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Via libera ai 4 miliardi per la Sicilia

Berlusconi ha sbloccato i fondi per le aree sotto-utilizzate e mette la sua parola fine sul Partito del Sud

31 luglio 2009

Diciamo subito che il Cipe, il Comitato interministeriale per la programmazione economica, ha dato via libera dal allo sblocco di oltre 4 miliardi di euro di Fondi per le aree sotto-utilizzate (Fas) destinati alla Sicilia. La decisione era stata preannunciata nei giorni scorsi da Silvio Berlusconi, che aveva parlato della "priorità siciliana", "le altre re­gioni - aveva spiegato il premier - per adesso devono aspettare". Tra l'altro, come ha ribadito ancora ieri il premier, "la Sicilia è l'unica che ha presentato dei progetti per i Fas che hanno ottenuto il via libera del ministro Tremonti".
Lo sblocco avvenuto questa mattina non convince del tutto la Lega Nord che sul 'caso Sud' vuole vederci chiaro. "Prima bisogna conoscere i progetti", ha precisato ieri il leader del Carroccio Umberto Bossi, mettendo ben in chiaro che il Mezzogiorno non può diventare l'unico argomento di discussione dell'esecutivo: "Devono esserci anche i fondi per la Pedemontana", avverte il Senatur. "Il piano per il Sud? Prima vedere cammello, poi dare tappeto...", ha fatto la sintesi Roberto Calderoli.

Il ministro per lo Sviluppo Economico, Claudio Scajola, questa mattina ha spiegato che il "43% dei 4,3 miliardi di fondi sarà destinato a opere strategiche". Ci saranno 300 milioni per migliorare i collegamenti con le isole minori, 560 milioni destinati ai collegamenti Nord-Sud (Gela-Santo Stefano Calastra), 370 per potenziare le grandi arterie stradali (Messina-Palermo, Messina-Catania, Siracusa-Gela, ragusa-Catania) e poi 520 milioni destinati alle opere idriche, 410 per interventi infrastrutturali in campo ambientale, 91 milioni per l'innovazione tecnologica, 330 per i 'contratti di sviluppo' destinati alle imprese, 80 di edilizia scolastica e 450 milioni finalizzati a opere di riqualificazione urbana". Il ministro chiarisce che si lavora su due direttrici: oltre alla gestione e allo sblocco dei fondi Fas, "si lavora al Piano Berlusconi per il Sud", che "servirà a convogliare risorse regionali e nazionali su grandi obiettivi di sviluppo nei settori delle infrastrutture, reti energetiche, turismo, del sostegno alle imprese, all'occupazione e alla qualificazione del capitale umano e del rafforzamento del credito al Sud. Senza dimenticare la fiscalità di vantaggio e la sicurezza".
Quanto all'ipotesi di un ritorno alla Cassa del Mezzogiorno avanzata da Tremonti, Scajola osserva: "è uno strumento antiquato, che non evoca ricordi positivi. Tuttavia, uno strumento per facilitare il dialogo tra Stato e Regioni e delle regioni tra loro potrebbe essere utile".

"Piena soddisfazione. Il mio è un super ok", ha detto, secondo quanto riferito da chi era presente, il governatore della Sicilia Raffaele Lombardo al termine della riunione.

Il via libera dei Fas per la Sicilia, avviene all'indomani della cena nella quale, sembra chiaro, Berlusconi e Gianfranco Miccichè, che del Cipe è sottosegretario, hanno seppellito l'ascia di guerra. una cena durata oltre tre e ore e mezzo per raggiungere una tregua sul Mezzogiorno e ribadire gli impegni presi dal governo per il sud. Insieme al premier e a Miccichè, una quarantina di altri commensali, tra cui molti parlamentari siciliani.
"I problemi sono in via di superamento grazie all'impegno reale del premier", avrebbe detto Miccichè alla fine, che a questo punto ha abbassato i toni rispetto al cosiddetto partito del Sud: "E' uno strumento per raggiungere degli obiettivi - ha detto al termine della cena - ma se questi obiettivi sono raggiunti con Berlusconi noi siamo ancora più felici".
Sì, perché se il premier ha ribadito quanto detto ieri e messo in pratica oggi, l'unico punto su cui il Cavaliere non è stato disposto a cedere a nessun compromesso è l'ipotesi che si dia vita all'ormai famigerato Partito del Sud: "E' una cosa inaccettabile", ha chiaramente detto ieri durante un nuovo sopralluogo all'Aquila, perché "è esattamente il contrario di quello che ho sempre sognato di fare aggregando il centrodestra". "E poi non credo che il Partito del Sud sia un'ipotesi che possa avere successo", ha aggiunto Berlusconi. Riferendosi poi alle possibili dinamiche che tale iniziativa dovesse avere all'interno del centrodestra, il premier ha citato un noto proverbio latino riferito alla chiesa cattolica: "extra ecclesiam nulla salus" ossia "fuori dalla chiesa non c'è salvezza" e conclude: "ciò vale anche per il Pdl".

Berlusconi ieri ha ricucito anche lo strappo con il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, che non era stata invitata all'incontro sul Mezzogiorno tenutosi a Palazzo Grazioli l'altro ieri. Il premier ha voluto incontrare in separata sede il ministro Prestigiacomo per quello che è stato, secondo i presenti, un incontro "lungo, cordiale e chiarificatore". La Prestigiacomo, sempre secondo i presente all'incontro, ha ricevuto garanzie sul fatto che l'articolo 4 del ddl anticrisi, caldamente osteggiato dallo stessi ministro dell'Ambiente, sarà modificato, presumibilmente nel decreto 'correttivo' che il Consiglio dei ministri dovrebbe varare nella riunione di oggi.
Nel corso del faccia a faccia, il presidente del Consiglio ha sottolineato come il piano per il sud sia tutto da definire ed al progetto parteciperanno tutti i ministri interessati, compreso ovviamente il dicastero dell'Ambiente. Rassicurazioni che, rimarca chi c'era, hanno soddisfatto la Prestigiacomo.
E Berlusconi ha voluto incontrare anche i parlamentari siciliani del Pdl che anche in questo ultimo periodo gli sono stati fedeli, i cosiddetti 'lealisti', a cui ha anticipato il suo piano per il Sud. "Mancavano quelli che hanno posto un ricatto, visto che non hanno votato la fiducia sul decreto legge anti-crisi alla Camera", ha detto il senatore Antonio D'Alì, lasciando Palazzo Grazioli.

Il documento dei lealisti: "Nell'Isola metodi sguaiati" - In un documento consegnato a Berlusconi durante l'incontro romano di ieri, i cosiddetti "lealisti" del Pdl siciliano hanno elencato le principali priorità per il Sud, e in particolare per la Sicilia, mettendo in discussione le scelte operate sia dalla precedente amministrazione regionale che dall'attuale, auspicando che gli interventi abbiano una "regia nazionale".
"Pur condividendo la ripresa del dibattito politico sul Mezzogiorno", il documento sottolinea che "in Sicilia alcuni attori sono intervenuti, anche con metodi provocatori e sguaiati verso il governo nazionale, solo per rivendicare la disponibilità immediata di ulteriori 'risorse aggiuntive' del Fas per la spesa corrente e i lavoratori stagionali e precari". Il testo ricorda che le somme del Fas, invece, possono essere utilizzate soltanto per investimenti.
Chiusa lo scorso 30 giugno l'attuazione dei fondi di Agenda 2000-2006, 8,4 miliardi (spesi al 98%), l'attuazione del programma 2007-2013 "è ancora agli inizi - spiega il documento - e il prossimo 31 dicembre ci sarà la verifica della spesa per il cosiddetto disimpegno automatico". In pratica, la Sicilia rischia di dover restituire una tranche di finanziamenti a causa del mancato utilizzo delle vecchie somme.
Per quanto riguarda gli Accordi di programma quadro (Apq) stipulati tra il governo e l'amministrazione regionale, dal 2000 sono stati sottoscritti impegni per 17 miliardi, di cui 4,4 di fondi Fas. Per questi ultimi, spiega il documento, "sono stati assunti impegni per poco meno del 35% ed effettuati pagamenti per il 19%. La Regione - si legge nel testo - non sembra attribuire particolare importanza ai risultati raggiunti con le risorse già disponibili, mentre chiede allo Stato, con veemenza, l'immediata disponibilità delle risorse Fas 2007-2013".
Il documento definisce "variabile e a volte vago" il livello di dettaglio del Piano attuativo regionale (Par), approvato dalla giunta nel febbraio 2009. Circa 700 milioni di euro finanziati con il Fas - sempre secondo gli estensori del documento - andrebbero ai lavoratori precari e stagionali della Regione, in particolare ai forestali.
Il documento infine chiede "una forte regia politica nazionale, ricondotta ai massimi livelli di governo", per la gestione dei fondi, come "sta accadendo in Abruzzo, dove la ricostruzione è seguita direttamente dal presidente del Consiglio". Le imprese pubbliche nazionali, come Anas e Ferrovie, "nell'attuazione dei programmi - si legge -dimostrano scarsa volontà di investire in Sicilia. Queste imprese devono esplicitamente impegnarsi a investire nel Mezzogiorno anche proprie risorse ordinarie e non quelle prelevate dal Fas o dai programmi europei".
Infine il documento elenca i quattro assi principali d'investimento: 60% rete di trasporto e mobilità, 10% ricerca e innovazione, 20% ambiente ed energia e 10% per credito d'imposta, edilizia scolastica e fondo per la progettazione.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa.it, La Siciliaweb.it, Repubblica.it, Corriere.it]

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31 luglio 2009
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