Wall-E
Un esempio di cinema ''puro'', quasi astratto e una grande lezione che si apprende nel silenzio
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WALL-E
di Andrew Stanton
WALL·E (Waste Allocation Load Lifter Earth-Class) è un robottino che da centinaia di anni conduce un'esistenza solitaria sulla Terra perché gli esseri umani hanno abbandonato il pianeta, ormai invivibile. Un giorno, mentre WALL·E compie le sue consuete mansioni, una misteriosa astronave atterra sul pianeta. Da quel momento il piccolo automa avrà un nuovo scopo nella vita: seguire attraverso la galassia EVE, la robot-ricercatrice che, grazie a lui, ha scoperto una nuova chiave per il futuro dell'umanità...
Anno 2008
Nazione USA
Produzione Pixar Animation Studios, Walt Disney Pictures
Distribuzione Walt Disney Studios Motion Pictures
Regia, Soggetto e Sceneggiatura Andrew Stanton
Durata 97'
Effetti Stacy Bissell, Industrial Light & Magic (ILM), Kerner Optical
Musiche Thomas Newman
Genere Animazione
La critica
"Fino a qualche anno fa, se dicevi che un film d'animazione era un capolavoro ti prendevano per matto. E' stata la Pixar a rammentarci che un cartoon può essere un grande film e il suo nuovo parto (ma il progetto risale al 1992), Wall-E, lo è senza ombra di dubbio: ciascuno lo può capire benissimo, eppure è un film radicale, un esempio di cinema "puro", quasi astratto; per la maggior parte del tempo senza parole, casomai non bastasse, anche se quasi non te ne rendi conto. A sostituire i suoni verbali c'è una formidabile colonna di musica e suoni (come nel cinema d'avanguardia, appunto), incluse le voci di due robottini che si limitano a pronunciare i rispettivi nomi (le ha create Ben Burtt, l'inventore della voce dei robot di "Guerre stellari"), ma in modo così grazioso e struggente che non riesci più a levartele dalla testa. Wall-E (il suo nome è l'acronimo di Waste Allocation Load Lifter Earth-Class: come dire spazzino) passa il tempo a confezionare ecoballe su una Terra devastata dalle polluzioni e abbandonata dagli umani, una specie di Will Smith in 'I am Legend', insomma, con uno scarafaggio per unico compagno, al posto del cane. Solo hobby del piccolo cubo solitario, raccogliere reperti archeologici come il cubo di Rubik, un vecchio musical, un accendino... Fino al giorno in cui sbarca sulla Terra Eve (Extra-Terrestrial Vegetation Evaluator), robottina in missione: cerca un germoglio di pianticella da cui potrebbe partire una nuova colonizzazione del pianeta. Per il romantico spazzino è il colpo di fulmine. All'inizio la bella non ricambia; poi pare intenerirsi, ma un'astronave viene a recuperarla. Il suo innamorato la segue nello spazio. Se la prima parte del film è poesia assoluta, la seconda vira un po' di più al convenzionale: l'astronave è una specie di Eden popolato di esseri umani obesi che vegetano sotto il controllo di un Grande Fratello; i robot dovranno guidare la lotta di liberazione. In ogni caso il divertimento è assicurato, grazie a una quantità di gag molte delle quali di gusto cinefilo: a cominciare da '2001: odissea nello spazio'. Perfino i titoli di coda (vietato uscire dalla sala senza vederli), che riassumono la storia della civiltà umana attraverso le rappresentazioni artistiche, sono una piccola squisitezza in più dopo il lauto pasto. Realizzata grazie a una nuova tecnologia (sigla PRMan), l'animazione tridimensionale conferisce alle immagini una bellezza da sbalordire. Quanto alla morale della favola, qualcuno potrà trovarla risaputa: l'umanità sta andando alla rovina, tra consumi dissennati che devastano l'ambiente e deformano i corpi, il sentimento dominante è la solitudine, per restituire un senso alle nostre vite non ci sono che il coraggio, l'altruismo, lo spirito di sacrificio e, soprattutto, la riscoperta della capacità d'amare. Quel che conta, però, è che queste cose vengano declinate in modi nuovi. E chi avrebbe mai detto che, a farcele sentire in modo più convincente degli altri, sarebbe stato un piccolo robot dagli occhi languidi come quelli di E. T.?"
Roberto Nepoti, 'la Repubblica'
"La storia d'amore lascia il campo alla lezione ecologica e il film perde in tenerezza e fantasia, ma soprattutto abbandona i toni più infantili (e comprensibili da un pubblico infantile) per rivolgersi a uno spettatore un po' più avvertito. Le trovate sono ancora tante, compresa una specie di rilettura ad usum delphini della rivolta contro lo strapotere della tecnologia già raccontata in '2001: Odissea nello spazio'. Il messaggio ecologico si trasforma in un atto d'accusa contro l'umanità responsabile di aver trasformato la Terra in un'enorme pattumiera e di non voler difendere la Natura, ma la poesia di quell'amore inter-robotico perde un po' della sua magia iniziale. Resta la straordinaria sapienza produttiva della Pixar e del suo regista e vicepresidente Andrew Stanton (già regista di 'Alla ricerca di Nemo' e produttore di 'Ratatouille') che con questo film hanno compiuto un ulteriore passo in avanti nell'evoluzione dell'animazione computerizzata. Da notare, questa volta, la straordinaria cura nel restituire una qualità cinematografica agli sfondi terrestri, non più definiti e precisi come sono solitamente gli sfondi digitali ma per una volta più 'sporchi, e indistinti, proprio come se fossero ripresi da una normale cinepresa, con tutte le 'imperfezioni' del caso. Se pensiamo che 'Toy Story, il primo film d'animazione interamente digitale, era di soli 3 anni fa, possiamo ben dire che ormai le differenze sono diventate quasi impercettibili e che il cinema è pronto per intraprendere le strade di qualunque nuova rivoluzione tecnologica."
Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera'
"Un acronimo ci disseppellirà. E' Wall-E (Waste Allocation Load Lift Earth-class), robot spazzino lasciato su una terra deserta di uomini e sommersa da rifiuti, unica macchina ancora erroneamente in funzione, forse per la sua dipendenza dall'energia solare, fonte primaria e incorruttibile dall'ottusa ingordigia dell'uomo. E questa è solo una delle tante sottili ma evidenti metafore che popolano la fiaba d'animazione più bella degli ultimi decenni. Andrew Stanton regista e cosceneggiatore, il boss e deus ex machina della Pixar John Lasseter, produttore esecutivo, c'è tutto il gruppo storico che la Disney ha sì inglobato ma saggiamente neanche sfiorato, una factory di visionari che da una quindicina d'anni domina la scena: quattro miliardi e mezzo di dollari di incassi complessivi, Oscar come se piovesse, da 'Nemo' a 'Ratatouille' non hanno sbagliato un colpo. Un predominio imbarazzante, seriale, gli ex pionieri squattrinati ora fanno blockbuster, ma non sanno cos'è la furba routine. Cambiano continuamente soggetti, tecniche, ispirazioni e soprattutto linguaggi. Wall-E è la vetta di questo percorso: favola elementare e romantica, parabola e lezione di vita di limpida chiarezza, muto monito al mondo. Avete letto bene, se si eccedono le pubblicità olografiche che spiegano perché la Terra è disabitata e qualche parola nel finale, il silenzio qui è d'oro."
Boris Sollazzo, 'Liberazione'
"La magia del film è tutta nei due robot protagonisti e negli straordinari primi quaranta minuti, dove nessun umano parla e la 'space-opera' tra Philip Dick e Stanley Kubrick si fonde con la costruzione di gag alla Buster Keaton, che vedono mattatore il piccolo Wall-E. Poi parte il film con la sua storia. Ma a quel punto il robottino e i suoi occhini a binocolo hanno già vinto."
Marco Giusti, 'Il Venerdì di Repubblica'
Note - Nella versione originale la voce del computer di bordo è di Sigourney Weaver