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VIRUS A/H1N1: FOCUS SICILIA

Tra ''medici sentinella'', vaccini attesi e pediatri sul piede di guerra...

09 settembre 2009

In un liceo di Roma, dal prossimo ottobre, baciarsi sarà vietato! Il preside del Liceo Scientifico Newton è convinto che il divieto finirà per ridurre la diffusione del virus della nuova influenza... Corre ai ripari anche il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini che, mantenendosi molto cauta, ha avanzato la possibilità di allungare le vacanze di Natale nelle scuole per bypassare il picco dell'influenza A... E la psicosi non risparmia neppure San Gennaro: quest'anno, niente baci all'ampolla che conserva il sangue di San Gennaro. La misura è prevista già da alcuni anni, ma il timore di una pandemia, ha indotto i responsabili dell'arcivescovado a ribadire il divieto...

VIRUS A/H1N1

INFLUENZA A: FOCUS SICILIA -
Sono 122, in Sicilia, i casi accertati di influenza A. Per fronteggiarla, la Regione ha costituito una squadra di esperti. Nei giorni scorsi i medici, riuniti insieme con i dirigenti dell'Assessorato alla Sanità, hanno messo a punto le strategie per i prossimi giorni e hanno esaminato le cifre dell'epidemia. Secondo gli esperti, il numero di casi accertati non è allarmante, tuttavia è attesa una nuova fase che potrebbe diventare critica. Finora la percentuale dei malati dell'Isola rientra nella media nazionale, e le manifestazioni dell'influenza non si sono rivelate preoccupanti.
Per i controlli saranno istituiti cinquantatré "medici sentinella", cioè i camici bianchi dislocati in tutta la Sicilia e incaricati di monitorare l'epidemia, nell'elenco sono compresi tre pediatri. Con i "medici sentinella" lavoreranno anche dodici virologi incaricati di controllare i tamponi.
Per quanto riguarda i vaccini, la task-force dell'assessorato ha stabilito che i due siti di stoccaggio dei vaccini saranno a Palermo e a Catania. I vaccini verranno distribuiti in tutta l'Isola in due momenti: al primo carico da 710 mila dosi che arriverà a novembre, se ne aggiungerà un altro di uguale entità atteso per gennaio.

Ma le scorte di vaccino sono già finite... - Cercate una confezione di Tamiflu o di Relenza da mettere nel'armadietto dei medicinali per quando esploderà l'epidemia della nuova influenza? Rinunciateci. Anzitutto, sono medicinali che possono essere venduti solo dietro prescrizione medica, quindi solo in caso di necessità. E poi, tra un po' non ne troverete più. In seguito alla campagna mediatica sull'influenza suina, infatti, le case farmaceutiche che producono i due antivirali (Roche e GlaxoSmithKlin) hanno finito le scorte, comprate in dosi massicce da tutti i Paesi del mondo.
"A giugno abbiamo avuto diverse richieste - dice Giorgio Barone, presidente di Sicilfarma - ma adesso anche volendo non possiamo ordinare altre confezioni perché le aziende ci hanno detto che hanno finito le scorte. In ogni caso ci sono altri antivirali a-specifici, cioè a largo spettro, che costano molto meno e sono ugualmente efficaci". Ogni confezione di Tamiflu infatti costa più di 36 euro e contiene 10 compresse, un generico costa circa 15 euro per 40 compresse.
"Da anni ci propongono Tamiflu e Relenza - spiega Biagio Gallo, presidente della sezione siciliana di Federfarma - e questo è il primo anno che ne vendiamo qualcuno, per le case produttrici sarà il business del secolo. Con l'arrivo dell'inverno facciamo sempre una scorta di antibiotici e antivirali, ma non ne prenderemo più del solito, anche perché gli Stati ne hanno già comprato quantità industriali".
Sull'altro fronte dei farmaci contro la nuova influenza, c'è la questione vaccini: i primi sono arrivati in Italia, ma non si sa quando saranno a disposizione della Regione. "Aspettiamo una riunione con il Ministero - dice Maria Antonietta Bullara, dirigente del dipartimento Attività sanitarie e osservatorio epidemiologico - questa settimana e ci diranno quando comincerà la distribuzione. Oltretutto potrebbe esserci la possibilità di anticipare ad ottobre la campagna di vaccinazione, insieme a quella per l'influenza stagionale".
Della somministrazione del vaccino si occuperanno i servizi di vaccinazione delle Asp e le farmacie ospedaliere, mentre i farmacisti privati si propongono di dare una mano: "Le farmacie - dice Antonino D'Alessandro, presidente dell'Ordine dei farmacisti di Palermo - sono pronte a distribuire il vaccino come abbiamo fatto le altre volte". "Lo faremmo anche gratis - gli fa eco Gallo - anzi, voglio incontrare l'assessore Russo per proporglielo. Non è giusto che le farmacie siano tenute fuori, visto che sono diffuse in maniera capillare sul territorio e sarebbe quindi più logico metterle al servizio della collettività".
Di questo e di altro ancora vorrebbero parlare i farmacisti con l'assessorato, ma al momento non possono perché, accusano, le due maggiori associazioni di categoria, Sicilfarma e Federfarma, non sono state invitate a far parte del Comitato regionale per le pandemia, così come i pediatri della Fimp che, anche per altri motivi, hanno annunciato uno sciopero per l'1 e 2 ottobre. Ma l'assessore Russo ribadisce: "Daremo loro le giuste risposte".

Lo stato d'agitazione dei pediatri siciliani - A rischio in Sicilia la rete territoriale di prevenzione nell'infanzia dell'influenza AH1N1 e degli altri eventi epidemiologici, affidata per legge ai medici pediatri di famiglia cui spetta l'opera di informazione, sensibilizzazione, monitoraggio e vaccinazione. La Federazione dei medici pediatri, accreditata al tavolo ministeriale di prevenzione dell'influenza, ma esclusa da quello regionale, e che in Sicilia associa 700 degli 840 pediatri di famiglia dell'Isola, con una nota inviata al ministro del Welfare, al viceministro della Salute, al presidente della Regione, all'assessore regionale alla Sanità e ai nove prefetti siciliani, ha comunicato la proclamazione dello stato d'agitazione della categoria e la programmazione, in caso di mancata risposta, di due giorni di sciopero regionale per i prossimi 1 e 2 ottobre, in coincidenza con il congresso nazionale della Fimp cui parteciperà il viceministro alla Salute, Ferruccio Fazio.
"La protesta si è resa necessaria a causa delle prolungate inadempienze da parte dell'assessorato alla Sanità, che mettono a rischio il corretto funzionamento del servizio territoriale di pediatria familiare - si legge in una nota -. Durante lo stato d'agitazione, i pediatri di famiglia si asterranno da tutte le prestazioni in deroga - non previste dal contratto e non coperte dal sistema sanitario pubblico - che finora i medici, con senso di responsabilità, hanno assicurato spontaneamente e gratuitamente per tutelare la salute dei minori nonostante le carenze della pubblica amministrazione: non risponderanno al telefono cellulare fuori dall'orario di lavoro; sospenderanno l'apertura prolungata degli ambulatori oltre le tre ore previste dal contratto (finora garantita dall'associazione fra più medici, anche se l'indennità viene percepita solo dal 25% di loro); sospenderanno la partecipazione (ad oggi del tutto volontaria) a progetti speciali di prevenzione".
"La legge assegna al pediatra di famiglia un ruolo fondamentale di prevenzione nel territorio e di supporto integrato ai presidi ospedalieri - spiega Adolfo Porto, segretario regionale della Fimp -. L'assessorato alla Sanità non ha ancora emanato, nonostante sia previsto dalla legge regionale di riordino del servizio sanitario, le linee guida per riorganizzare l'attività territoriale, che prevedono l'istituzione dei Presidi territoriali di assistenza attraverso l'integrazione fra medici di famiglia e operatori sanitari di Asp ed enti locali. La legge punta ad assicurare la continuità assistenziale e a spostare dagli ospedali ai medici sul territorio l'onere della prima valutazione delle patologie". "Inoltre - aggiunge Porto - l'assessorato non ha ancora pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il contratto integrativo regionale per i pediatri di famiglia, sottoscritto ad aprile 2008 a rinnovo di quello vigente che risale al 2000, perché,a seguito del piano di rientro del deficit della Sanità, non ha previsto la relativa copertura finanziaria, né nel bilancio 2008 né in quello di quest'anno. L'incertezza delle regole e la mancanza di fondi - conclude Porto - rendono ormai impossibile alla quasi totalità dei pediatri di famiglia l'assicurare prestazioni di qualità e in assoluta sicurezza".

[Informazioni tratte da Repubblica.it, Adnkronos/Ing, Repubblica/Palermo.it]

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09 settembre 2009
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