per un processo che si è risolto con un’assoluzione piena per non avere commesso il fatto. Ora mi sono stancato. Adesso devo rispondere anche dell’accusa di estorsione al mio amico Silvio Berlusconi. E’ una cosa assurda. Chi mi conosce sa che sono cosa inventate ma chi non mi conosce potrebbe pure pensare che sia vero. Mi hanno anche sequestrato dei conti".
"Ho fondato un partito nel 1994 e se ho fatto bene o male non so so. So che in quel momento andava fatto - ha continuato Dell’Utri - Non mi sono nemmeno candidato nel 1994 quando le candidature le facevo io, invece mi sono candidato nel 1996, per difendermi. A me non interessava andare in Parlamento. Io volevo costruire un partito-azienda ben organizzato con grandi programmi, per preparare i giovani. Ma subito dopo la mia discesa in campo sono stato assalito dalla Procura di Palermo innanzitutto. Dopo la mia discesa in campo non ho più campato. La persecuzione di caratttere politico oggi si disvela in maniera chiara: un Procuratore che mi accusa con insistenza, passa dalla politica giudiziaria alla politica. Poteva dircelo prima. Prima che un ragionevole dubbio è una certezza. Io sono stato perseguitato dalla politica. Ma ora mi sono ritirato. Nelle dichiarazioni spontanee prima della prima sentenza ho chiesto ai giudici di restituirmi alla politica perché ancora ci credevo, ma sono stato condannato a nove anni. Ora invece vi chiedo di restitutirmi alla mia famiglia".
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, SiciliaInformazioni.com]
- Un'amicizia sana e sincera (Guidasicilia.it, 05/02/13)