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Via libera al Disegno di legge sul federalismo fiscale

Il ministro dell'Economia Tremonti: ''E' una riforma storica e necessaria''

04 ottobre 2008

Via libera dal Consiglio dei ministri al ddl sul federalismo fiscale. Lo ha annunciato il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, nel corso della conferenza stampa di ieri a Palazzo Chigi.
E' "una riforma storica", ha affermato Tremonti aggiungendo: "E' evidente a tutti". Poi ha ammesso: "E' stato molto complicato ma alla fine straordinariamente positivo avere il consenso di comuni, province e regioni".
Ok anche al decreto legge che mette a disposizione dei comuni un miliardo e 310 milioni di euro (compresi fondi per Roma capitale e per la crisi di Catania) per riequilibrare i conti degli enti locali, compensando l'abolizione dell'Ici.
Si è trattato comunque di "un cammino che viene da lontano, dal primo governo Berlusconi. Storicamente, 14 anni sono un tempo breve", ha aggiunto Tremonti. Poi il ministro dell'Economia ha concluso dicendo che "fare il federalismo fiscale, data la Costituzione vigente, era un obbligo"; e il fatto che ancora non ci fosse "non era solo una lacuna, era un vulnus rispetto allo schema costituzionale".

"Mi auguro si possa partire prima" dei 24 mesi stabiliti per l'approvazione dei decreti legislativi collegati al ddl sul federalismo fiscale, ha detto il ministro per la Seplificazione normativa, Roberto Calderoli. Per l'approvazione della legge delega, ha spiegato il ministro, "è stato fissato un termine che poteva forse essere più contenuto, ma sarebbe stata a rischio la possibilità di concludere entro 24 mesi. Questo non significa che bisogna utilizzarli tutti".
"Il testo approvato in seno al Cdm è quello uscito con l'inserimento degli emendamenti di regioni e comuni - ha continuato Calderoli - Inoltre il governo è stato autorizzato alla presentazione di un emendamento su Roma Capitale, che verrà portato in Parlamento. Quest'ultimo emendamento anticipa, rispetto al codice delle autonomie, la parte fisca e quella ordinamentale". E ancora fa sapere che il decreto legge, che contiene disposizioni urgenti per il riequilibrio economico di enti locali e regioni, arriva a una cifra complessiva di 1,3 miliardi di euro. "Complessivamente l'intervento, tra ticket Ici Roma e Catania, è pari a 1,3 miliardi di euro tutto compreso", ha spiegato il ministro. Ci sono degli interventi, ha spiegato infine il ministro leghista, "che sono un'eredità che noi abbiamo avuto, in particolare l'Ici cosidetta rurale che era stata tagliata dai trasferimenti rurali in quanto trasformati in edifici civili, e quindi avrebbero dovuto determianare un gettito in quanto tale che non si è verificato".

La Lega, comunque, è rimasta soddisfatta. E apre anche al dialogo con l'opposizione: "Gli interventi di introduzione del federalismo - ha proseguito Calderoli - finora stati calati dall'alto, spesso con maggioranze risicate e senza coinvolgere i soggetti interessati, la consultazione dei governi locali è la strada che ha dato maggiori frutti e intendiamo dare seguito a questo cammino del dialogo, continuando il lavoro nel percorso parlamentare e poi sui decreti". "Ma in Parlamento vigileremo affinché i tempi siano i più brevi possibili", ha fatto sapere Federico Bricolo, presidente del gruppo leghista in Senato.
Sull'altro fronte, il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, ha commentato così: "Mi auguro che si possa arrivare presto ad una soluzione condivisa, perché è una riforma che modernizza il Paese". [Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Repubblica.it]

Il federalismo fiscale in 22 articoli - Ventidue articoli, due anni di tempo, un obiettivo: legare il più possibile le tasse al territorio in modo che sia alimentato e nutrito dalla tasse versate da chi vive e lavora. Al tempo stesso, poichè ci sono regioni più ricche e altre più povere, creare un sistema di compensazione per garantire comunque una media distribuzione di ricchezza. Evitando, così, anche un mare di sprechi. La riforma del federalismo fiscale (oggi il via al ddl) punta infatti a "responsabilizzare i centri di spesa" (gli enti locali), alla trasparenza dei meccanismi finanziari e al controllo dei cittadini sugli eletti e sui propri amministratori pubblici.

24 mesi di tempo. Il governo s'impegna nei prossimi 24 mesi a definire l'autonomia finanziaria di Comuni, Province, città metropolitane e Regioni come previsto dall'articolo 119 della Costituzione. Per questo il ministro Tremonti parla di riforma "obbligata" relativamente al dettato costituzionale.

Commissione paritetica. Cabina di regia del federalismo fiscale è la Commissione paritetica. L'organismo avrà il compito di riordinare l'ordinamento finanziario di Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni attraverso ricerche e ed elaborazione di dati su finanze e tributi. Un'analisi di come si forma il bilancio dell'ente locale, delle spese, dei costi e delle entrate e di come deve cambiare.

Conferenza permanente. E' il coordinamento della finanza pubblica per "monitorare eventuali scostamenti dagli obiettivi di finanza pubblica, verificarne attuazione ed efficacia" e "proporre criteri per il corretto utilizzo del fondo perequativo".

La compensazione. Si chiama Fondo perequativo ed è lo strumento con cui si dovrà aiutare le regioni più povere che hanno anche meno gettito fiscale. Una parte di Irpef, Irap e Iva versata alle Regioni verrà girata in un fondo destinato "ai territori cone minore capacità fiscale per abitante". Sul Fondo sono già stati elaborati orati proiezioni e simulazioni. La quota della Toscana al Fondo è pari al 6,3% sul totale del Fondo. La quota della Campania, regione più povera, è pari al 23,6 per cento. Il Lazio partecipa con il 4,6%.

Conti a posto e meno tasse. L'attuazione della legge deve essere compatibile con gli impegni finanziari assunti con il Patto europeo di stabilità e crescita. Le risorse che eventulmente dovessero avanzare, serviranno "a ridurre la pressione fiscale dei diversi livelli di governo". Il governo giura: "Non ci sarà nessuna tassa in più".

Roma capitale. 500 milioni l'anno di finanziamento per la città. Alemanno esulta, dubbi dal presidente della Regione Marrazzo, che chiede un incontro urgente al governo. A Roma, in quanto capitale della Repubblica, saranno assegnate "specifiche quote aggiuntive di tributi erariali". Via libera anche "al trasferimento a titolo gratuito del patrimonio dello Stato non più funzionale alle esigenze dell'amministrazione centrale".

Come si finanziano gli enti locali. Oltre ai tributi propri la riforma prevede "compartecipazione e addizionale a Irpef, ai tributi erariali e regionali" e "l'individuazione di un paniere di tributi propri". Resta la possibilità di istituire "tasse di scopo" per realizzare opere pubbliche e oneri derivanti da eventi particolari. Non ci potrà essere nessuna nuova Ici e gli amministratori con i conti in rosso non potranno più essere rieletti. Le Province potranno istituire una tassa sugli autoveicoli e per le Regioni è prevista la compartecipazione a tributi erariali e alle accise.

Città metropolitane. Nove grandi città (Milano, Roma, Torino, Bologna, Firenze, Venezia, Genova, Napoli e Bari) avranno una "più ampia autonomia" grazie a una legge statale che assegnerà loro "tributi ed entrate proprie anche diverse da quelle assegnate ai Comuni". [Repubblica.it]

 

 

 

 

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04 ottobre 2008
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