Volantinaggio antiracket con la donazione del pentito
Addiopizzo ha utilizzato la simbolica donazione di Manuel Pasta per distribuire lettere ai commercianti di via Libertà, a Palermo
50 euro. E' la donazione che il collaboratore di giustizia Manuel Pasta ha fatto nelle scorse settimane nei confronti di Addiopizzo. "Non un'iscrizione, né un'adesione, ho deciso di fare un piccolo gesto, un esempio che valga più di mille parole - ha scritto Pasta, nella lettera che ha inviato al comitato insieme al simbolico contributo economico - Mi rivolgo anche agli altri collaboratori, incitandoli a cambiare vita in modo totale".
Ebbene, il Comitato Addiopizzo ha deciso di impiegare la simbolica somma per la distribuzione di lettere ai commercianti che operano proprio nella zona in cui il collaboratore di giustizia ordinava le estorsioni per conto del mandamento mafioso di Resuttana San Lorenzo. Lo ha comunicato la stessa associazione antiracket in una nota. Il volantinaggio si svolge oggi, sabato 23 ottobre, lungo la via Libertà.
"Nella sua simbolica offerta e nelle parole con le quali spiega questo gesto - ha osservato Addiopizzo - cogliamo i sintomi di un cambiamento sociale che si fa sempre più profondo e trasversale. Manuel Pasta si dice fiero di essere oggi un collaboratore di Giustizia e sente il bisogno di farlo sapere a tutti: ai suoi vecchi sodali mafiosi, agli altri collaboratori di giustizia e ai cittadini onesti. La fierezza di cui ci parla Pasta equivale a compiere un significativo passo lungo la strada ancora da compiere, collettivamente, per lasciarsi per sempre alle spalle l'infame realtà di Cosa nostra".
La lettera di Manuel Pasta ad Addiopizzo - "Ho deciso di fare un piccolo gesto, un esempio che valga più di mille parole. Ho scelto di dare un piccolo contributo alla lotta al fenomeno delle estorsioni e, per portare avanti questo progetto, ho deciso di donare una simbolica somma di denaro a chi, in questi anni, ha portato avanti con
impegno e serietà questa dura battaglia. Ho chiesto, tramite il mio Avvocato, di portare avanti questo progetto e di donare una piccola cifra nelle mani dell'Associazione 'Addio Pizzo', per sostenere, oggi fiero di collaborare con la Giustizia, coloro che in questi anni si sono messi dalla parte dei commercianti e degli imprenditori nella lotta al racket delle estorsioni portate avanti da 'cosa nostra'. Mi rivolgo, in primo luogo, agli altri collaboratori di Giustizia, incitandoli a portare avanti il loro percorso di cambiamento di vita in modo totale, contribuendo, come possano e nel loro piccolo, nel sostegno alle Istituzioni dello Stato ed alle associazioni private quale 'Addio Pizzo', impegnati nella lotta al fenomeno del racket delle estorsioni. Mi permetto, infine, di rivolgermi alla Società Civile chiedendo loro quello che può definirsi solo un piccolo sforzo , piccolo a fronte del mio sforzo di ribellione al sistema mafioso di cui ho in passato fatto parte e che oggi, con il contributo di tutti, può essere sconfitto". [Informazioni tratte da Ansa, Repubblica/Palermo, GdS.it]
Addiopizzo parte civile al processo contro Antonello Antinoro - Il Comitato Addiopizzo è stato ammesso come parte civile nel processo penale contro Antonello Antinoro, imputato del reato di scambio elettorale politico-mafioso. Si tratta della prima volta che l’associazione rappresentativa del movimento antiracket viene ammessa come parte lesa da un reato che non è strettamente connesso al racket del pizzo.
In una nota diramata dall’associazione si legge: "Tale scelta si basa su una semplice considerazione: la mobilitazione dal basso è fondamentale affinchè si possa contrastare il sistema di potere mafioso, ma è tanto fondamentale quanto insufficiente se, accanto ad essa, non si pone un’assunzione di responsabilità diretta della classe politica". "Chi governa in Sicilia – continua la nota - in particolare, ha il dovere di evitare qualunque contatto che potrebbe rivelarsi compromettente, altrimenti non è all’altezza del ruolo che è chiamato a ricoprire".
L’associazione sottolinea come non sia importante il dato quantistico dei sessanta voti contestati ad Antinoro, "essi rappresentano come una golden share, cioè quella che nel linguaggio azionario si chiama azione di controllo, determinante, al di là del suo peso percentuale, per entrare a pieno titolo nelle sorti del sistema politico". "Ancora una volta, dunque, assistiamo ad un drammatico connubio mafia-politica che viola l’istituto più importante delle democrazie moderne, ossia il voto popolare e compromette quello che Libero Grassi aveva denominato il primato della qualità del consenso: 'ad una cattiva raccolta di voti, diceva Libero, corrispondono una cattiva democrazia e delle cattive leggi'; ed è proprio in un sistema come questo – conclude il comitato addiopizzo – che il potere mafioso attecchisce e si sviluppa". [LiveSicilia.it]
- L'assessore Antinoro indagato per voto di scambio (Guidasicilia.it, 26/02/09)
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