Come la pandemia ha cambiato le esigenze di mobilità dei siciliani
Tra nuove paure, necessità e abitudini. Qual è la nuova normalità automobilistica in Sicilia?
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Verso una nuova normalità: come la pandemia ha cambiato le esigenze di mobilità dei siciliani tra nuove paure, necessità e abitudini.
La seconda edizione dell'Osservatorio Mobilità e Sicurezza realizzato da Continental, cerca di rispondere a queste temi tracciando una fotografia del vissuto, delle percezioni e delle aspettative degli utenti della strada oggi e nel prossimo futuro.
Per offrire uno spaccato completo dell'Italia, regione per regione, di come la pandemia ha cambiato le persone e come l'industry automotive sta reagendo al cambiamento, Continental si è affidato ai due importanti istituti di ricerca Euromedia Research e Ernst & Young.
Come si muovono i siciliani in epoca Covid
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In questo momento di ricerca di una nuova normalità e di convivenza con il Covid-19, l'automobile è ritenuta dal 71,2% dei siciliani il mezzo più sicuro con cui muoversi. Un dato rilevante, spiegabile soprattutto dai sentimenti negativi di ansia (29,3%) e di paura (20%) che accompagnano gli abitanti dell'isola e che sono il motivo principale dei loro cambiamenti di abitudini.
Il 36,1% degli intervistati dichiarano di spostarsi in modo differente rispetto al periodo pre Covid-19, di questi il 54,1% per timore di prendere i mezzi pubblici o per una più generica paura di uscire di casa 12,2%.
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Da sottolineare anche una riduzione drastica degli spostamenti (25,7%) e del conseguente bisogno di mobilità soprattutto a causa della perdita del lavoro o della cassa integrazione (14,9%).
La domanda sorge spontanea: queste nuove abitudini sono destinate a perdurare nel tempo?
In linea con i risultati ottenuto a livello nazionale, anche i siciliani non prevedono di tornare alle abitudini pre-covid a breve. L'83,8% manterrà le nuove abitudini "sicure" di spostamento anche in autunno e in inverno, il 70,3% anche quando sarà finita la pandemia e arriverà il vaccino.
La centralità dell'automobile
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Dal cambio delle abitudini e dalle intenzioni di comportamento futuro emerge una mobilità che ha ancora, al centro, l'automobile come il principale e prescelto mezzo di trasporto. Un mezzo che gli intervistati desiderano sostenibile sia dal punto di vista economico che da quello ambientale e in grado di garantire spostamenti sicuri, efficienti e puliti.
Ma i siciliani sono orientati ad acquistare un nuovo veicolo e a cambiare quello attuale?
Il 74,1% dice di no, o per motivi economici (il 42,1% del sub campione) o perché ritiene ancora affidabile il proprio mezzo (21,1%) o ancora per la mancanza di incentivi adeguati (8,6%).
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Lo scenario cambia radicalmente davanti all'ipotesi di poter usufruire di incentivi per l'acquisto di nuovi autoveicoli ecologici: in presenza di aiuti da parte dello Stato o delle Regioni, oltre la metà dell'isola (70,7%) si dichiara propenso ad utilizzarli e cambiare la propria auto.
Il 28,3% sceglierebbe un autoveicolo elettrico, il 18,9% ad alimentazione ibrido benzina, il 16,9% un'auto ad alimentazione ibrido plug-in e il 15,1% un mezzo a benzina.
La trasformazione delle città
In previsione di un ritorno alla completa "normalità", si avverte la necessità di ripensare la struttura, le viabilità e le infrastrutture delle città. Ben il 71,2% dei siciliani infatti desidera una mobilità fatta di sostenibilità vera che rispetti l'ambiente e che veda come protagonisti autoveicoli sicuri ed ecologicamente "puliti", e non una mobilità fatta di monopattini elettrici, mono-ruota o biciclette (20%).
Consultati sulle misure utili per mantenere le città decongestionate dal traffico e più vivibili da un punto di vista di qualità dell'aria, il 49,3% degli intervistati suggerisce il potenziamento dello smartworking e dei servizi di prossimità, il 36,6% un maggior sostegno al trasporto pubblico, il 32,2% consiglia di puntare sull'elettrificazione dei veicoli infine il 25,9% punta sulla pianificazione degli orari di ingresso nel lavoro, nelle scuole.
Questo desiderio di trasformazione però si scontra con la percezione della maggioranza delle persone (64,9%) che crede che il proprio Comune non sia ancora pronto ad accogliere questi cambiamenti di tipo sociale e strutturale.