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Vicini alla libertà?

Roberto Dieghi, uno dei tre tecnici dell'Eni, rapiti in Nigeria da un gruppo di guerriglieri, è stato rilasciato

18 gennaio 2007

La notizia è arrivata in Italia nel tardo pomeriggio di ieri: ''con una email, un portavoce del Mend (Movimento di emancipazione del delta del Niger) ha comunicato che uno degli ostaggi - quattro tecnici dell'Eni, tre italiani e un libanese - sequestrati il 7 dicembre scorso, potrebbe essere liberato oggi''. L'uomo da liberare Roberto Dieghi, per via delle sue condizioni di salute.
Gli stessi sequestratori il mese scorso avevano fatto sapere che Roberto Dieghi non era stato bene. Dieghi è stato rapito dai guerriglieri del Mend insieme con Cosma Russo, come lui contrattista Naoc di Plantgeria, Francesco Arena (area manager di Swamp) e il libanese Imad Saliba della società di catering Abed. Il Mend, il 7 dicembre scorso, attaccò la stazione di pompaggio dell'Agip a Brass, nel Delta del Niger, in cui i quattro stavano lavorando e li caricarono a forza sulle loro imbarcazioni.
''Potremmo liberare l'ostaggio malato anche oggi se tutto va bene, ma non crediamo che gli altri verranno rilasciati entro le prossime due settimane''
, continuava l'email.
La Farnesina non ha commentato la notizia del probabile rilascio di uno dei tre italiani. ''È un momento molto delicato'', hanno fatto sapere ieri fonti del ministero degli Esteri che continua a seguire la vicenda attraverso l'Unità di crisi, in contatto con l'Eni.

E stamane la buona notizia! ''Roberto Dieghi è in buone condizioni di salute, è già stato vistato all'ospedale di Port Harcourt. Ora sta riposando nella struttura di accoglienza dell'Eni in Nigeria''. La comunicazione è arrivata a SkyTg24 dal capo ufficio stampa dell'Eni, Gianni Di Giovanni. Dieghi è stato liberato nella notte. L'Eni ha annunciato anche che continuano le trattative per la liberazione degli altri ostaggi. Di Giovanni non ha fornito indicazioni sulla liberazione di Dieghi: ''Sappiamo che gli altri colleghi stanno abbastanza bene e che sono trattati bene. Questo ci rassicura e ci conforta''. ''Eni - continua la nota di Di Giovanni - ha sostenuto e assistito le autorità locali per l'intera vicenda, nell'esclusivo intento di salvaguardare l'incolumità fisica e la libertà dei sequestrati e continua incessantemente questa attività auspicando una positiva e prossima soluzione anche per gli altri lavoratori non ancora liberi''.
Non si sa ancora quando Dieghi tornerà in Italia, secondo Di Giovanni ''avverrà non appena avrà ultimato le visite mediche e si sarà riposato. Il viaggio sarà organizzato con l'Unità di Crisi della Farnesina''.

''Sono felice ma ancora non mi rendo conto...'': Nunzia, la moglie di Roberto Dieghi ha reagito così alla notizia della liberazione del marito. La signora Nunzia ha detto di essere molto felice per aver potuto finalmente parlare con suo marito, dopo oltre 40 giorni di prigionia, ma soprattutto perché lui le ha assicurato di stare abbastanza bene. La moglie di Dieghi ha voluto sottolineare che questo è un momento molto delicato, nel quale è necessario continuare a sperare per gli altri ostaggi ancora nelle mani dei rapitori, e ha detto di aver avuto sempre molta fiducia nelle istituzioni e soprattutto nella Farnesina. Il ritorno di Roberto Dieghi, ha tuttavia detto la moglie, non sembra imminente, dal momento che, ha ripetuto, non aveva ancora con sé le valige.
Grande soddisfazione è stata espressa dal ministero degli Esteri. ''Siamo molto soddisfatti per la collaborazione delle autorità nigeriane. Continueremo nelle prossime ore e giorni a lavorare per ottenere la liberazione degli altri connazionali che si trovano nelle mani dei rapitori e del terzo tecnico libanese'', hanno detto stamane dalla Farnesina.
Ieri, inoltre, a poche ore di distanza dalla liberazione di Dieghi, il Mend ha lasciato liberi anche i cinque tecnici cinesi rapiti in Nigeria. La notizia è arrivata dall'agenzia Nuova Cina.

Il Mend, però, ha specificato che dietro la liberazione di Roberto Dieghi non c'è soltanto lo stato di salute del prigioniero. A specificare la circostanza al Corriere della Sera con una mail è stato Jomo Gbomo, probabilmente nome di battaglia del portavoce del Mend. Jomo ha spiegato che il rilascio è avvenuto in seguito al negoziato con il dottor Baladei Igali, rappresentante dello Stato nigeriano di Bayelsa e ''non ha assolutamente niente a che fare con il precario stato di salute di Roberto Dieghi. È invece un atto di buona volontà e ci aspettiamo che ne segua uno da parte del governo nigeriano''. ''Non ci sono state negoziazioni riguardo gli altri due italiani e per il libanese - aggiunge Jomo - che saranno trattenuti indefinitamente come avevamo indicato in precedenza''.  ''Comunque l'eventuale rilascio di tutti gli ostaggi nelle nostre mani e la conseguente liberazione degli ostaggi nigeriani originari del Delta nelle mani del governo non significa la fine della nostra campagna. Cambieremo tattica e ci concentreremo sui sabotaggi per attaccare le compagnie petrolifere e I loro impianti''. ''Continueremo fino alla vittoria - conclude il comunicato inviato al Corriere - finché non cacceremo le compagnie via dal Delta del Niger e bloccheremo l'esportazione di greggio, a meno che non sarà restituita la ricchezza che è stata saccheggiata e sottratta ai legittimi proprietari: le genti che qui abitano''.

Ricordiamo che gli altri italiani ancora nelle mani del commando armato del Mend sono i tecnici Eni Cosma Russo, 55 anni di Bernalda (Matera), e Francesco Arena, 54 anni di Gela (CL), rapiti con Dieghi il 7 dicembre scorso, insieme al collega libanese Imad Saliba. 
Fino a pochi giorni fa, il Mend aveva negato qualunque contatto o negoziato per la liberazione degli ostaggi. Ieri per la prima volta il Movimento separatista ha ammesso che ci sono trattative. Dopo Dieghi, dunque, si fa grande la speranza che la liberazione degli altri tre possa essere vicina.

Movement for the Emancipation of the Niger-Delta - Il Mend si è fatto conoscere negli ultimi mesi per varie operazioni contro impianti petroliferi nel Delta del Niger. Il gruppo è in lotta contro il governo federale nigeriano, reo ai suoi occhi di privare la comunità Ijaw dei proventi del petrolio.
Il Movimento di emancipazione del delta del Niger, è venuto alla ribalta solo nel corso di quest'ultimo anno con rapimenti, sabotaggi di oleodotti e attacchi alle piattaforme di Agip, Chevron e Shell, le principali compagnie petrolifere che operano nella regione.
L'obiettivo è la separazione dalla Nigeria e una redistribuzione dei redditi petroliferi a favore delle poverissime popolazioni Ijaw. L'origine e la reale forza del movimento sono misteriosi. I suoi membri si definiscono combattenti per la libertà. Attribuiscono ogni responsabilità della attuale situazione al presidente federale Olusegun Obasanjo, che li costringerebbe alla lotta armata, sono infatti una trentina i soldati nigeriani uccisi nel 2006 in scontri con la guerriglia.
Non si può escludere che il Mend sia scaturito dai numerosi altri movimenti di guerriglia che negli ultimi anni si sono sviluppati nel Delta del Niger, come i Volontari del popolo del delta del Niger, le Brigate dei martiri, il Gruppo di autodifesa del delta del Niger. Secondo alcuni osservatori potrebbero essere in collegamento con uomini politici locali, interessati a fare alzare la tensione nell'avvicinarsi delle elezioni. La comunità Ijaw conta circa 14 milioni di persone.

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18 gennaio 2007
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