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XLVIII Ciclo di Spettacoli Classici

Al Teatro Greco di Siracusa "Prometeo" di Eschilo, "Baccanti" di Euripide, "Uccelli" di Aristofane

15 maggio 2012

Il XLVIII Ciclo di Spettacoli Classici di Siracusa ha preso il via lo scorso 11 maggio con "Prometeo" di Eschilo, nella traduzione di Guido Paduano, per la regia di Claudio Longhi e con Massimo Popolizio nel ruolo di Prometeo.
A seguire, la rappresentazione delle "Baccanti" di Euripide, nella traduzione di Giorgio Ieranò, per la regia di Antonio Calenda e con Maurizio Donadoni nel ruolo di Dioniso, ruolo che inizialmente doveva essere di Giorgio Albertazzi che per motivi di salute ha dovuto rinunciare.
Le scene sono di Rem Kolhaas, il Coro sarà composto dalla Martha Graham Dance Company. Le due tragedie andranno in scena a giorni alterni fino al 29 giugno, lunedì esclusi.

Anche questa edizione 2012 prevede una commedia in cartellone, "Gli Uccelli" di Aristofane che vanno in scena, con la regia di Roberta Torre, tutti i lunedì (fino al 25 giugno) e sabato 30 giugno, data di chiusura del XLVIII Ciclo di Spettacoli Classici.
Tra i protagonisti quest’anno, Gaia Aprea (Io in Prometeo, Corifea in Baccanti), Daniela Giovanetti (Agave in Baccanti e Corifea in Prometeo), Mauro Avogadro (Pisetero in Uccelli ma anche Oceano in Prometeo) Sergio Mancinelli (Evelpide in Uccelli), Daniele Riggio (Cadmo in Baccanti), Massimo Nicolini (Penteo in Baccanti).
Presenti in tutti e tre gli spettacoli gli attori dell'Accademia d'Arte del Dramma Antico che tutte le sere, fino al 30 giugno si esibiranno sulla scena del Teatro Greco.

P R O M E T E O
di Eschilo (Datazione incerta. Probabilmente composta negli anni sessanta del V sec. a.C.)

Il dramma è ambientato in Scizia, tra le rupi di una terra desolata. Potere e Forza, accompagnati da Efesto, hanno catturato il titano Prometeo ed ora lo incatenano ad una rupe: è un ordine di Zeus, che lo punisce per aver elargito indebiti favori ai mortali ed aver donato il fuoco agli uomini, ribellandosi al suo volere. Incatenato in questa terra di confine il prigioniero ribelle incontrerà i personaggi del dramma, creature cosmiche, immaginifiche o mostruose, che tentano di portargli conforto e consiglio: il Coro delle ninfe Oceanine, il titano Oceano, con il suo cavallo alato, Io, la fanciulla amata da Zeus e tramutata in vacca per la gelosia di Era, costretta a vagare in un eterno viaggio per via di un assillo che la rende folle. A lei Prometeo il veggente preannuncia le future peregrinazioni, la conquistata liberazione, la sorte della sua discendenza. Proprio in virtù del suo dono profetico, Prometeo conosce un segreto che potrebbe causare la rovina di Zeus, la nascita di un figlio in grado di spodestare il padre: per questa ragione Zeus ordina ad Hermes di raggiungere Prometeo ed indurlo a confessare la verità. A nulla serviranno gli argomenti o le minacce del dio, di fronte allo spirito indomito del titano: la collera di Zeus si volgerà contro Prometeo, con tutta la sua violenza, ed il titano sarà scagliato nell’abisso, insieme alla rupe cui è incatenato.

Traduzione Guido Paduano
Regia Claudio Longhi
Scene Rem Koolhaas Oma Amo (Barbara Materia, Francesco Moncada, Ippoliti Pestellini Laparelli, Miguel Taborda)
Costumi Gianluca Sbicca
Musiche Andrea Piermartire
Coreografie Martha Graham Dance Company
Direttore di scena Giuseppe Musso
Interpreti e personaggi: Massimo Popolizio (Prometeo); Mauro Avogadro (Oceano); Gaia Aprea (Io); Jacopo Venturiero (Ermes); Massimo Nicolini (Potere); Gaetano Bruno (Efesto); Daniela Giovanetti (Corifea)

- Prometeo incatenato nella traduzione di Ettore Romagnoli

B A C C A N T I
di Euripide (Datazione incerta. Tra il 405 e il 403 a.C.)

Il dio Dioniso, figlio di Zeus e di Semele, giunge in forma umana a Tebe, patria della madre, per punire, travolgendone le menti, quanti hanno dubitato della sua natura divina. Rese folli dal dio, le donne tebane e le figlie di Cadmo, che lo avevano misconosciuto, sono ora fuggite sui monti, per celebrare i riti dionisiaci, mentre il dio si è lasciato volutamente catturare dal re Penteo ed incatenare all’interno della sua reggia. E’ lo stesso Dioniso a raccontare i fatti, nel prologo del dramma.
Il delirio dionisiaco si diffonde ora per tutta la città: anche il padre di Semele, Cadmo, e l’indovino Tiresia celebrano la potenza del dio. Solo Penteo, figlio di Agave, è deciso ad opporsi alla follia ispirata da Dioniso, ma quando le donne si recano sul monte Citerone per celebrarne i misteri, si lascia convincere dal dio a seguirlo sul monte, travestito da donna, per spiarle. A questo punto, la madre di Penteo, Agave, sorella di Semele, e le Baccanti in preda al delirio dionisiaco lo scambiano per un leone e lo fanno a pezzi. Venuto al corrente dell’accaduto, Cadmo ricompone le membra di Penteo e per ultimo trova il suo capo nelle mani della madre: solo adesso Agave riconosce con orrore il figlio in quella che credeva la testa del leone, esibita come un trofeo. La vendetta è compiuta. Dioniso appare ora dinanzi a Cadmo che piange la morte di Penteo: le sventure accadute derivano dal non aver onorato la potenza del dio. Cadmo soffrirà ancora finché, mutato in drago, sposerà Armonia e troverà pace.

Traduzione Giorgio Ieranò
Regia Antonio Calenda
Scene Rem Koolhaas Oma Amo (Barbara Materia, Francesco Moncada, Ippoliti Pestellini Laparelli, Miguel Taborda)
Costumi Pier Paolo Bisleri
Musiche Germano Mazzocchetti
Coreografie Martha Graham Dance Company
Direttore di scena Marco Albertano
Interpreti e personaggi: Maurizio Donadoni (Dioniso); Massimo Nicolini (Penteo); Daniele Griggio (Cadmo); Daniela Giovanetti (Agave); Francesco Benedetto (Tiresia); Jacopo Venturiero (Primo Mess.); Giacinto Palmarini (Secondo Mess.); Luca Di Mauro (Guardia); Gaia Aprea (Corifea)

- Baccanti nella traduzione di Ettore Romagnoli

G L  I  U C C E L L I
di Aristofane (Datazione 414 a.C)

Pisetero ed Evelpide, due Ateniesi stanchi di vivere nella propria città resa opprimente da costanti delazioni e processi, hanno deciso di insediarsi nel mondo degli uccelli, l’unico veramente libero. I due riescono a farsi accettare, nonostante le iniziali resistenze, grazie al sostegno dell’Upupa, l’uccello che un tempo era stato un uomo, il re trace Tereo. Tuttavia, a causa dei nuovi arrivati, questo mondo alternativo inizia a somigliare al luogo da cui loro stessi erano fuggiti: Pisetero convince infatti l’Upupa e gli altri uccelli dei vantaggi che avrebbero ricevuto fondando una città tra cielo e terra. D’altra parte, sottolinea Pisetero seducendo facilmente i suoi ascoltatori, furono gli uccelli e non gli dei i più antichi abitanti del mondo. La nuova città, battezzata Nubicucculia, sarà potentissima, perché intercettando i fumi delle vittime consacrate dagli uomini agli dei, costringerà questi ultimi a scendere a patti con gli uccelli per non morire di inedia. Inoltre Nubicucculia viene cinta da un muro cosicché gli dei non potranno più soddisfare liberamente le loro voglie tra gli umani senza il benestare degli uccelli.
Nubicucculia si corrompe dunque rapidamente cedendo alle logiche del potere; anche da Atene giungono persone d’ogni tipo per trarne vantaggio: un sacerdote, un poeta, un oracolista, un geometra, un ispettore, un mercante di decreti. Pisetero li caccia via, così come caccia quanti chiedono asilo. Manda via persino la dea Iride, messaggera di Zeus, entrata in città senza lasciapassare. A questo punto, infuriati, gli dei mandano una delegazione per far desistere gli uccelli dai loro propositi, ma questi – sobillati da Pisetero che a sua volta segue tutte le istruzioni impartitegli da Prometeo – non cedono ed anzi offrono ai nuovi venuti un piatto ricolmo di loro "concittadini" arrostiti: una punizione esemplare per gli oppositori del regime.
Per poter godere ancora dei deliziosi profumi dei sacrifici, alla delegazione divina formata da Poseidone, Eracle e Triballo non resterà che assecondare la volontà degli uccelli: Zeus dovrà restituire loro lo scettro ed acconsentire al matrimonio di Pisetero con sua figlia Basileia, la depositaria dei fulmini, simbolo del potere assoluto.

Traduzione Alessandro Grilli
Regia Roberta Torre
Scene Rem Koolhaas Oma Amo (Barbara Materia, Francesco Moncada, Ippoliti Pestellini Laparelli, Miguel Taborda)
Costumi Roberto Crea
Musiche Enrico Melozzi
Coreografie Dario La Ferla
Direzione Coro Elena Polic Greco
Direttore di scena Vincenzo Campailla
Interpreti e personaggi: Rocco Castrocielo (Upupa); Mauro Avogadro (Pisetero); Sergio Mancinelli (Evelpide)

- Gli Uccelli nella traduzione di Ettore Romagnoli

Tutte le informazioni sul XLVIII Ciclo di Spettacoli Classici: www.indafondazione.org

[Foto di di scena: Maria Laura Aureli - Franca Centaro]

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15 maggio 2012
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