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Viaggi senza speranza

E' molto probabile che nel naufragio di sabato scorso siano morte 181 persone

22 luglio 2014

Diaciannove. Venti. No, di più. Trenta. Sono trenta i poveri disgraziati morti asfissiati e annegati sabato scorso, mentre il barcone traballante e stracarico di persone dalla Africa settentrionale traghettava povere anime attraverso il Canale di Sicilia.
Ma sono di più. Molti di più. E’ ancora più drammatico il bilancio delle vittime del barcone soccorso sabato scorso a circa 65 miglia da Lampedusa
(LEGGI).
"Su quel barcone eravamo in 750, ci siamo salvati soltanto in 569, gli altri 181 sono morti, molti sono annegati quando ci siamo avvicinati al mercantile danese che ci stava aiutando. E tra loro c'erano molti bambini".
E’ l’affermazione drammatica dei superstiti sbarcati a Messina, in un video di Repubblica.it.

Siriani, pachistani, nigeriani, ghanesi. Tutti morti. "Molti di quelli che hanno trovato nella stiva, tutti "neri", sono stati accoltellati, uccisi da altri "neri" che non volevano farli uscire perché in coperta non c'era più spazio: ogni centimetro di quell'imbarcazione era occupata da tutti noi accatastati come bestie, uno sopra l'altro e con tanti bambini e tra questi anche mio figlio Mohamed, di un anno", dice un siriano di 40 anni mentre abbraccia la moglie che non riesce più a piangere e che vuole soltanto scappare, andare via. Il cadavere di Mohamed che era caduto in acqua è stato recuperato dai marinai del mercantile Torm Lotte ma molti altri bambini sarebbero ormai annegati. "Vogliamo andare lontano. Siamo fuggiti dalla Siria per dare un futuro soprattutto a Mohamed, ma è stato tutto inutile, lui non c'è più. Ma vogliamo tentare di rifarci un'altra vita nonostante tutto"...

Ormai è un bollettino quotidiano, e i naufragi e i morti nel Canale di Sicilia si susseguono senza sosta. Ieri, i cadaveri di 5 migranti sono stati recuperati su un gommone semiaffondato: 61 i naufraghi tratti in salvo, i quali hanno detto che a bordo sarebbero stati un’ottantina. Finora senza esito le ricerche di eventuali dispersi.
Bisognerebbe chiamarli viaggi senza speranza: migliaia a bordo di carrette del mare sempre più fatiscenti, scappando spesso da una non esistenza vengono cancellati per sempre dal mare. Ed inquieta il pensiero dei naufragi "non registrati", delle morti non conteggiate nel bilancio ufficiale che indica per quest’anno complessivamente più di 500 vittime.
Intanto, il superlavoro per le unità navali di Mare Nostrum continua. Quattro navi della Marina Militare hanno affrontato diverse situazioni di emergenza nel soccorso e recupero di molti migranti in arrivo dalle coste nordafricane. Oltre al gommone con i cinque cadaveri, sono stati recuperati 389 migranti a bordo di quattro gommoni, più altri 276 su due imbarcazioni.

E a Lampedusa - come a Messina, Catania, Palermo e Ragusa - l’emergenza si mantiene sempre alta, nel timore continuo di sorpassare il sempre più vicino punto di non ritorno.
Il presidio di avvocati istituito dal Consiglio Nazionale Forense (Cnf) e dalla Scuola superiore dell’Avvocatura che sta operando sull’isola di Lampedusa per la tutela dei diritti dei migranti, lancia un forte appello alle organizzazioni e alle associazioni deputate alla prima accoglienza e assistenza affinché inviino al più preso i propri operatori sull’isola per fare fronte alla emergenza sbarchi di questi giorni.

In una nota il presidio di avvocati segnala la situazione di grave crisi che si sta determinando sull’isola a causa dei continui sbarchi, destinati a incrementarsi: "Nella giornata di venerdì sono arrivate nell’isola più di mille persone salvate dai mezzi della Capitaneria di Porto. Tra loro, tantissimi bambini, anche neonati, e persone bisognose di cure mediche e assistenza. Altre 400 persone circa (tra cui molti minori) si trovano presso il Centro di Prima Accoglienza e Soccorso dell’isola da giorni. Attraverso ponti aerei, tra domenica e stamattina tutti i bambini non accompagnati che erano presenti presso il Centro di accoglienza (circa 50) sono stati trasferiti. Rimangono una decina di piccoli, ma accompagnati; e altri 50 minori ma tra i 16 e i 17 anni, che verranno trasferiti nei prossimi giorni. Poiché il Cpsa di Lampedusa è ancora formalmente chiuso, a causa del protrarsi di lavori di ristrutturazione, l’accoglienza è gestita in modo emergenziale, a partire dalle strutture di base (igiene, cibo, vestiario). Inoltre, non è garantita la presenza permanente e strutturata nell’isola degli operatori delle organizzazioni e associazioni deputate alla prima accoglienza e assistenza". Nell’appello, che il Cnf fa proprio, il presidio degli avvocati ribadisce il proprio pieno sostegno e aiuto per tutti gli aspetti giuridici correlati. L’avvocatura italiana esprime dolore e cordoglio per la continua perdita di vite umane e invita a studiare "tutte le soluzioni immediate e a regime per interrompere questa drammatica e insostenibile situazione".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, Repubblica/Palermo.it, Corriere del Mezzogiorno]

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22 luglio 2014
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