Ecco a voi il calendario gastronomico siciliano: tra feste e abbuffate
È iniziato il ''tour de force'' a tavola, piacevole per il palato, pesantuccio per lo stomaco...
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Con l'avvicinarsi inesorabile (e minaccioso?) delle festività natalizie, vogliamo regalare ai nostri utenti un itinerario che riguarda il palato. Un viaggio nelle pieghe infinite del rituale gastronomico che, in Sicilia, attraversa tutto il periodo di dicembre - dall'Immacolata (8 dicembre) all'Epifania (6 gennaio), passando per Santa Lucia, Natale e Capodanno -, in un susseguirsi di cene, pranzi, e continue degustazioni.
Partiamo dal festeggiamento dell'8 dicembre in onore della Madonna, che dà il via ufficiale alle festività (e alle mangiate). In serata oltre allo sfincione (di lui parleremo più avanti), si mangiano le sfincette dell'Immacolata, tipiche della gastronomia palermitana. Si preparano il 7 dicembre, vigilia dell'Immacolata, ed è il giorno nel quale con queste squisitezze si apre il periodo natalizio. Le sfincette si possono gustare soltanto fritte, oppure farcite con uva passa, pezzetti di cioccolato fondente, ricotta, pezzetti di caciocavallo fresco ed infine "abbagnate" (impregnate) nello zucchero semolato.
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Per il 13 dicembre altro festeggiamento unico nel suo genere: quello per Santa Lucia. La tradizione vuole che in questa giornata non si debba mangiare pane, nel ricordo della leggenda che narra di una tremenda carestia che aveva afflitto la Sicilia (avvenuta alla fine del III secolo d.C.), costringendo la popolazione a mangiare crudo il granturco arrivato dopo giorni di stenti.
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Da allora, per il giorno di Santa Lucia è tradizione non mangiare pane e farinacei in genere, sostituiti dalla cuccìa (frumento cotto e condito con il cioccolato, la ricotta o molto più semplicemente in bianco), dalle panelle, fatte con la farina di ceci, e dalle arancine di riso "a" carne o "a" burro (QUI tutti i trucchi per farle a casa, perfette!).
Alla Vigilia (quella di Natale), sulle tavole delle nostre case si potrà facilmente "visitare l'accogliente territorio dello sfincione", mentre il baccalà in umido ci evocherà invece le profondità del mare nostrum. Quest'ultimo è un piatto molto diffuso in tutta Italia e, ovviamente, anche in Sicilia dove, per ogni provincia costiera, si trova una particolare ricetta (alla palermitana, alla messinese, alla pantesca).
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Per quanto riguarda lo sfincione, la tradizione vorrebbe che fosse fatto in casa; all'augusto alimento (vietato avvicinarlo anche lontanamente alla pizza) ci si dovrebbe dedicare, fino dal pomeriggio della vigilia, a prepararlo ed infornarlo dal panettiere più vicino a casa (e dunque di fiducia, la cottura è elemento essenziale della fragranza e della riuscita finale).
Gli ingredienti sono, oltre l'impasto, la cipolla, la salsa di pomodoro (ma il suo utilizzo rappresenta una "vexata quaestio", noi ad esempio preferiamo la versione bianca), il primosale, l'acciuga; alcune varianti prevedono l'aggiunta della ricotta. Ma, comunque, se volte diventare dotti riguardo questa specialità straordinariamente buona e "vastasa", vi invitiamo a leggere questo nostro articolo: "U Sfinciuni di Baaria".
Un'altra costante di queste festività è la frutta secca (u scacciu), noci soprattutto, che accompagnano i giorni - dal pomeriggio alla notte - delle feste quando, riuniti in famiglia, ci si attarda giocando a tombola, con le carte a 31, a 7 e mezzo, a scala 40, a 400, a briscola, etc etc...
Sfidiamo chiunque - siciliano o straniero in Sicilia - ad esimersi da questo itinerario familiar-faticoso (per il nostro sistema digestivo), dal quale sarà difficile sfuggire, e soprattutto impossibile restare ... digiuni!!!
Buone Feste gastronomiche a tutti!