Gli italiani tatuati sono 7 milioni
Solo lo 0,5% lo ha fatto per finalità mediche, come per nascondere patologie evidenti della pelle
[Articolo di Nuccio Sciacca - Lasiciliaweb.it] - Recentemente e per la prima volta, l’Istituto superiore di Sanità ha fotografato la "moda" dei tatuaggi nel nostro Paese. A farsi scrivere in modo indelebile sulla propria pelle frasi, simboli e disegni sono quasi sette milioni di persone, cioè il 12,8% della popolazione.
Dai dati, elaborati dall’Ondico (l’Organismo notificato dispositivi e cosmetici dell’Iss) in collaborazione con l’Ipr marketing, su un campione di quasi 8 mila persone dai 12 anni in su, emerge che i tatuaggi sono più diffusi tra le donne (13,8% delle intervistate) rispetto agli uomini (11,7%).
Il primo tatuaggio viene effettuato a 25 anni, ma il numero maggiore di tatuati riguarda la fascia d’età tra i 35 e i 44 anni (29,9%). Circa 1.500.000 persone, invece, hanno tra i 25 e i 34 anni.
"Ci serviva capire chi si tatua e dove, come lo fa e con quale consapevolezza - dice Alberto Renzoni, esperto dell’Istituto superiore di Sanità che ha coordinato l’indagine - tracciare, insomma, una sorta di demografia del tatuaggio per comprendere meglio le criticità connesse a questa pratica e di quali regole ci sia bisogno perché sia effettuata in piena sicurezza. Il 22% di chi si è rivolto a un centro non ha firmato il consenso informato. E’ invece necessario non solo firmarlo, ma che nel farlo ci sia un reale consenso e una reale informazione, considerato inoltre che una fetta consistente delle persone tatuate è rappresentato da minori che potrebbero farlo solo con il consenso dei genitori".
A proposito dei minori, fa sapere ancora l’indagine, la percentuale di chi decide di farsi un tatuaggio è pari al 7,7%. La maggior parte di loro è soddisfatta del tatuaggio (il 92,2%), anche se un’elevata percentuale di tatuati, ben il 17,2%, ha dichiarato di voler rimuovere il proprio tatuaggio e di questi il 4,3% l’ha già fatto. E mentre gli uomini preferiscono tatuarsi braccia, spalla e gambe, le donne soprattutto schiena, piedi e caviglie.
A fronte di chi si tatua con lo scopo esclusivo di decorare il proprio corpo, l’indagine dell’Iss svela poi che lo 0,5% ha effettuato un tatuaggio con finalità mediche e il 3% un tatuaggio per finalità estetiche, il cosiddetto "trucco permanente". Per quanto riguarda la mappa geografica dei tatuaggi, prosegue l’indagine dell’Istituto superiore di Sanità, un tatuato su quattro (il 25,1%) risiede nel nord Italia, il 30,7% ha una laurea e il 63,1% lavora. Il 76,1% dei tatuati si è rivolto a un centro specializzato di tatuaggi e il 9,1% a un centro estetico; ma ben il 13,4% lo ha fatto al di fuori dei centri autorizzati.
"Il tatuaggio - spiega ancora Renzoni - non è una camicia che si indossa e si leva. Si tratta piuttosto dell’introduzione intradermica di pigmenti che entrano a contatto con il nostro organismo per sempre e con esso interagiscono e possono comportare rischi e, non raramente, anche reazioni avverse. Per questo è fondamentale rivolgersi a centri autorizzati dalle autorità locali, con tatuatori formati che rispettino quanto prescritto dalle circolari del ministero della Salute".
Secondo i dati dell’indagine, infatti, il 3,3% dei tatuati dichiara di aver avuto complicanze o reazioni: dolore, granulomi, ispessimento della pelle, reazioni allergiche, infezioni e pus. Ma il dato appare sottostimato: in tutti questi casi, solo il 12,1% si è rivolto a un dermatologo o al medico di famiglia (il 9,2%) e il 27,4% si è rivolto al proprio tatuatore, mentre più della metà (il 51,3%) non ha consultato nessuno.
In generale, comunque, solo il 58,2% degli intervistati è informato sui rischi: la percezione di quelli considerati più frequenti riguarda le reazioni allergiche (79,2%), l’epatite (68,8%) e l’herpes (37,4%). Soltanto il 41,7% è quindi adeguatamente informato sulle controindicazioni alla pratica del tatuaggio.
Riguardo ai tatuaggi medici, inoltre, secondo l’Iss è da considerare che anche una quota dei tatuaggi con finalità estetiche, ad esempio il trucco permanente per le sopracciglia, è rivolto a persone allergiche al trucco convenzionale o a pazienti oncologici che, a seguito delle terapie cui sono sottoposti, hanno come conseguenza la caduta di capelli e delle sopracciglia.
Se si include anche il tatuaggio della palpebra, dell’arcata sopraccigliare e del contorno labbra, i pazienti raggiungono il numero di alcune decine di migliaia. Si ricorre ai tatuaggi (o dermopigmentazione) con finalità medica, infine, per coprire condizioni patologiche della cute al fine di ripristinare l’aspetto di una cute sana e/o come complemento agli interventi di chirurgia ricostruttiva, conclude l’indagine dell’Iss.