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Volver

Volver significa tornare. Tornare alle origini, alle donne ed ai luoghi che ci hanno generato...

22 maggio 2006



 




Noi vi consigliamo di vedere...
VOLVER
di Pedro Almodòvar

Volver significa tornare. Tornare alle origini, alle donne ed ai luoghi che ci hanno generato. Volver è il 16° e il più autobiografico film di Pedro Almodòvar e parla di vita e di morte, considerate come parti inscindibili, che si nutrono continuamente l'una dell'altra.
Storia corale di tre generazioni di donne della stessa famiglia. Alcune si sono trasferite a Madrid, la madre, morta anni prima in un incendio, è un fantasma che vive con una di loro. Altre le ritroviamo nel villaggio de la Mancha, dove tutto ha avuto luogo.
Il filo che lega queste donne è la solidarietà femminile, che si è rafforzata con l'emigrazione dalla campagna a Madrid, per cominciare una vita nuova, dopo essere state segnate da esistenze vissute in nero, come i loro abiti. Penélope Cruz è Raimunda, moglie di un operaio disoccupato e con una figlia adolescente (Yohanna Cobo), lavora in un'impresa di pulizie ed è sorella della parrucchiera Sole (Lola Duenas). Carmen Maura è Irene Abuela, madre delle due ragazze, morta anni prima in un incendio con il marito. Irene appare come una visione prima alla sorella Paula (Chus Lampreave) e poi a Sole, sebbene coloro con le quali la donna sembra avere dei conti in sospeso siano sua figlia Raimunda e la sua vicina Agustina (Blanca Portillo).

''Quando ho scritto la sceneggiatura sapevo che andavo a girarla nei luoghi della mia infanzia, ma non avevo previsto che la pellicola mi avrebbe dato una tale quantità di emozioni e sensazioni come quelle che mi ha dato. Lì i pozzi sono molto comuni, sono come ombelichi delle case de La Mancha. Mi sento come se avessi aperto il coperchio di un pozzo e mi fossi incontrato con una montagna di emozioni che sono molto positive per me, ma mi fanno sentire più fragile, più vulnerabile. Di fatto, questa pellicola mi porta alla memoria mio padre, mia madre, con una fragilità che credevo di aver superato. In ogni modo, sono grato per tutto questo.'' 
Il regista, che ha trascorso i primi otto anni della sua vita, assieme alla madre, ed alle sorelle, nella regione rurale de La Mancha (quella di Don Chisciotte) ''dove il mondo era racchiuso in un cortile'', ritorna ai luoghi ed alle persone care della sua infanzia. Un 'tornare' non solo ai luoghi ed agli affetti primari, ma 'tornare' anche alle sue attrici del passato: la splendida Carmen Maura che non lavorava con lui da 17 anni, dal tempo di Donne sull'orlo di una crisi di nervi. Ed a Penélope Cruz, che debuttò con lui prima di farsi rapire da Hollywood e da Tom Cruise, anche lei impegnata in un ritorno alle origini. E felicissima di rilanciarsi nell'universo strapopolare e variopinto delle 'chicas' di Pedro, che per l'occasione ha voluto che si ispirasse nel fisico alla Sophia Loren 'pesciarola napoletana', nel taglio di capelli alla Claudia Cardinale de La ragazza con la valigia, e nei sentimenti
ad Anna Magnani di Bellissima (di cui nel film ha inserito uno spezzone). "E' un film che parla della mia gente - spiega il regista - e di tutte le credenze e le superstizioni che nutre verso la morte. Nel posto in cui sono cresciuto, le persone hanno un rapporto particolare con l'aldilà, non ne hanno paura, al contrario ne parlano in maniera diretta, e credono nei fantasmi". E i morti non sembrano così lontani, ma diventano una guida, alla vita che avanza. Volver che parteciperà al Festival di Cannes è uscito in Spagna lo scorso 17 marzo e ha fatto un incasso record: 2 milioni di euro il primo fine settimana.


Distribuzione Warner Bros
Durata 120'
Regia e sceneggiatura Pedro Almodóvar
Con Penelope Cruz, Carmen Maura Lola Duenas, Blanca Portillo, Yohana Cobo
Genere Commedia


La critica
''Due incesti, una resurrezione, un parricidio, un doppio uxoricidio, una malattia terminale, un funerale, una sepoltura segreta... A farne la lista 'Volver' sembra un gran mélo pieno di tragedie e prodigi. Invece il nuovo e bellissimo film di Almodóvar è incredibilmente lieve, solare, generoso, toccante. Come Penélope Cruz, al suo massimo storico per bellezza e bravura, e le altre magnifiche protagoniste di questa storia fatta di sentimenti, di mestieri, di arti così femminili che gli uomini nel film quasi non ci sono o comunque non contano. (...) Naturalmente ci vuole Almodóvar per inventare un mondo in cui un problema così metafisico convive con faccende ordinarie come permanenti e tinture. Così come solo in un film di Almodóvar può accadere che l'altra sorella (Cruz), mentre risolve a suo modo alcuni drammatici problemi di famiglia, trova il modo di improvvisare un pranzo per trenta persone grazie anche al sostegno di una piccola rete di solidarietà femminile. Sempre sfoggiando un garbo assoluto, ampie scollature e un sorriso sfrontato e incantevole che a tratti ricorda davvero la Loren. Il tutto, ecco la vera sorpresa, evitando gli eccessi, le citazioni e i trucchi di regia cui il cinema di Almodóvar ci aveva abituato, anzi dimostrando una sobrietà, una semplicità, una sicurezza che sono il segno di una nuova maturità. Quella che permette al regista spagnolo non solo di mescolare i generi e i toni più diversi con naturalezza miracolosa, ma di distillare sentimenti così profondi che anche la trama più feuilletonesca diventa metafora degli affetti, dei dubbi, dei rimpianti che circolano più o meno apertamente in ogni famiglia. Con la semplicità delle cose di tutti i giorni cui finiscono per mescolarsi le grandi domande dell'esistenza. 'Cose di donna', dice Penélope Cruz in una scena per tagliar corto. Come dire niente, un nona. Ma in quel niente c'è tutto.''
Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero'

''Raccontando se stesso e la sua ascendenza, Almodóvar parla di noi. La forza dell'autore sta nel tradurre la complessità in semplicità; e il suo divertimento nel proporci dei misteri che amabilmente finisce per spiegare. 'Volver' non è solo bello e toccante, ma è uno dei casi in cui non servirebbero le interviste e chiose che formano il contorno dell'apparizione a un festival. Un film così lo capiscono e possono amarlo tutti, provare per credere.''
Tullio Kezich, 'Corriere della Sera'

''Il senso di 'Volver' sta tutto nella prima sequenza. Una carrellata da musical inquadra una schiera di donne di varie età che puliscono le tombe di un cimitero di campagna con lo slancio e l'energia con cui potrebbero rassettare la casa: come dire che nel suo magnifico film Pedro Almodóvar tratterà alla stessa maniera i vivi e i morti, esplorerà le emozioni immediate e quelle rimpiante, creerà un ponte tessuto d'immagini tra i rapporti umani concreti e carnali e quelli spirituali e ineffabili. Oltre a confessare, naturalmente, la sua totale dipendenza artistica da un microcosmo femminile che non ha niente di ideologico e attiene, piuttosto, al primato biologico-societario della mater mediterranea. Ci troviamo, insomma, di fronte a un racconto intenso e scorrevole che fonde i colori, i sapori, i climi, i suoni vividi e insieme arcani della natia e profonda Mancha con la struttura dei melò americani e italiani incardinati sulle mitiche performance delle Bette Davis, Lana Turner, Anna Magnani, Sofia Loren anni Quaranta e Cinquanta. La toccante semplicità che ne scaturisce è, così, in grado di abolire ogni enfasi edificante: insieme alla forza, al coraggio, al buon senso e alla solidarietà, Almodóvar vuole valorizzare anche la fragilità e la follia, in una parola quel tipo particolare d'ambiguità che esalta, anziché minimizzare, i sentimenti, i mestieri, le «arti» delle sue tre generazioni di donne. (...) Almodóvar, dopo lo scivolone de 'La mala educación', è di nuovo padrone e signore della sua scena primaria: una tela romanzesca convinta e mai surrettizia, sulla quale si ricamano in filigrana le normali anormalità della vita; una catena d'inquadrature folgoranti per naturalezza, in cui il dettaglio microscopico ha lo stesso peso drammaturgico degli enigmi metafisici; un vortice hitchcockiano di eroismi involontari e viltà occulte, nel quale sprofondano i pensieri finissimi e le azioni sanguigne di personaggi credibili perché paradossali, e viceversa. 'Volver', tornare, può allora significare che persino i temi dell'infanzia offesa, della ricerca delle radici, del desiderio crudele e delle pulsioni d'amore e di morte possono e debbono materializzarsi in una finzione infinita.''
Valerio Caprara, 'Il Mattino'

''Fedele alla sua malinconia e all'educazione di beato tra le donne, il regista della Mancha rimuove il lutto materno con una meravigliosa storia di vivi e morti che convivono nella dimensione della memoria e degli affetti. La morte della madre e il ritorno come fantasma fa scoppiare un confronto fra tre generazioni di donne, sulle cui orme l'autore entra in una sfera affettiva che lo riguarda e che il periodo del kitch-pop-gay-camp aveva travestito. Pedro apre le porte della sua solitudine con una commedia triste e allegra che ruota intorno ai ricordi ma chiacchiera in cucina, fa la permanente, cucina, pulisce il sangue per terra. Certo che c'è ancora il melò hollywoodiano, ma va alle radici della sua terra e l'uso strepitoso delle star complici è la più bella prova per tutte, dalla Maura alla Cruz che si muove bella e felina come una maggiorata '50.''
Maurizio Porro, 'Corriere della Sera'

In concorso al 59mo Festival di Cannes (2006)

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22 maggio 2006
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