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VIETATO FUMARE

A un anno dalla ''legge antifumo'', voluta dall'ex ministro Sirchia, in Italia ci sono 500mila fumatori in meno

11 gennaio 2006

Il fascino di un Bogart e della sua ombrosa espressione offuscata dalle capriole di fumo di una sigaretta? Roba da ''matusa''. Fumare è ormai fuori moda, non si usa più, così almeno, dice qualcuno. Il premier spagnolo, il socialista José Luis Rodríguez Zapatero, sostiene addirittura che fumare è di destra, un invito, quindi, ai suoi sostenitori di lasciare questa usanza che discorda col credo politico scelto. In Inghilterra poi, ci sono aziende che se solo sanno che ti spippi una ''paglia'' a casa manco ti prendono a lavoro (leggi).
Beh, sembra proprio che sia arrivata l'alba del ''fumatore'', e forse gli ultimi che rimarrano verranno rinchiusi in speciali riserve dove potranno essere osservati e studiati da scolaresche, che da dietro le sbarre gli sputacchieranno sopra e guarderanno con biasimo quei uomini del passato, che si dedicavano alla produzione di fumo tramite canule bianche piene di sostanza vegetale essiccata e sostanze cancerogene.  

Anche in Italia il numero della ''specie'' si va assottigliando e la prova la si ha andando a vedere il risultato conquistato dalla legge antifumo, entrata in vigore l'anno scorso per volere dell'ex ministro della Sanità Girolamo Sirchia: ad un anno esatto dall'entrata in vigore della legge 3/2003 sulla tutela della salute dei non fumatori, oltre mezzo milione di italiani hanno deciso di dire addio alle 'bionde'.
Questa diminuzione del numero dei fumatori riguarda sia gli uomini che le donne che nella scelta di spegnere le sigarette hanno attribuito all'entrata in vigore della legge una notevole importanza.
E non è questo l'unico risultato. 12 mesi di divieto di fumo nel locali pubblici ha fatto registrare altri due risultati inaspettati: una riduzione complessiva del 5,7% nella quantità venduta di sigarette nel periodo gennaio-novembre 2005 rispetto all'anno precedente, ed una riduzione dei ricoveri per infarto acuto del miocardio pari al 7% nei primi due mesi del 2005, secondo i primi risultati di un indagine condotta in 4 regioni.

A stilare un primo bilancio degli effetti prodotti dalla legge antifumo sono stati in questi giorni gli esperti del ministero della Salute in occasione del convegno ''Tutela della salute dei non fumatori: un bilancio dopo un anno di applicazione della legge'', organizzato dal Centro nazionale prevenzione e controllo malattie (Ccm) dello stesso dicastero.
Per quanto riguarda i divieti, è emerso che nove italiani su dieci sono d'accordo con la creazione di spazi per i fumatori nei locali pubblici e col divieto assoluto di fumare al di fuori di essi; inoltre, per l'87,3% degli italiani il divieto viene rispettato in modo più o meno rigoroso.
Lo stop alle sigarette in bar e ristoranti, dunque, non sembra aver allontanato gli italiani, almeno stando ai dati delle indagini presentate oggi al ministero della Salute: il 9,6% del campione intervistato afferma infatti di recarsi più spesso di prima nei locali pubblici e per la maggioranza (83%) l'abitudine a frequentare questi luoghi non è assolutamente cambiata con l'entrata in vigore della legge.
Lo ''zoccolo duro'' di incalliti fumieri - questa una nota dolente per il ministero -, ha continuato ad avere facile vita nei luoghi di lavoro: l'86,8% degli italiani si dice favorevole al divieto di fumo nei posti di lavoro (erano l'85% nel 2004), ma solo il 69% ritiene che tali divieti vengano rispettati.

Comunque, i risultati ottenuti sono stati ritenuti più che soddisfacenti dal sottosegretario alla Salute, Domenico Di Virgilio e dal presidente della Lega italiana lotta contro i tumori (Lilt) Francesco Schittulli. ''La legge italiana sul fumo - ha commentato Di Virgilio - è presa ad esempio anche da altre nazioni (domenica 1 gennaio in Spagna è entrata in vigore una legge antifumo molto simile a quella italiana, ndr) ed è una legge che guarda lontano poiché, oltre all'obiettivo a breve termine di una riduzione dei fumatori già conseguita con successo, mira sul lungo termine ad una tutela più ampia della salute dei cittadini, identificando appunto nel tabagismo uno dei principali fattori cronici di patologie".
Come accennato, guarda con favore ai dati relativi ad un anno di applicazione della legge anche il presidente della Lilt, Schittulli, il quale ha sottolineato come un dato sorprendente sia proprio rappresentato dall'"alto senso civico" dimostrato dagli italiani: ''la maggioranza ha rispettato i divieti di fumo di buon grado - ha osservato - e soprattutto nei locali pubblici, come bar e ristoranti, dove si temeva che il divieto sarebbe stato mal tollerato''.
A sottolineare i passi avanti fatti grazie alla legge anche il direttore generale della prevenzione sanitaria del ministero della Salute, nonché direttore operativo del Ccm, Donato Greco: ''Dopo l'acqua potabile e le vaccinazioni - ha detto - l'abbattimento del tabagismo rappresenta lo strumento più efficace in termini di prevenzione per patologie gravi. In questo senso, l'Italia ha fatto da apripista confermandosi leader mondiale di una legge puntata alla protezione della salute dei non fumatori''.

I fumatori Italiani secondo l'Istat
Secondo un indagine Istat, nel periodo dicembre 2004-marzo 2005 i fumatori in Italia sono 11 milioni e 221 mila, pari al 22,3% della popolazionedi 14 anni e più. Sono il 28,5% dei maschi e il 16,6% delle femmine; la percentuale più alta di fumatori si localizza nell'Italia centrale (24,3%), la più bassa al Sud (20,9%).
Età - L'età media in cui gli uomini cominciano a fumare è più bassa rispetto a quella delle donne (17,6 contro 19,5). I fumatori abituali (coloro che fumano tutti i giorni) sono l'89,7% del totale dei fumatori e il 20,3% della popolazione e consumano mediamente 14,8 sigarette al giorno.
Più di 20 sigarette al giorno - La quota dei ''forti fumatori'' (20 e più sigarette al giorno) è pari al 37,1% dei fumatori abituali. Il 21,9% dei fumatori ha dichiarato di aver tentato di smettere di fumare nei 12 mesi precedenti l'intervista. In particolare confrontando la quota registrata nel dicembre 2004 con quella di marzo 2005, tra i fumatori adulti (30-59 anni) si evidenzia un incremento di circa 4 punti percentuali (dal 19,7% al 23,6%).
Nel 1980 - Nel 1980 i fumatori erano oltre un terzo della popolazione di 14 anni e più (34,9%) con differenze di genere molto marcate: fumava oltre la metà degli uomini (54,3%), mentre tra le donne meno di una su cinque (16,7%) si dichiarava fumatrice.

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11 gennaio 2006
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