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Vi ricordate di quella patente sospesa a un gay...

A distanza di 10 anni dal fatto, la sentenza della Corte d'appello di Catania: i dicasteri della Difesa e dei Trasporti dovranno versare 20mila euro di danni

12 aprile 2011

Il fatto è successo una decina di anni fa... Ad un ragazzo di Catania era stata sospesa la patente perché gay! La notizia aveva fatto il giro del mondo e del caso si era occupata anche la Bbc. In questi giorni, i ministeri della Difesa e dei Trasporti sono stati condannati in secondo grado a versare 20mila euro come risarcimento danni a Danilo Giuffrida, oggi ventottenne, nei cui confronti fu avviato l'iter di sospensione della patente di guida dopo che alla visita di leva aveva rivelato di essere omosessuale. A decidere che i ministeri dovranno pagare il maltolto la Corte d'appello civile di Catania che ha confermato la sentenza di primo grado emessa nel luglio del 2008, ma ha ridotto di 80mila euro l'indennizzo inizialmente fissato in 100mila euro dal presidente della V sezione civile del Tribunale di Catania, Ezio Cannata Baratta.
Nelle motivazioni della prima sentenza il giudice scrisse: "I comportamenti tenuti dalle due amministrazioni appaiono in evidente discriminazione sessuale del Giuffrida e in evidente dispregio dei principi costituzionali. I comportamenti dei due ministeri hanno cagionato grave danno e sofferenza per l’umiliante discriminazione subita". Quindi, "il comportamento delle due amministrazioni ha gravemente offeso ed oltraggiato la personalità del Giuffrida in uno dei suoi aspetti più sensibili e ha indotto in lui un grave sentimento di sfiducia nei confronti dello Stato". Giuffrida aveva accolto la sentenza definendola "un passo avanti per i diritti civili".

Ma spieghiamo meglio come andò la grottesca vicenda. Alla visita di leva Giuffrida dichiarò ai medici di essere omosessuale. L'ospedale militare informò la Motorizzazione civile che il giovane non era in possesso dei "requisiti psicofisici richiesti" e la patente di guida fu sospesa in attesa di una revisione all'idoneità. Giuffrida fu costretto anche a ripetere l'esame di guida. Lo superò, ma per vedersi riconosciuta una patente valida per un solo anno invece dei dieci previsti. La motivazione rimase la stessa. Tramite l'avvocato Giuseppe Lipera, il ragazzo presentò quindi ricorso al Tar di Catania che sospese il provvedimento osservando che l'omosessualità "non può considerarsi una malattia psichica ". "L'omosessualità - si leggeva nell'ordinanza della terza sezione del Tar - non può essere considerata un fatto che fa sorgere dubbi sull' idoneità psico-fisica del titolare della patente di guida". "E' evidente - scrissero i giudici - che le preferenze sessuali non influiscono in alcun modo sulla capacità del soggetto di condurre con sicurezza veicoli a motori" e inoltre "non può considerarsi una vera e propria malattia psichica, essendo per l'appunto una mero disturbo della personalità" tanto da "giustificare l'esonero dal servizio di leva" ma "non certo l'adozione di ulteriori misure 'sfavorevoli'".

Danilo Giuffrida, intervistato dall’ANSA, dice di essere ancora "incredulo e stordito". Ripercorrendo la sua vicenda, senza entrare nel merito del risarcimento danni, il giovane dice di "essersi sentito diverso soltanto in quel periodo". "Sono stati loro a farmi sentire così – sottolinea – mentre io non mi sono mai sentito differente dall’altra gente. E la sentenza dimostra che avevo ragione io: sono loro i diversi".
Adesso il contendere non è più sul contenuto della sentenza ma sull’entità del risarcimento danni, come osserva il legale del giovane: "È davvero strano - rileva l’avvocato Lipera - che lo Stato invece di chiedere scusa pubblicamente al mio assistito, a nome di tutti gli italiani, abbia deciso di ricorrere contro una sentenza che riconosce il danno esistenziale di una persona che è discriminata perchè gay". Lipera, ha presentato ora ricorso in Cassazione chiedendo l'annullamento della sentenza di secondo grado, con rinvio ad altra Corte d'appello per "omessa motivazione, illogicità e erroneità nella quantificazione del danno morale". Il penalista ha spiegato: "E' stata una follia che i gusti sessuali di una persona siano stati fatti pesare sulla capacità di guida delle vetture. E' stato veramente un genio al contrario il soggetto che aveva iniziato il procedimento a carico del mio assistito". Inizialmente la richiesta di Giuffrida era stata di 500mila euro.
E anche il presidente nazionale di Arcigay, Paolo Patanè, sottolineando "l’aspetto positivo" della sentenza, aggiunge che si sarebbe potuto avere "più coraggio", confermando l’entità del risarcimento iniziale. Sostanzialmente positivo anche il commento del presidente di Equality Italia, Aurelio Mancuso: "la battaglia di Giuffrida aiuta a far comprendere che anche in Italia è possibile ottenere giustizia".

[Informazioni tratte da Repubblica.it, Ansa, LiveSicilia.it]

- Gli omosessuali non possono guidare? (Guidasicilia.it, 07/06/05)

- Siccome gay la motorizzazione gli ritirò la patente... (Guidasicilia.it, 20/12/05)

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12 aprile 2011
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