"800A", l'esclamativo più conosciuto a Palermo
Dopo una tesi di laurea, un volume che raccoglie racconti sull'antropologia del "suca"
Dopo la tesi di laurea di Alessandra Agola, dedicata al più famoso bisillabo immortalato sui muri di Palermo, arriva adesso un libro "800A" ovvero "Suca, Storie di un esclamativo poetico", edito da Qanat, che raccoglie scritti di diversi autori siciliani: Fulvio Abbate, Daniele Billitteri, Rosamaria Carini, Lollo Franco, Lucio Luca, Alessia Randazzo, Gianni Nanfa e molti altri.
Tutti raccontano il loro rapporto con quello che viene definito "un tassello della storia di un popolo", o che Fulvio Abbate, nel suo famoso "Zero maggio a Palermo", paragonava "al muschio, che sbiadisce, ma non scompare". E che qualcuno trasforma, per mascherare la scritta sui muri, in una sorta codice alfanumerico: "800A", per l'appunto.
"Suca" allora diventa la volgare quanto liberatoria risposta di un popolo, quello palermitano, alla lunga teoria di sopraffazioni, di ingiustizie reiterate. E quando i Vespri non sono più praticabili, allora la fucilata diventa verbale: suca, appunto.
Il volume, accanto ai saggi sull'antropologia del suca, qualunque cosa significhi, raccoglie anche brevi racconti. Di bella efficacia quello di Alessandra Mazzara, che prova a vendicare il padre, e quello di Rosamaria Carini, non nuova ai racconti, tutti ambientati a Palermo, ironici o fantastici, a volte iperbolici.
"Mi piace pensare ai mafiosi con uno sguardo surreale - dice Rosamaria Carini - se la mafia non si può sconfiggere del tutto, almeno se ne può ridere. Per me Suca è veramente la quintessenza del vivere a Palermo. Ricordo che quando comparvero i primi blocchi antiterrorismo a Palermo, il Comune fece un bando di gara per il progetto che doveva decorare i blocchi. Ha vinto quello che scrisse in modo stilizzato Suca. Ma cosa potremmo dire noi a un terrorista che viene a suicidarsi a Palermo? Suca". [ANSA]