Viaggio nella storia: continuano i misteri sull’Italia della Seconda Guerra Mondiale
Sparito il diario di Claretta Petacci e un carteggio del Duce
Gli enigmi sulla morte di Benito Mussolini, così, invece di diminuire, col passare degli anni, aumentano sempre più. Ad aggiungere un pizzico di mistero il fatto che, proprio qualche mese fa, un nipote della Petacci, oggi sessantottenne, poco tempo fa aveva cercato di attirare l’attenzione sul futuro alquanto incerto di questi preziosissimi documenti.
Ma in realtà cosa contengono di così prezioso questi documenti? A rispondere è lo storico Luciano Garibaldi uno dei massimi esperti della storia del periodo fascista: "I governi hanno protetto col segreto di Stato per circa 58 anni il contenuto di quel carteggio del 1937 e del diario della Petacci così, nel 1995 – la legge ne proibisce la visione per cinquanta anni – chiesi di poterlo esaminare. Mi fu risposto che era impossibile perché lo Stato Italiano aveva deciso di tenerli sotto la sua ala protettiva per altri venti anni; la scusa ufficiale era che si voleva tutelare per motivi di privacy la figura delle persone coinvolte".
Luciano Garibaldi per poter aggirare gli ostacoli burocratici si rivolse, allora, direttamente al Ministro degli Interni dell’epoca – Giorgio Napolitano – ma egli rispose che i funzionari dell’Archivio avevano già esaminato quelle carte e che non vi avevano trovato nulla di interessante.
I sospetti sul contenuto dei carteggi e del diario sono diversi: c’è chi pensa che contengano testimonianze molto interessanti e prove sui colloqui segreti intercorsi fra il Duce e Churchill per "ammansire" in qualche modo Hitler; chi pensa vi siano contenuti sfoghi personali da parte di Mussolini a Claretta con le paure e le ansie di quello che stava per travolgerli; chi invece, preferendo avvicinarsi ai romanzi rosa, pensa a lettere d’amore, con frasi alquanto composte fra i due famosi amanti.
La cosa certa storicamente è che quando nel 1950 i documenti vennero scoperti, dai carabinieri sotterrati nel giardino dei conti Cervis all’interno di un baule, qualcuno si prese la briga di, diciamo così, epurarli delle parti che probabilmente erano in qualche modo compromettenti.
Questa fine, solitamente, era il destino a cui andavano incontro tutti quei documenti che, in un certo senso, potevano essere imbarazzanti per gli inglesi.
Comunque, che i contatti fra il Duce e Churchill non appartenessero alla fanta-politica lo si sapeva già: esiste la testimonianza, infatti, dell’autista di Benito Mussolini che più volte lo accompagnò da Salò al confine con la Svizzera per incontrare gli emissari inglesi.
I misteri su Mussolini, sull’oro di Dongo, sulla scomparsa di alcuni partigiani che non accettarono mai la versione storica ufficiale della fine della Seconda Guerra Mondiale dureranno forse ora per sempre?
G. M