Conoscete la leggenda di Tifeo, il gigante che regge la Sicilia?
In realtà, il gigante sarebbe rimasto schiacciato dall'Isola dopo aver tentato di tirare questa a Zeus...
Zeus scaglia il fulmine contro Tifone - Hydria calcidese a figure nere, 550 a.C., Collezioni Nazionali di Oggetti Antichi di Monaco di Baviera
Cosa sarebbe la Sicilia senza le sue leggende, senza i suoi miti fatti di storia e fantasia, nell'incessante ricerca dell'origine di questa terra straordinaria?
Voi conoscete quella leggenda che vuole la Sicilia sorretta da un gigantesco mostro? Questo gigante si chiama Tifeo e la stessa leggenda narra che sarebbe lui la causa di terremoti ed eruzioni...
Nella mitologia greca Tifeo, o Tifone, era il figlio minore di Gea (dea primordiale della Terra) e Tartaro (dio delle tenebre e dei sotterranei). Secondo un'altra versione, Tifone non era figlio di Gea e Tartaro...
Gea, addolorata per la sconfitta dei suoi figli, i Titani e i Giganti, per opera di Zeus, si lamentò di lui presso la moglie del re degli dèi: Era. La regina degli dèi credette alle parole della dea e, decisa a vendicarsi contro il suo consorte, si rivolse a Crono, che Zeus aveva precedentemente spodestato, e lo pregò di aiutarla.
Deciso a vendicarsi del figlio-rivale, il re dei titani e del tempo si masturbò su due uova, che affidò alla dea, aggiungendo di sotterrarle in modo che, al tempo prestabilito, si aprissero per dare alla luce un demone capace di spodestare lo stesso Zeus. Era ascoltò i suoi suggerimenti e, dopo un certo periodo, da quelle uova nacque il mostro Tifone.
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Una volta cresciuto, Tifeo salì fino al Monte Olimpo e incusse una tale paura agli dèi che questi si trasformarono in animali e si rifugiarono in Egitto (dove avrebbero dato vita al culto locale degli dèi animali).
Zeus si fece ariete; Afrodite si fece pesce; Apollo si fece corvo; Dioniso si fece capra; Era si fece vacca bianca; Artemide si fece gatto; Ares si fece cinghiale; Ermes si fece ibis; Ade si fece sciacallo; Pan trasformò la sua parte inferiore in un pesce, quella superiore in capra e si nascose in un fiume.
Ma Zeus fu aspramente redarguito dalla figlia Atena, che gli ricordò come da lui dipendesse il destino dell'umanità. Le due divinità assunsero così anch'esse proporzioni gigantesche ed affrontarono il mostro sul monte Casio, ai confini dell'Egitto. Nel primo, durissimo scontro Atena fu messa fuori combattimento in pochi istanti, ma subito dopo Zeus riuscì a respingere Tifone con un potente fulmine e quindi ad abbatterlo a colpi di falce. Quando però il re degli dèi si avvicinò per scagliare il colpo decisivo, Tifone gli strappò l'arma dalle mani e lo ferì gravemente, imprigionandolo poi in una caverna della Cilicia.
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Ermes e Pan accorsero allora a salvare Zeus. Pan spaventò il mostro con le sue urla, mentre Ermes liberò Zeus dalla prigione e lo curò. Il dio raggiunse l'Olimpo, prese la guida del suo carro alato trainato da cavalli volanti e cominciò ad inseguire il gigante, colto di sorpresa dalla sua reazione. Una prima violenta battaglia si ebbe sul Monte Nisa e una seconda in Tracia, dove Tifone, ormai privo di controllo, cercò di fermare Zeus lanciandogli addosso intere montagne, ma ogni volta il dio lo colpì implacabile con le folgori.
Alla fine Tifone fuggì verso occidente e giunto in Sicilia tentò una disperata difesa sollevando l'intera isola per gettarla contro il Re dell'Olimpo. A questo punto, Zeus scagliò contro il gigante un ultimo, potentissimo fulmine che lo colpì in pieno. Tifone perse la presa e rimase schiacciato sotto l'isola che gli crollò addosso.
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E qui si forma la leggenda citata nell’incipit. E pur vero che, più che reggere la Sicilia, Tifeo ne è schiacciato. Sopra la sua mano destra sta Peloro (Messina), sopra la sinistra Pachino, Lilibeo (Marsala) gli comprime le gambe, e sopra la testa grava l’Etna.
Ecco, la sua posizione, certo non comoda, ogni tanto gli procura scatti d’ira che gli fanno vomitare sabbia e fiamme, e quando prova a scrollarsi di dosso l’immenso peso, la terra trema.
«E Giove, poi che armò l’ira sua, poi che l’armi ebbe prese,
il tuono col baleno, col folgore fumido ardente,
con un gran lancio un colpo scagliò dall’Olimpo; e le teste
intorno intorno tutte bruciò di quell’orrido mostro.
E quello, poi che fu domato, spezzato dai colpi,
piombò giú mutilato, die’ gemiti lunghi la Terra.
Ed una vampa sprizzò dal Dio folgorato percosso
nelle selvose convalli dell’Etna tutto aspro di rupi.»
Esiodo, Teogonia
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