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Alimenti come farmaci?

Stare meglio con il cibo si può e nella Dieta Mediterranea si trovano i migliori "farmaci"

10 ottobre 2017
Alimenti come farmaci?

"L’organismo umano è per sua natura predisposto ad accettare l’alimento come fonte di energia e come normale fattore di regolazione delle funzioni organiche molto più favorevolmente di qualunque sostanza di sintesi. Alcuni alimenti, per il loro contenuto di nutrienti e principi attivi, sono in grado di influenzare l’attività ormonale delle ghiandole endocrine". Così spiega, Vincenzo Toscano, Presidente AME, l’Associazione Medici Endocrinologi, che riunisce gli specialisti che operano prevalentemente negli ospedali di tutta Italia.

"In Italia le persone che potrebbero avvantaggiarsi di questa vera e propria pratica terapeutica sono tante - riferisce il Dott. Piernicola Garofalo, specialista palermitano di endocrinologia -, se si considerano gli oltre 3 milioni di persone con diabete di tipo 21, una stima di oltre 6 milioni di casi entro il 20352, e considerando la crescita di questa patologia anche in soggetti sempre più giovani. Esiste, inoltre, un numero rilevante di soggetti sovrappeso o obesi che non sanno di essere diabetici e molti altri ancora che per familiarità lo diventeranno se non seguiranno adeguati programmi di prevenzione".

"La ricerca farmaceutica - aggiunge il dottor Garofalo - continua a mettere a punto presidi terapeutici sempre più innovativi ed efficaci per il trattamento della malattia conclamata. Ma, la vera sfida, sta nell’attuazione di programmi di prevenzione e nella capacità di diffondere una cultura che informi tutta quella fascia di pazienti che potrebbero sviluppare la malattia spingendoli verso un controllo adeguato della dieta3 e verso l’esercizio fisico. Alimenti come farmaci, che forniscono benefici salutistici oltre al contenuto nutrizionale, quindi con un risparmio in salute e una maggiore sostenibilità da parte del Servizio Sanitario Nazionale: questo è quello che potrebbe essere raggiunto attraverso la nutraceutica, termine che sta per nutrizione e farmaceutico".

Malattie della tiroide e diabete, ad esempio, non raramente sono associate nello stesso soggetto, infatti un ipertiroidismo aumenta il rischio di emergenze iperglicemiche, mentre l’ipotiroidismo può determinare il peggioramento del compenso glicemico come indicato anche nel "documento di consenso tireopatie e diabete, AME-AMD".
"Nel contesto del gruppo di pazienti che prima o poi svilupperanno il diabete - asserisce Agostino Paoletta, Coordinatore commissione farmaci AME -, si annoverano anche le pazienti con sindrome dell’ovaio policistico, un disturbo presente nel 7-8 % delle donne in età fertile, caratterizzato da disturbi del ciclo, acne, alopecia e irsutismo: anche in queste pazienti con disturbi della sfera endocrina è possibile intervenire per prevenire il diabete attraverso un’alimentazione capace di evitare il picco glicemico dopo il pasto4, responsabile dell’eccessiva risposta insulinica. Bisogna limitare il consumo di zucchero e carboidrati raffinati5, preferendo quelli con basso indice glicemico; limitare i grassi animali e dividere l'assunzione di cibo in pasti piccoli e frequenti, con elevato apporto calorico a colazione e aumentare l’assunzione di pesce".

"Un ritorno alla nostra dieta mediterranea, con l’effetto benefico dell’olio extravergine di oliva, vero prodotto nutraceutico, della frutta e della verdura, rappresenta una regola fondamentale. Assumere pasta e pane integrale, al posto del pane bianco o della pizza, e accompagnandoli con verdura verde a foglia larga rappresenta sicuramente un altro presidio per ridurre il picco glicemico post prandiale.  Altra raccomandazione è quella di mangiare le proteine prima dei carboidrati sempre nell’ottica di favorire una riduzione del picco glicemico. Altra importantissima regola è quella di evitare di mangiare di notte perché questa abitudine non rispetta i nostri ritmi biologici e crea un incremento del peso doppio rispetto ad analogo apporto calorico, assunto durante le ore di luce, almeno per quanto è stato osservato negli animali da esperimento".
"Ma attenzione al fai da te - conclude Vincenzo Toscano -, questa terapia va avviata ma anche controllata per quel che riguarda la reale efficacia. AME ha creato un gruppo di esperti che si occupa di nutraceutica e che ha il compito di favorire l’avvio di trial che documentino, su base scientifica, l’efficacia o meno di certi interventi sia di tipo nutrizionale che di supporto alla dieta con integratori alimentari la cui variabilità è comunque enorme nell’offerta di mercato. Il tutto per cercare di dare una risposta scientifica alla domanda di salute che la popolazione va richiedendo con lo scopo di ridurre l’incidenza di patologie croniche ad alto impatto nel costo dell’assistenza medica".

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1 - ISTAT 2015
2 - Antonio Nicolucci, Maria Chiara Rossi, a nome del Comitato Scientifico del progetto Burden of Disease, Il Diabete una sfida per i sistemi sanitari, Italian Health Policy Brief, anno IV speciale 2014.
3 - Ogamba J, Ifediba E, Ughachukwu P. Nutraceutical in the management of type-2 diabetes mellitus. Peak Journal of Medicine and Medica Science Vol. 2(2), pp. 10-18, August, 2014.
4 - Rondanelli M, Perna S, Faliva M, Monteferrario F, Repaci E, Allieri F. Focus on metabolic and nutritional correlates of polycystic ovary sindrome and update on nutritional management of these critical phenomena. Arch Gynecol Obstet. 2014 Dec;290(6):1079-92. doi: 10.1007/s00404-014-3433-z.
5 - Fenton CJ, Fenton TR. Dietary carbohydrate restriction: Compelling theory for further research. Nutrition. 2016 Jan;32(1):153. doi: 10.1016/j.nut.2015.03.001.

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10 ottobre 2017
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