Vittime del lavoro
Dall’inizio dell’anno alla fine di settembre sono state quasi 400 le morti bianche registrate in Italia
Il 14 ottobre in tutta Italia si è celebreta la 62a Giornata Nazionale per le Vittime degli Incidenti sul Lavoro e Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza Vega Engineering di Mestre, ha proposto - insieme ai dati aggiornati dei primi nove mesi del 2012 relativi alle "morti bianche" nella Penisola - anche una riflessione sull’emergenza, che è diventata un appello: "è la Costituzione Italiana a ricordare all’articolo 35 che la Repubblica "cura la formazione e l’elevazione professionale dei lavoratori" - dice l’ingegner Rossato - Purtroppo la cronaca narra invece quotidianamente un’altra storia: perché è proprio la scarsa attenzione al percorso formativo e alla prevenzione sul fronte della sicurezza dei lavoratori che favorisce il verificarsi di infortuni gravi e talora mortali. Soprattutto in agricoltura e in edilizia".
E la lezione maggiormente drammatica giunge dalle statistiche. "La più frequente causa di mortalità - prosegue il Presidente dell’Osservatorio - è la caduta dall’alto nel 24,5 per cento dei casi, seguita dal ribaltamento di un veicolo o un mezzo in movimento (20,2 per cento) e dallo schiacciamento dovuto alla caduta di oggetti pesanti dall’alto (16,1 per cento)".
Questa la prima tragica focalizzazione che emerge nell’ultima indagine condotta dagli ingegneri dell’Osservatorio mestrino da gennaio a settembre 2012 e che ha registrato ben 392 vittime da Nord a Sud del Paese.
Le regioni più colpite sono la Lombardia (52 morti bianche) e l’Emilia Romagna (51), seguite dalla Toscana (36), dalla Sicilia (30), dal Veneto (29) e dalla Campania (28). Osservando poi l’incidenza delle vittime rispetto alla popolazione lavorativa, è l’Abruzzo a guidare ancora la classifica con un indice di 46,6 contro una media nazionale pari a 17,1. Seconda la Valle D’Aosta (35,1), terzo il Trentino Alto Adige (29,8), quarto il Molise (27,7) e quinta la Basilicata (27).
Tra le province italiane è Modena a far rilevare il maggior numero di vittime sul lavoro con 17 decessi da gennaio a settembre. Seconda è Brescia (16), terze Salerno, Torino e Roma (11). Il più alto rischio di mortalità rispetto alla popolazione lavorativa viene invece registrato a Grosseto (93,5). Seguono: Pescara (59,5), Chieti (57,3), Benevento (57,2), Modena (55,9), Avellino (55,2), Nuoro (52,9).
E’ sempre l’agricoltura ad essere al centro della tragedia con il maggior numero di morti bianche e il 36,1 per cento del totale delle vittime sul lavoro; nel settore delle costruzioni invece è deceduto il 25,1 per cento dei lavoratori. Il 7,9 per cento degli eventi mortali, invece, ha coinvolto gli operatori del commercio e delle attività artigianali; mentre arriva al 6,4 per cento la mortalità nei trasporti, magazzinaggi e comunicazioni.
Il dettagliato studio dell’emergenza condotto dagli esperti dell’Osservatorio Vega Engineering (tutti i dati sono disponibili sul sito www.vegaengineering.com) continua quindi con la nazionalità delle vittime. Si scopre così che gli stranieri deceduti sul lavoro sono l’11,6 per cento del totale. I rumeni i più numerosi.
Mentre le fasce d’età maggiormente colpite sono quelle che vanno dai 45 ai 54 anni (98 vittime) e degli ultrasessantacinquenni (84). Rispetto alla popolazione lavorativa l’indice di incidenza più preoccupante è proprio quello degli "over 65" (223,5); segue il 28,9 della fascia 55-64 e il 15,6 dei 45-54. [Fonte: €conomiaSicilia.com]