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XXY - Uomini, donne o tutti e due?

La storia di un grande segreto, raccontata da Lucía Puenzo come un Checov redivivo

03 agosto 2007


 




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XXY - UOMINI, DONNE O TUTTI E DUE?
di Lucía Puenzo

Nella vita della quindicenne Alex si nasconde un grande segreto. Appena nata, la sua famiglia ha lasciato Buenos Aires per andare a vivere nelle isolate terre della costa uruguayana. Un giorno una coppia di amici di Buenos Aires, con il loro figlio maggiore Alvaro, di 16 anni, decide di andare a trovare la famiglia di Alex. Il padre di Alvaro è un chirurgo plastico e ha accettato l'invito soprattutto per l'interesse che nutre, come medico, nei confronti di Alex. La forte attrazione che i due adolescenti provano l'uno per l'altra li porta a confrontarsi con paure e segreti nascosti.


Tit. Orig. XXY
Anno 2007
Nazione Argentina/Francia/Spagna
Distribuzione Teodora
Durata 91'
Regia e sceneggiatura Lucía Puenzo
Soggetto da un racconto di Sergio Bizzio
Con Valeria Berticcelli, Germán Palacios, Ricardo Darín, Martín Piroyanski, Inés Efron
Genere Drammatico
Vietato  ai minori di 14 anni

La critica
''Non era facile raccontare le angosce di un giovane ermafrodito con tanta precisione e delicatezza insieme. Se Lucìa Puenzo, classe 1976, figlia del Luis Puenzo de 'La historia oficial', ci riesce con tanta naturalezza, è perché fa di questa condizione così estrema, un adolescente che presenta entrambi i caratteri sessuali primari, una metafora paradossalmente naturale dell'ambiguità che alberga dentro ognuno di noi, specie in un'età di passaggio come l'adolescenza. E perché pur mettendo in primo piano l'inquietudine di Alex, ragazza che forse diventerà un ragazzo, non perde mai di vista il mondo circostante. Anzi riverbera e arricchisce le sue angosce rispecchiandole in quelle dei genitori (Ricardo Darìn e Valeria Bertuccelli, perfetti), che si chiedono se curare e magari operare Alex o lasciare che sia lei a scegliere, col tempo; nel machismo ottuso del chirurgo loro ospite, che non perde occasione di umiliare il figlio poco virile; nella curiosità morbosa dei coetanei, le cui attenzioni per Alex sconfinano nella violenza non solo morale. Per non parlare di quel sottotesto naturalistico fatto di alghe, tartarughe, creature bizzarre. Che però a poco servirebbe se il film non fosse letteralmente abitato dalla grazia selvatica e androgina di Inés Efron, autentica rivelazione che rivedremo nel prossimo film di Lucrecia Martel, altro grande talento argentino, cui la Puenzo a tratti fa pensare per il coraggio, la bravura, la sicurezza del tratto.''
Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero'

''Il film della Puenzo si propone, anzitutto, come un apologo di grande sensibilità sulla libertà individuale. Ma indirettamente finisce per diventare anche un oggetto di dibattito e di studio in una società che sta vivendo, come segnala la regista, 'un periodo di transizione giuridica e culturale' riguardo a questo come ad altri temi connessi alla sessualità e ai sentimenti.''
Paolo D'Agostini, 'la Repubblica'

''Titolo cromosomico, segreto che s'addice alla figlia d'arte Lucia Puenzo, erede del regista della 'Storia ufficiale'. (...) Film bellissimo, che si nutre di linfe sotterranee allo stesso soggetto, che va a pescare in zone sconosciute della sessualità sofferta, proponendo un caso clinico ma con lucida intelligenza per risolverlo quotidianamente, affrontando un tema difficile senza dimenticarne l'essenza né l'esistenza.''
Maurizio Porro, 'Corriere della Sera'

''Opera prima, poetica e politica, sull'adolescenza inquieta di un ermafrodita, costretto a scegliere, senza voglia, tra femminilità e virilità, XXY (come il titolo, che è un mix tra marca di chiusure lampo, gioco genetico e il nome di una brutta malattia), è un film a più strati. Apologo sulla diversità, (...); film d'atmosfera «spessa», (...), senza perdere lucidità critica, né emettere sentenze definitive contro nessuno (...); infine opera capace di aprire il proprio guscio, di rompere l'impianto interno di sicurezza, diventando vulnerabile come alcune tartarughe che la malvagità umana abbandona sulla battigia, dove si ambienta gran parte di questa storia.''
Roberto Silvestri, 'Il Manifesto'

''Il tema è di quelli forti, ma al di là delle polemiche che potrebbe suscitare, la bellezza del film poggia su un toccante, intenso ritratto adolescenziale, che con vera mano di cineasta la Puenzo sa arricchire delle suggestioni di un selvaggio paesaggio marino. Stupendamente incarnata da Ines Efron, la fragile e dura Alex.''
Alessandra Levantesi, 'La Stampa'

''Esordiente di talento, la Puenzo ha i doni congiunti della stringatezza e della leggerezza, un modo pulito e incisivo di attraversare le situazioni imbarazzanti. E proprio raccontando in maniera quasi diaristica un caso tutt'altro che impossibile, ma certo raro, la regista sa conferirgli un'imprevista universalità alla ricerca di una qualità poetica. Per cui il dramma dell'ermafrodito che non potrà forse mai inserirsi nel contesto della società diventa una metafora del male di vivere di cui soffrono i diversi di qualsiasi specie. Potrebbe essere Cechov il modello remoto da cui l'autrice ha mutuato lo sguardo che la fa osservare con tanta intensità e serietà, con tanto strazio per lo più taciuto, un gruppo di esseri umani volontariamente isolati dal resto del mondo e in difficoltà nel rapportarsi gli uni con gli altri.''
Tullio Kezich, 'Corriere della Sera'

Gran Premio della 46ma Semaine Internationale de la Critique (Cannes 2007), dove si è aggiudicato anche il Premio ACID/CCAS.

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03 agosto 2007
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